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    KILLING MACHINE - I BIG DELL’AZZARDO CONTINUANO A INONDARE L’ITALIA DI MACCHINETTE MANGIASOLDI, GIOCANDO CON I TETTI STABILITI DALLE LEGGI - PROTESTANO LE FAMIGLIE E LA CEI, MA LO STATO INCASSA 8,7 MILIARDI L’ANNO E SE NE STRAFOTTE DI SUICIDI E PENSIONATI IN ROVINA


     
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    Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera

     

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    Protestano le famiglie di chi si è rovinato. Insorgono le associazioni antiusura. S' indigna papa Francesco. Tutto inutile: per arginare il gioco d' azzardo ci vorrebbe un miracolo. Dalla parte giusta, però. Perché i «miracoli» accadono, ma sempre dalla parte sbagliata.

     

    L' ultimo è quello delle slot machine. Intima la legge che il loro numero si riduca del 30% in quattro anni: è cresciuto del 10,6% in quattro mesi. Siamo a 418.210. Tre per ogni bar. Dal 2007 al 2014 gli italiani indigenti sono aumentati da 7,5 milioni a oltre 10. Uno su sei. Ma mentre la soglia della povertà si spalancava per il 16,6% della popolazione, il business dell' azzardo lievitava del 350%, fino a 84 miliardi.

     

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    Saliti nel 2015, ricordava ieri l'«Avvenire» dedicando la prima pagina alle manifestazioni contro l' azzardo in 61 città, a 88,2 miliardi. Più quelli del gioco clandestino. Almeno una ventina. Cifre mostruose.

     

    Dicono i difensori dell' azzardo che buona parte dei soldi tornano a chi gioca. Vero. I miliardi persi dagli italiani, però, sono oltre 17. Cioè 284 euro a testa. E non c' è da sorridere spensieratamente come in tanti spot che vantano l' allegria della «puntata».

     

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    Come spiega uno studio Espad (il monitoraggio europeo sulle dipendenze dall' alcol e altre droghe) curato da Sabina Molinaro del Cnr, gli italiani «a rischio alto» che dipendono dall' azzardo sono circa un milione. I giocatori «patologici» almeno 256.000. Da brividi.

     

    E l' orizzonte è sempre più fosco: nel solo primo trimestre di quest' anno, ricordava ieri il giornale della Cei, gli incassi statali per questo affare infetto sono cresciuti di altri 413 milioni: il doppio di quanto il governo abbia stanziato nel 2015 per la disoccupazione di lunga durata.

     

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    «La ludopatia non è solo un fenomeno sociale, ma è una vera e propria malattia, che può portare a rovesci finanziari, alla compromissione dei rapporti e al divorzio, alla perdita del lavoro, allo sviluppo di dipendenza da droghe o da alcol fino al suicidio».

     

    Lo dice il ministero della Salute: lo Stato. Lo stesso che di quei 17 miliardi buttati dagli italiani schiavi delle slot machine, delle scommesse o dei poker online incassa 8,7 miliardi.

    Il resto va alla cosiddetta «filiera», dai baristi ai gestori. E ai concessionari. Una lobby così influente (o prepotente) da essere in grado di cambiare perfino il corso delle leggi.

     

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    Non si spiega diversamente quello che è successo nelle scorse settimane, quando il numero delle diaboliche macchinette è lievitato improvvisamente come panna montata. E questo mentre i grillini, i vescovi, alcuni esponenti del Pd davano battaglia e il comitato SlotMob preparava le mobilitazioni di ieri.

     

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    Occhio alle date. A ottobre 2015 negli ambienti del governo, a dispetto della scelta di Renzi di firmare anni fa la proposta di legge di iniziativa popolare contro lo «Stato biscazziere» e delle sue sfuriate («È pazzesco, allucinante…»), spunta l' idea di tirar su mezzo miliardo con altre 22 mila slot machine.

     

    Ma i segnali che arrivano dal Quirinale e una rivolta politica capeggiata dal Movimento 5 Stelle frenano tutto. Si decide anzi un giro di vite: e la legge di Stabilità prescrive che il numero delle «slot» si debba gradualmente ridurre di almeno il 30%, entro quattro anni. A fine 2019, non potranno essere più di 265 mila. Una ogni 225 italiani.

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    Non poche: in Spagna ce n' è una ogni 245 residenti e in Germania una ogni 261. Ma è un segnale. Per evitare furbizie dell' ultima ora, inoltre, si stabilisce che il taglio dovrà essere effettuato sulla base delle slot esistenti al 31 luglio 2015: cinque mesi prima dell' entrata in vigore della legge. Quando le macchinette erano 378.109. Con il 30% in meno dovranno calare a 264.676. Ci siamo.

     

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    A fine dicembre, mentre gli italiani sono distratti dal Natale e la legge di Stabilità sta per arrivare sulla Gazzetta ufficiale, ecco la sorpresa: salta fuori dalle liste dei concessionari un numero enorme di macchinette che si troverebbero nei magazzini: calcolando anche quelle, il totale salirebbe a circa 424 mila.

     

    L' Agenzia delle dogane e dei monopoli si precipita a precisare in una lettera al Corriere: «La legge di Stabilità fa riferimento a una data certa (il 31 luglio 2015) e, quindi, anche a un numero certo (378.109) che comprende sia gli apparecchi in esercizio che quelli in magazzino; pertanto numeri diversi che fossero stati raggiunti in data successiva non potranno mai costituire un diverso e superiore punto di riferimento».

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    Falso allarme? Macché. Passa qualche settimana e la stessa Agenzia sforna una circolare che capovolge tutto. Perfino la decisione del Parlamento. C' è scritto che la legge di Stabilità viene a fissare un tetto oltre il quale «è precluso il rilascio di nuove autorizzazioni»: ma che quel tetto si riferisce non al numero di slot machine operative al 31 luglio come previsto dalla finanziaria bensì al 31 dicembre 2015.

     

    E precisa che «tale numero è pari a 418.210 unità»: molto vicino a quello di 424 mila dichiarato a dicembre dai concessionari, e superiore di ben 40.101 slot machine a quella linea del Piave fissata dagli stessi Monopoli a quota 378.109.

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    Non basta. Nella medesima circolare, che spera in una distrazione generale, si dice che il taglio partirà dal primo gennaio 2017, ma nel frattempo le concessioni scadute non saranno incenerite: verranno messe da parte per essere riassegnate a chi ne farà domanda in ragione di un tredicesimo del totale.

     

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    Perché un tredicesimo? Semplice: tredici sono i concessionari. Il risultato è che per tutto il 2016 resteranno così in vita 418.210 slot machine, una ogni 143 italiani. Il 10,6% in più dello scorso anno. Prova provata che, al di là delle belle parole, delle promesse e delle onorificenze date a chi combatte questa piaga, il primo biscazziere resta lo Stato. Specialità: il gioco delle tre carte.

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