Estratto del’articolo di Simone Sabattini per il “Corriere della Sera”
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[…] Nel weekend appena trascorso Backstreets, la fanzine, da decenni punto di riferimento di milioni di appassionati, americani e non, ha annunciato la propria chiusura, in polemica con il suo nume tutelare, dopo sei mesi di amarezza e accuse sul prezzo astronomico dei biglietti che Springsteen e il suo entourage hanno deciso di adottare per le vendite del tour mondiale — primo in sette anni — cominciato in Florida l’1 febbraio e atteso anche in Italia tra maggio e luglio.
«Ci sentiamo scoraggiati, abbattuti e, sì, delusi — ha scritto il direttore Christopher Phillips — e non sono i sentimenti a cui siamo abituati quando un tour di Bruce e la E-Street Band (il suo storico gruppo, ndr) inizia». Il punto è proprio che molti di loro, i fan più fedeli della Terra, negli stadi di questo tour non metteranno piede: troppi i 1.000, 2.000, anche 5.000 dollari per ogni ingresso, chiesti dall’infernale sistema «dinamico» che regola automaticamente il prezzo in base al volume della domanda.
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E dovrebbe così evitare i bagarini digitali, ma finisce per generare una selezione sul reddito brutale e inaccettabile, almeno per chi ha venerato tutta la vita una star che aveva fatto del rapporto «democratico» con i fan — in larga parte provenienti da quella working class cantata nelle sue stesse canzoni — la bussola della propria immagine pubblica (in Europa e in Italia il «dynamic pricing» non era attivo e i prezzi sono rimasti, diciamo, «bassi»: sotto i 200 euro).
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«Ci avete gettato in pasto ai lupi, in un modo tanto incomprensibile quanto evitabile», scrisse lo stesso Phillips nel luglio scorso, quando si scoprì che il meccanismo non era la speculazione di qualche intermediario, ma una scelta precisa. Lo chiarì per primo il manager di Bruce, Jon Landau. Ma ai fan rimase la speranza di un intervento del capo supremo. Poi la doccia fredda, azionata a sorpresa dalle colonne di Rolling Stone a novembre. «Hey, quel denaro finiva ai bagarini, così almeno paga chi suda sul palco.
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Ma forse il punto è un altro: «Mai ci saremmo immaginati che tu fossi come gli altri, Bruce» — hanno scritto sui social, tra le lacrime e la collera, mentre il più familiare dei portoni veniva sbattuto loro in faccia, relegandoli forse per sempre ad aspettare (almeno metaforicamente) nelle backstreets , le strade secondarie di quella cavalcata rock del ’75. L’epoca in cui nemmeno il Boss, presumibilmente, avrebbe avuto i soldi per entrare a uno show del se stesso settantenne.
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