Massimo Cecchini per la Gazzetta dello Sport
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Verrebbe da dirlo forte e chiaro:#IamSeanCox. Siamo tutti Sean Cox, il tifoso irlandese di 53 anni che credeva di andare a vedere una partita di calcio e invece si trova a giocare per la propria vita. Davanti a fatti come quelli di Liverpool non si ha nemmeno voglia di fare quella retorica spicciola che concionava - dalle morti di Paparelli a quella di Raciti - «mai più».
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Invece, con molta più concretezza, la Roma si è mossa subito nei confronti della Uefa per dare subito ogni tipo di disponibilità. Sarebbe facile fare dietrologia, dicendo che il club giallorosso lo faccia per addolcire eventuali sanzioni. In realtà, James Pallotta da anni sta conducendo una battaglia contro gli ultrà violenti, cioè quei «fucking idiots» che da anni avvelenano il «fuori campo» della Roma.
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CEFERIN E WARNER Per questo, dopo il primo comunicato fatto fare al club dopo le violenze dell' Anfield, ieri il presidente ha contattato in via ufficiosa sia l' entourage del numero uno della Uefa Aleksander Ceferin, sia il suo omologo (e amico) del Liverpool, Tom Werner. Il senso del discorso di Pallotta è stato chiaro: rincrescimento per quanto è successo e massima collaborazione alle indagini.
L' account twitter del club, poi, ha scritto: «Ora non è il momento per noi di parlare di calcio. Stiamo pregando per Sean Cox e la sua famiglia. Il suo recupero, e la sicurezza di tutti i fan che frequentano il calcio, è l' unica cosa che conta».
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SANZIONI In via ufficiale, però, la Roma non si muove. Tra l' altro, la dinamica degli eventi - al netto delle mancanze della polizia inglese, non è detto che gli scontri siano iniziati solo nei pressi dello stadio - la porterebbe a supporre che al massimo, a livello di sanzioni, possa rischiare il divieto di trasferta e un' ammenda. Ma, triste dirlo, tutto potrebbe cambiare se Cox non ce la facesse. Allora, l' onda emotiva e il dislivello di forza tra la federazione inglese e quella italiana, in questo momento storico, potrebbe cambiare tutto.
VERTICE Ovvio che un altro tassello potrebbe essere rappresentato dal ritorno di mercoledì, dove sono attesi a Roma circa 3.500 tifosi inglesi e non è esclusa la voglia di vendette dell' una e dell' altra parte. La città comunque sarà militarizzata. Oggi, tra l' altro, ci sarà un vertice straordinario per l' ordine pubblico, senza contare che la Digos ha aperto un' inchiesta sullo striscione pro De Santis.
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E ieri anche il sindaco Raggi ha detto: «Roma condanna con forza ogni forma di violenza. Prendiamo le distanze da questi vergognosi episodi. Siamo vicini a Sean Cox e alla sua famiglia». Con una luce in fondo al tunnel: quando il nuovo stadio della Roma sarà pronto, secondo il club ci saranno gli strumenti per espellere gli ultrà violenti.
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MICCICHè E MALAGò Sul fronte delle istituzioni, due interventi decisi. «Gli incidenti di Liverpool sono stati molto gravi - ha detto il presidente di Lega, Gaetano Miccichè -. Escludo che la Roma possa essere squalificata dall' Uefa e mi auguro che tutto rientri nella normalità».
Ancora più duro Giovanni Malagò, numero uno del Coni.
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«Quando si vuole fare un salto di qualità questo avviene sotto tanti punti di vista: tecnico, finanziario, ma anche di mentalità. E ci deve essere in tutte le componenti: dirigenza, allenatore, giocatori e tifosi. È un discorso ineludibile. Puoi anche vincere la partita ma resti una squadra di provincia. E vale per chiunque. Queste persone screditano un' intera tifoseria. Che differenza con quanto successo a Monaco, dove i tifosi del Real Madrid hanno festeggiato tranquillamente in tribuna con gli altri. Questa serie di episodi antecedenti alla partita tra Liverpool e Roma sono inaccettabili.
Il mio sdegno è assoluto. Preoccupato? No, molto arrabbiato.
Se la Roma avesse pareggiato o vinto, tutto sarebbe stato fortemente infangato, inquinato da queste notizie. E smettiamola di definirle pochi delinquenti che non c' entrano col calcio. Dobbiamo andare oltre». Proprio vero. Per questo è il momento che tutti possano dire davvero: #IamSeanCox.
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