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    TE LO DO' IO TOPGUN – “CREDEVO DI ESSERE UN SUPERUOMO MA LA PRIGIONIA MI HA FATTO SENTIRE COSI' PICCOLO...”: IL PILOTA GIANMARCO BELLINI RACCONTA LA GUERRA DEL GOLFO E LA NOTTE DI 30 ANNI FA QUANDO IL SUO TORNADO VENNE ABBATTUTO DURANTE I BOMBARDAMENTI SULL'IRAQ DI SADDAM HUSSEIN – INSIEME A LUI VENNE CATTURATO ANCHE IL NAVIGATORE MAURIZIO COCCIOLONE – “A BAGHDAD SIAMO RIMASTI PER 47 GIORNI, IN DIVERSE PRIGIONI DOVE CI HANNO INTERROGATO CON METODI PESANTISSIMI. QUANDO VEDO GLI F-18 PENSO CHE…" – VIDEO


     
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    Enrico Ferro per “la Repubblica”

     

    Gianmarco Bellini Gianmarco Bellini

    «Credevo di essere un superuomo ma la prigionia mi ha fatto sentire così piccolo, senza alcun potere. Se c' è qualcosa che ho imparato dopo quei 47 giorni, è proprio l' importanza dell' umiltà».

     

    Il pilota di Tornado Gianmarco Bellini, trent' anni dopo, è un generale dell' Aeronautica in pensione. Vive negli Stati Uniti, a Virginia Beach, dove è anche console onorario d' Italia. Nato in provincia di Verona, ha 62 anni, una moglie, due figli, un ristorante e una casa con giardino e piscina. Il cuore che batte però, è sempre quello di un TopGun.

     

    Trent' anni fa, la notte tra il 17 e il 18 gennaio 1991, il caccia di Bellini e del navigatore Maurizio Cocciolone venne abbattuto durante i bombardamenti dell' operazione Desert Storm sull' Iraq di Saddam Hussein. Il Tg1 aveva il volto di Paolo Frajese, il primo ministro era Giulio Andreotti. L' Italia rimase un mese e mezzo con il fiato sospeso per le sorti dei due aviatori rapiti e mostrati in televisione pieni di lividi.

    bellini cocciolone gruber bellini cocciolone gruber

     

    Gianmarco Bellini, cosa ricorda di quella notte?

    «Ricordo ancora tutto. Partimmo alle 2. La nostra era una missione a bassa quota, avevamo come target un deposito di munizioni in Kuwait, al confine con l' Iraq. Il meteo era pessimo, fui l' unico a riuscire a fare rifornimento in volo. Purtroppo gli iracheni avevano riempito la costa di contraerea.

     

    Ci beccarono in pieno sul piano di coda del Tornado, che divenne incontrollabile. L' aereo fece un primo tonneau, una rotazione sull' asse longitudinale. Rischiavamo di schiantarci ma, durante la seconda rotazione, riuscimmo a tirare la leva di espulsione. Eravamo a soli 30 metri da terra».

     

    Poi cosa successe?

    Gianmarco Bellini Gianmarco Bellini

    «Questo è l' unico blackout, non ricordo nulla dopo quell' atterraggio con il paracadute: ho cancellato tutto, la mia memoria riprende dai due giorni successivi.

     

    So che ci hanno presi subito, spogliati e portati a Baghdad. Lì siamo rimasti per 47 giorni, in diverse prigioni: all' inizio in un campo militare, dove ci hanno interrogato con metodi pesantissimi. Io avevo 32 anni, Maurizio 29» .

     

    Non avevate messo in conto che sarebbe potuto accadere?

    «Non ci pensavamo minimamente. Io volavo dal '77, nell' 85 mi avevano promosso nei Tornado. Ero un pilota da combattimento all' apice della carriera».

     

    È cambiato per quell' esperienza?

    «Radicalmente. Quando ci si avvicina alla morte si cambia. Ho capito di essere stato protetto, ho sentito una mano più forte di quella umana. Vicino a me c' era un' entità superiore. Non era il mio momento. Ancora ringrazio Dio per questo».

     

    Gianmarco Bellini maurizio cocciolone Gianmarco Bellini maurizio cocciolone

    Dopo la liberazione cos' ha fatto?

    «Ci liberarono il 3 marzo, in aprile già volavo di nuovo. A maggio 1991 ho iniziato a fare l' istruttore, Maurizio ha continuato con le missioni, anche in Afghanistan. Sono stato in servizio fino al 2011, poi mi sono congedato».

     

    Ha metabolizzato quel trauma?

    «Sì. L' unica cosa che mi tocca è quando vedo prigionieri di altre guerre. E ripenso sempre a noi».

     

    Sente ancora Cocciolone?

    maurizio cocciolone maurizio cocciolone

    «Ci siamo sentiti un paio di volte ultimamente. Lui, aquilano, vive in Brasile ora».

    Lei si è fermato negli States.

    «Sì, ho deciso di fermarmi a Virginia Beach. Qui ho incontrato mia moglie Gilda, una napoletana in America».

     

    Lei fa ancora voli civili, quindi non ha chiuso con gli aerei?

    «La mia casa è vicina alla base di Oceana. Ogni giorno vedo gli F-18 che si alzano in volo. Io li osservo e penso che, nonostante tutto, vorrei essere ancora lassù».

    maurizio cocciolone maurizio cocciolone Gianmarco Bellini maurizio cocciolone Gianmarco Bellini maurizio cocciolone

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