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    GIOVENTÙ BRUCIATA – HANNO 18 E 16 ANNI I DUE BULLETTI CHE HANNO ACCOLTELLATO UN CARABINIERE DURANTE UNA RAPINA IN UNA FARMACIA DI TORINO: ARMATI DI FINTE PISTOLE, STAVANO SCAPPANDO CON IL BOTTINO DI 900 EURO QUANDO SONO STATI FERMATI DAL MARESCIALLO. QUANDO HANNO CAPITO CHE ERA DISARMATO IL PIÙ GIOVANE GLI HA INFERTO QUATTRO COLTELLATE: “ERO SPAVENTATO, VOLEVO SOLO SCAPPARE. NON SO SPIEGARE PERCHÉ L'HO FATTO. SONO DISTRUTTO …” - VIDEO


     
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    1. TORINO, LA RAPINA IDEATA NEL PARCO SOTTO CASA. LA MOGLIE DEL CARABINIERE FERITO: “FIERA DI LUI”

     

    Da www.lastampa.it

     

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    Due ragazzi, due amici dei giardinetti. Uno di 18 anni, muratore apprendista che, tra altalene e panchine del quartiere, si spaccia per criminale navigato, attribuendosi rapine mai commesse. L’altro ha 16 anni, non brillante a scuola, prende ceffoni dalla mamma quando viene scoperto a fumare uno spinello in cortile, che per sembrare più grande delle foto pubblicate su Instagram cede all’invito di fare qualcosa di molto proibito. Come fare una rapina vera. Su uno scooter sgangherato, con delle pistole finte e un coltello.

    maurizio sabbatino maurizio sabbatino

     

    Dove? Nella farmacia del quartiere o da qualche altra parte. Ecco l’identikit desolante dei due banditi, ma in questo caso è solo un’enfasi lessicale da cronaca, che l’altra sera, durante l’assalto alla farmacia comunale di corso Vercelli 236, alla periferia Nord di Torino, hanno ferito gravemente con quattro coltellate un brigadiere dei carabinieri, senza divisa né pistola, entrato per caso a comprare dei medicinali. Come avrebbe fatto qualsiasi altro militare dell’Arma o poliziotto, il sottufficiale non è rimasto a guardare, ma si è qualificato ed ha cercato di sventare la rapina. Fuggiti con un bottino di 900 euro e la paura nel cuore, si sono costituiti poche ore dopo il fatto.

     

    Già nella notte Filippo, il sedicenne, che ha materialmente inferto le coltellate: tornato a casa per la cena, ha confessato tutto ai genitori, scoppiando in lacrime. Nella mattinata di ieri si è consegnato ai carabinieri anche l’amico, Francesco Farace, appena maggiorenne, sospettato di aver «ideato» il colpo andando in cerca di complici ai giardinetti del quartiere, alle spalle dei palazzi popolari di via Paolo Veronese, a 500 metri dalla farmacia. Per paura non è tornato a casa a dormire, ma ha trascorso la notte in un luogo di fortuna. Entrambi sono stati sottoposti a fermo per tentato omicidio e rapina aggravata.

     

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    Per Filippo, data la sua età, il procedimento compete al tribunale dei Minori. Il brigadiere Maurizio Sabbatino, 53 anni, conosciuto con il nome di Elvis per via delle sua passione per le esibizioni canore e i classici del rock, è ancora ricoverato in prognosi riservata al San Giovanni Bosco. «Condizioni stazionarie» spiegano i medici. Gravi ma non critiche. Oggi sarà sottoposto a un nuovo intervento chirurgico, al fegato. Ha due figli, anche loro poco più che maggiorenni. Vive nei pressi nella farmacia rapinata e lavora da anni al nucleo operativo della compagnia Oltre Dora, la caserma dei carabinieri competente per quella porzione di Torino: quartieri difficili, in bilico tra microcriminalità e spaccio. «Sono orgogliosa di mio marito» dice la moglie Ornella, uscendo dall’ospedale, dopo aver passato la notte nell’atrio del pronto soccorso.

     

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    «Mio marito è fiero di indossare la divisa dei carabinieri, e io sono fiera di lui, anche se avremmo preferito vivere questo episodio di coraggio in modo diverso». Accanto a lei i vertici dell’Arma, il generale Aldo Iacobelli, comandante della Legione, il generale Claudio Lunardo, cui è affiato il comando provinciale di Torino, e tutti i colleghi. L’assalto alla farmacia è stato ripreso dalle telecamere interne. La sequenza è eloquente. I due giovani entrano con le pistole scacciacani in pugno, comprate su internet. Francesco con il passamontagna, Filippo con mascherina e cappuccio della felpa. Il brigadiere, entrando, cerca di bloccarli. In un primo momento li fa inginocchiare, ma poi i due capiscono che è disarmato e reagiscono. Scoppia una colluttazione a ridosso dell’uscita: partono dei colpi a salve. Il brigadiere afferra il più giovane e cade a terra, tenendogli il braccio. Filippo prende il coltello e lo colpisce.

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    "CON IL COLTELLO VOLEVO SOLO LIBERARMI NON AVEVO INTENZIONE DI FARE DEL MALE"

    Massimiliano Peggio per “La Stampa”

     

    «Ho preso il coltello pensando di tagliare la manica del giubbotto, perché lui mi teneva il braccio. In quel momento ero spaventato, volevo solo scappare, mi sentivo tirare. Non so spiegare il motivo perché l'ho fatto. Sono distrutto, disperato, chiedo scusa a quel carabiniere, non volevo finire in questo casino». Filippo, 16 anni, è stato il primo a crollare.

     

    La rapina è avvenuta intorno alle 19 di lunedì: tre minuti di adrenalina e follia. Cinque ore dopo era già negli uffici del comando provinciale dei carabinieri, di fronte al procuratore per i minorenni, Emma Avezzù, pronto a raccontare i retroscena di quel colpo nato tra i giardinetti del quartiere. Con lui il suo avvocato, Marco Marchio. «Francesco da giorni parlava di fare una rapina. L'ha chiesto anche ad altri» ha detto, divorato dal senso di colpa per aver assecondato Francesco. Circostanza che troverebbe conferma anche dai racconti di altri coetanei, incrociati nel quartiere. Come Cristian, amico del cuore di Filippo.

     

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    Anche lui si ritrova ogni giorno negli stessi giardinetti. «È tutta colpa di Francesco, è lui che ha trascinato il mio amico in questa storia». L'altro ieri il gruppetto di giovani ha trascorso il pomeriggio sulle panchine. C'era Francesco, il più grande, che voleva impressionare la platea di sedicenni parlando di rapine fatte. Nella sua fantasia di spaccone. «Sono uno esperto» avrebbe detto. Sì, ma di messa alla prova. Beccato a rubare quando era minorenne, era stato sottoposto a un provvedimento del tribunale. Prima della rapina, si è divertito l'altro ieri a sgommare con lo scooter tra i viali delle case popolari.

     

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    «Portava in giro le ragazzine. Per poco non mi ha investito mentre gettavo l'immondizia. Li ho rimproverati e mi hanno guardato male» racconta una donna. Il piano è nato per caso. «Volevamo andare in una farmacia di Cafasse. Arrivati lì, abbiamo trovato un gazebo con molta gente in coda per fare i tamponi, così siamo tornati indietro» ha raccontato ieri pomeriggio Francesco, interrogato in procura dal pm Marco Sanini. A quel punto la scelta è ricaduta sulla farmacia della zona. Le due pistole finte e il resto dell'attrezzatura, come i passamontagna e gli zainetti erano stati acquistata mesi fa su Internet.

     

    A riprova che l'idea del colpo era già nell'aria, mancava solo l'occasione. E lo scooter Honda nero? «Comprato su Facebook». Fatta la rapina fuggono verso l'esterno città. Fanno poche centinaia di metri e si infilano nel boschetto lungo il fiume Stura. Lì abbandonano lo scooter, una delle pistole - l'altra è rimasta nella farmacia - i caschi, il coltello e decidono di spartirsi il bottino, in parte raccolto tra le casse, il resto dalla cassaforte sul retro. Novecento euro. «Io però mi sono rifiutato di prendere la mia parte» ha spiegato Filippo nell'interrogatorio.

     

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    Tra gli oggetti sequestrati dai carabinieri, dopo aver individuato il boschetto, trovano anche 350 euro. Dopo il colpo, entrambi tornano verso casa a piedi, passando non lontano dalla farmacia, ormai circondata dalle pattuglie dell'Arma. Filippo va a casa. Francesco si rifugia altrove. Sono entrambi spaventati. Entrando in casa, i genitori del sedicenne capiscono subito che è successo qualcosa.

     

    Lo fanno parlare. Così lo accompagnano a costituirsi, dopo aver chiesto aiuto a dei parenti. «Siamo sconvolti» dice il papà. «Vorremmo incontrare la famiglia del carabiniere e chiedere scusa. Filippo è un bravo ragazzo si è fatto trascinare. Non si è reso conto di quello che stava facendo». Vincenzo, il papà di Francesco, uscendo ieri sera dagli uffici della procura, si mostra in lacrime. «Non smetto di piagere».

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