Emanuela Audisio per “la Repubblica”
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Figurarsi se non parla del suo Milan. E sì, è scontento, soprattutto dell' identità perduta.
Ruud Gullit, 57 anni, è a Berlino come ambassador del Laureus che oggi assegna i premi ai migliori sportivi dell' anno.
Convinto di Ibrahimovic?
«Ha dato una bella spinta. Il Milan ora ha più coraggio, ma la cosa difficile da capire è il nuovo feeling. Io ho tentato di fare delle cose, ma non ci sono riuscito, anche perché tutti quelli che conoscevo sono andati via. Ora forse con Boban e Maldini sarà diverso, ma chi è oggi il Milan io non lo capisco».
Rimpiange Berlusconi?
«Sicuro. Sapevi che era il presidente, e cosa pretendeva. Ora è un club che non ha una faccia, è in vendita, è acquistabile, passa in altri mani? E soprattutto chi è il padrone? Chissà. Questo Milan galleggia, l' altro era saldo sulla terraferma. Una squadra deve avere punti di riferimento e carattere. Io oggi non li trovo.
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Puntare solo sui giovani? Non si può, ci vuole equilibrio. Speriamo nello stadio nuovo, perché avere una casa moderna e funzionale è il primo passo per ripartire e per tenere testa agli altri Paesi. Guardate la Juve e l' Atalanta. Anche se per l' Italia è un momento difficile politicamente ed economicamente. Ma si sa, il calcio diverte e lo sport rilassa, per questo bisogna investire».
La disturba il Milan dietro all' Inter?
«Sì. Anche se Conte mi piace, sa quello che vuole e come ottenerlo. Su Lukaku c' erano molte perplessità, ma lui ha insistito. È un tecnico che ci mette la faccia, lo apprezzo, ma non voglio che l' Inter giochi meglio del Milan, sia chiaro».
La Juve ha ripreso la marcia.
«Ma se cade non mi dispiace, nel senso che più il campionato è aperto e incerto e meno ci si annoia. Mi dicono: tu e Rijkaard vi siete ambientati subito, perché de Ligt invece arranca? Ma io sono arrivato in Italia a quasi 25 anni, lui ne farà 21 in agosto. Ha bisogno di adattarsi, non siamo tutti uguali e soprattutto è cresciuto nell' Ajax, che fa un vanto del possesso palla.
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Lì ogni suo inserimento era facile. Ora invece deve imparare a pensare alle conseguenze del perdere palla e a quando avanzare perché c' è sempre un attaccante furbo pronto ad approfittarne. Ma lui è nella migliore scuola per migliorare in difesa».
Il suo pensiero su Sarri?
«Lo capivo al Napoli, un po' anche al Chelsea, per niente alla Juve. Qual è il gioco di Sarri? Non lo so, chiaro è un bravo allenatore, però cambia troppo, e non capisco come voglia far giocare la squadra. L' Inter è di Conte, a sua immagine e somiglianza. La Juve?».
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È favorevole a introdurre la chiamata sul Var?
«La tecnologia è necessaria, è un' opportunità. Nessuno vuole un altro caso Henry in Francia- Irlanda. E magari ci fosse stata ai miei tempi, quando i difensori ti fermavano con pugni e calci. Ma non capisco il criterio: dà i gol o li toglie? E le reti annullate per il fuorigioco di mezza spalla hanno senso?».
Pioli, allenatore del futuro, o Allegri?
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«Chiamate Rijkaard se volete un Milan all' attacco».
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