1. DOPO L'ATTACCO DI HAMAS ISRAELE RITROVA L'UNITÀ
Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”
benjamin netanyahu
Poco dopo l’attacco dei terroristi di Hamas contro i cittadini israeliani, [...] il quotidiano israeliano Haaretz ha pubblicato un editoriale in cui spiegava perché il maggiore responsabile del dolore che stava stravolgendo Israele era il primo ministro Benjamin Netanyahu.
Non c’entrano nulla i discorsi, la propaganda, le alleanze controverse e camaleontiche del premier più longevo di Israele, per Haaretz il problema sta piuttosto nella decisione degli alleati di estrema destra e nell’acquiescenza di Netanyahu di fare dell’esercito una forza a protezione della Cisgiordania.
[...] La reazione della politica israeliana è stata […] di unità, i leader dell’opposizione non hanno cercato di dare la colpa a Benjamin Netanyahu, perché non è questo il momento delle colpe. Si sono invece uniti e riuniti dietro alla figura del premier. Non perché lo stimino, ma perché Israele ha bisogno di unità e di competenza.
EDITORIALE DI HAARETZ CONTRO NETANYAHU
Israele ultimamente ha votato spesso, gli elettori sono stati chiamati a ripetere il voto, il Likud di Netanyahu si è riconfermato ogni volta il partito più votato, ma tutt’attorno si è formata una coalizione di partiti che da destra a sinistra erano uniti soltanto dalla volontà di mettere fine all’èra Bibi.
Si somigliavano poco tra di loro, non avevano punti in comune nei loro programmi politici, se non il desiderio, chi per motivi politici chi per motivi personali, di evitare la formazione di un nuovo governo di Netanyahu. Molti dei leader che guidavano questo movimento avevano sperimentato anche delle coalizioni con il primo ministro e avevano giurato: mai più.
benny gantz
Tra loro ci sono due figure importanti, Yair Lapid, leader del partito di centrosinistra, ex ministro degli Esteri ed ex premier, audace tessitore delle alleanze anti Bibi, e Benny Gantz, ex ministro della Difesa, leader di Unità nazionale, ed ex generale dell’esercito israeliano. Lapid e Gantz da quando Israele è in guerra dopo l’aggressione di Hamas hanno offerto il loro sostegno al premier, convinti che questo è il momento dell’unità.
L’ex ministro della Difesa Gantz ha raccontato in televisione di aver detto al premier che sarebbe disposto a istituire un governo che si occupi di creare un gabinetto di guerra e che diriga le risposte contro Gaza. L’offerta era arrivata dallo stesso Netanyahu che aveva chiesto a lui e a Lapid di svolgere un ruolo di primo piano.
benny gantz yair lapid naftali bennett
[…] Netanyahu ha detto che un nuovo governo sarebbe sulla base di quello che si formò tra Levi Eshkol e l’opposizione di Menachem Begin prima della guerra dei Sei giorni nel 1967, Lapid e Gantz hanno però posto una condizione: che Bibi si liberi dei partiti di estrema destra, che sia un nuovo governo.
Se non avverrà, se Bibi non rinuncerà ai partiti a cui si sta appoggiando per avere la maggioranza e che finora lo hanno spinto a rinnegare le sue stesse politiche, comunque, hanno assicurato, ci sarà la piena collaborazione, perché non è il momento delle divisioni.
ILLUSTRAZIONE SU BENJAMIN NETANYAHU E MOHAMMED BIN SALMAN
[…] E’ il ritorno dei competenti, di uomini che […] reggono lo stato ebraico da anni, che hanno affrontato diverse crisi e le hanno superate. Quello che chiedono Lapid e Gantz al premier è di liberarsi degli incompetenti.
2. HAARETZ CHIEDE LE DIMISSIONI DI NETANYAHU: “FA LA GUERRA A ISRAELE, IL SUO GOVERNO È ESTREMISTA”
Estratto da www.ilfattoquotidiano.it
benjamin netanyahu itamar ben gvir
Non ha nemmeno “la decenza e l’integrità” per dimettersi “dopo probabilmente il giorno peggiore della storia di Israele“. L’accusa a Benjamin Netanyahu arriva direttamente da un nuovo editoriale di Haaretz, quotidiano israeliano progressista, da sempre schierato contro l’attuale primo ministro, che ha attaccato anche all’indomani dell’assalto di Hamas ritenendolo responsabile “del disastro che si è abbattuto su Israele durante la festività della Simchat Torah” a causa delle sue politiche di “annessione ed esproprio“.
“Benjamin Netanyahu – si legge sul giornale – deve essere rimosso immediatamente dalla carica di primo ministro non dopo la guerra, non dopo che avrà patteggiato nel suo processo per corruzione, non dopo le elezioni. Ora”.
BENJAMIN NETANYAHU E YOAV GALANT - GABINETTO DI GUERRA
Tuttavia, continua l’editoriale, “dimettersi è controproducente per i suoi interessi personali e ciò che conta sono questi, non lo Stato di Israele. La sua priorità è il suo processo, non la sicurezza di Israele. Ha perso ogni legittimità e non ci si può fidare, soprattutto in un momento di guerra in cui è necessario prendere decisioni enormi”, prosegue il giornale di centro-sinistra, secondo cui è “chiaro” che Netanyahu è il primo premier nella storia delle democrazie “a fare la guerra al proprio Paese, alle sue istituzioni e alle sue fondamenta“.
Il giornale […] evidenzia che il premier “ha dichiarato guerra alle élite israeliane, al sistema giudiziario, ai pesi e contrappesi e, per estensione, all’esercito”. Ma la sua vera colpa, precisa, dopo la “tragedia” del 7 ottobre è di aver “tradito la sacra fiducia, il fulcro del patto tra Israele e il loro governo: la sicurezza“.
JOE BIDEN - BENJAMIN NETANYAHU - MOHAMMED BIN SALMAN
“A tutti gli effetti è incapace e non può adempiere ai doveri del suo ufficio”, insiste il giornale, definendo il suo governo “estremista, messianico, vuoto, inetto” fatta eccezione “forse” per il ministro della Difesa e chiudendo le porte anche a un eventuale esecutivo di unità nazionale guidato da Netanyahu. “Non è Winston Churchill, al quale si paragona, e non è Abraham Lincoln. Nessuno lo ammira e nel momento della tragedia e della crisi solo gli adulatori si fidano di lui”, conclude Haaretz […].