SEVERINO ANTINORI
(ANSA) - Era attesa un'ordinanza in carcere per Severino Antinori per violazione delle disposizioni degli arresti domiciliari. Per il ginecologo, accusato di aver prelevato con forza degli ovociti ad una infermiera spagnola, l'ordinanza che dispone la detenzione di custodia cautelare in carcere è arrivata oggi da parte della magistratura milanese. Alla notizia, il ginecologo ha accusato un malore ed è stato trasportato all'ospedale Santo Spirito di Roma.
L'ordinanza, secondo quanto si è appreso, è stata emessa per la violazione delle disposizioni impartite dal Gip nel provvedimento di custodia domiciliare emesso nei giorni scorsi; tra queste, alcune interviste rilasciate dalla casa romana in cui era recluso. Secondo quanto si è appreso, Antinori soffre di claustrofobia e il suo malore ha proprio questa origine.
SEVERINO ANTINORI
Uno dei suoi difensori, Carlo Taormina, giudica comunque "eccessivo questo nuovo provvedimento della magistratura milanese alla luce delle condizioni psichiche in cui Antinori si è venuto a trovare a seguito degli arresti domiciliari". Intanto la difesa del ginecologo, noto per le sue attività nella fecondazione assistita, darà battaglia sulla qualifica di "cose mobili" riconosciuta dal gip di Milano agli ovociti per contestare il reato di rapina.
SEVERINO ANTINORI
Uno dei suoi legali sta lavorando per depositare i motivi del ricorso al Riesame nel quale contesterà, tra le altre cose, anche con argomenti giuridici l'accusa principale di cui deve rispondere il medico, assieme a quella di lesioni e di rapina del telefono dell'infermiera. "Gli ovuli - ha spiegato l'avvocato Tommaso Pietrocarlo - non possono essere considerati cose mobili oggetto di rapina, come si dice invece nell'ordinanza".
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Il gip di Milano Giulio Fanales, infatti, nel provvedimento richiama una sentenza della Cassazione del 2010 per spiegare che anche la "privazione degli ovociti" rientra nel reato di rapina. Per "cosa mobile" rapinata, infatti, stando alla pronuncia citata, si può intendere anche una cosa "non mobile ab origine, resa tale da attività di mobilizzazione ad opera dello stesso autore del fatto, mediante sua avulsione od enucleazione".
Nella sentenza si sottolinea, poi, che la nozione penalistica di cosa mobile comprende anche beni che "originariamente immobili o costituenti pertinenze di un complesso immobiliare (...) siano mobilizzati divenendo quindi asportabili e sottraibili e, pertanto, potenzialmente oggetto di appropriazione". Per il legale, tuttavia, "non si può considerare il corpo di una persona alla stregua di un complesso immobiliare".
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E ancora: "Se ad una persona viene tagliato un braccio - ha chiarito il difensore - l'autore del fatto risponde di lesioni e non di rapina". Intanto, Antinori, come ha spiegato il difensore, è intenzionato a rispondere nell'interrogatorio di garanzia fissato per venerdì prossimo davanti al gip di Roma per rogatoria.
La difesa, tra l'altro, contesta in più punti l'accusa di un prelievo forzoso degli ovuli e sostiene che la giovane aveva dato il consenso all'asportazione. E sulle interviste rilasciate dal medico violando le disposizione del gip, il legale ha detto: "Sta da solo in casa, ha 71 anni, è esasperato perché gli è crollato il mondo addosso e può succedere che cada in qualche provocazione".