1 - GRILLO: “AL GOVERNO NEL GIRO DI UN ANNO OPPURE TUTTI A CASA”
Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
grillo casaleggio pizzarotti di maio fico
«La battaglia è all’ultimo sangue, ce la giocheremo tutta». Beppe Grillo suona la carica a poco più di due settimane dalle amministrative, chiude le porte a Salvini, mette in guardia gli “eretici” del movimento e concentra la battaglia: «Se si vince a Roma... ». Ma l’orizzonte è già spostato oltre: «O in un anno gli italiani decidono di darci una possibilità, o ce ne andiamo a casa», dice il leader del M5S a metà tra la provocazione e l’ultimatum ai suoi elettori.
Beppe Grillo con Alice Salvatore, candidata alle regionali del M5S, e Luigi Di Maio
Martedì sera tappa napoletana - stavolta per nulla sold out – del suo show “Grillo vs Grillo”, ieri mattina accompagnato da Roberto Fico raggiunge Roma per incontrare i giovani della multiutility Optima Italia e la candidata Virginia Raggi. Al fianco dell’avvocatessa chiuderà la campagna i primi giorni di giugno, nelle altre città i grillini sono outsider, ma nella Capitale puntano al colpaccio, one shot, prima delle Politiche. «C’è un pericolo, se andiamo a casa noi, come in tutta Europa, arrivano le destre, quelle forti - dice ai giovani che lo ascoltano - Noi abbiamo arginato Forza Nuova, Casapound ma in tutto il Continente si sta riformando il nazismo».
DI MAIO FICO GRILLO 1
Torna a parlare del corteggiamento di Salvini, che torna a respingere. «Rappresenta un passato fermo, immobile. Ha sostituito quelli del Sud con i migranti. Tra noi non c’è alcuna attinenza, la nostra storia è molto diversa. Noi non facciamo questi giochi». Il Movimento invece lavora «a un algoritmo da usare in politica - rivela il comico - Se un parlamentare che hai votato non segue il programma è automaticamente espulso». Altra cosa rispetto al nuovo sistema operativo Rousseau che, anticipa Luigi Di Maio a “Otto e mezzo” sarà lanciato la prossima settimana.
LUIGI DI MAIO E BEPPE GRILLO
Grillo si guarda bene dal citare il sindaco “eretico” e sospeso di Parma, Federico Pizzarotti, ma a lui si riferisce alla sede di Optima quando dice: «Leggete in questi giorni che noi ogni tanto mandiamo via qualcuno, ecco, noi vorremmo fare il contrario dice - se eleggiamo qualcuno lo mandiamo via subito, poi man mano che segue il programma lo ammettiamo nel movimento. Questa è chiaramente una battuta.. » deve però precisare.
luigi di maio pizzarotti
Proprio Pizzarotti intanto tende una mano «per la terza e ultima volta» ai “giudici” del direttorio, proponendo di sedersi «tutti insieme, sindaci, consiglieri, parlamentari » attorno a un tavolo e riscrivere le regole. Anche quelle sulla linea da tenere in caso di avviso di garanzia. Dai vertici però silenzio. Agli spettatori napoletani dello show l’altra sera Grillo aveva offerto la sua lettura del successo di Gomorra: «Napoli è una riserva indiana, anche la camorra qui diventa folklore, quasi turismo. Ormai la mafia la trovi nei cda, a Milano, a Ginevra».
casaleggio funerali 5
Intanto apre un caso l’intervista rilasciata al sito dell’Espresso da Virginia Raggi, in cui la candidata romana tra le altre cose sostiene che se da sindaco venisse indagata e Grillo, garante del M5S, le chiedesse di dimettersi, lei lo farebbe. Come pure renderebbe conto del suo operato e delle nomine allo «staff coordinato dai garanti del Movimento». Frase «fraintesa», la difende Luigi Di Maio quando la polemica è già esplosa. «Impressionate, la città sarebbe eterodiretta da un potere oscuro» attacca tra gli altri il capogruppo Pd Ettore Rosato.
2 - UN MOVIMENTO DOVE TORNANO GRILLO E LO SCONTRO
Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
VIRGINIA RAGGI
Il rosario di parole sgranato dagli esponenti del Movimento 5 Stelle mostra una costante: un atto di sottomissione a Beppe Grillo, unico «garante» del partito dopo la morte di Gianroberto Casaleggio. E solleva automaticamente una domanda che era passata in secondo piano nei mesi scorsi: quale sia il livello di autonomia che gli eletti del M5S sono in grado di esprimere. Il problema non è solo quello della legge sulla democrazia interna che le altre forze politiche hanno tirato tra i piedi di Grillo: quella norma sa di atto ostile.
virginia raggi beppe grillo a porta a porta
Ma il fatto che i partiti abbiano scelto proprio quel terreno dovrebbe indurre il vertice a rifletterci sopra. Evidentemente, gli avversari sapevano di toccare un punto debole. Anche se non potevano sapere che la «scomunica» del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, da parte di un fantomatico «staff di Casaleggio», avrebbe fornito un' ulteriore arma polemica. Né che la candidata a sindaco di Roma, Virginia Raggi, avrebbe detto con candore di essere pronta a dimettersi se, qualora fosse indagata, Grillo lo chiedesse. «È stata fraintesa», l'ha difesa il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio.
GIANROBERTO CASALEGGIO E LUCA ELEUTERI
L' ultima perla è «l' algoritmo di Grillo». «Se tradisci il programma vieni espulso», annuncia il garante, che sta cercando un metodo di calcolo per rendere automatica la sanzione. La scelta tenta di trovare un criterio «oggettivo» per legittimare sanzioni che oggi sembrano affidate al giudizio di Grillo e della «Casaleggio Associati».
Ma perpetua l' idea di una diffidenza di fondo verso i propri rappresentanti; e una volontà pervicace di far dipendere la loro legittimazione non dal rapporto con gli elettori ma con il loro capo. Le voci di un «contratto» tra candidati e società di Casaleggio alimentano le perplessità.
davide casaleggio 7
La difficoltà del M5S, è confermata da più di un episodio. Ad esempio, il silenzio imbarazzato che ha preceduto e seguito l' incontro di ieri tra Grillo e la Raggi a Roma: un riserbo che permette al Pd di ironizzare sulla fine delle riunioni in streaming : caricatura della trasparenza delle decisioni, della quale peraltro anche i Dem si sono serviti. Ma viene anche evocata una «battaglia all' ultimo sangue» per il Campidoglio, additata dal «garante» ai giovani di Napoli.
«O in un anno gli italiani ci danno una possibilità», avverte Grillo, «o ce ne andiamo a casa...». Sono toni che mostrano un leader del M5S deciso a non compiere più il «passo di lato» adombrato qualche mese fa: è in prima fila, e con l' aria di chi può fare il bello e il cattivo tempo. Ma così si appanna l' immagine del movimento «di lotta e di governo», e riaffiora la logica originaria di scontro contro tutti. È possibile che fosse inevitabile. E non è detto che riduca le possibilità di vincere alle Amministrative a Roma, viste le magagne degli avversari. Governare, tuttavia, è un' altra cosa.