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DAGO-INTERVISTA
Secondo un articolo di Angelo Mincuzzi del ‘Sole 24 Ore’, il nome della famiglia Crociani, proprietaria della Vitrociset, azienda che gestisce la rete dati delle forze di polizia e della Banca d’Italia, potrebbe riemergere anche nelle carte della Appleby, la società di consulenza finanziaria al centro dei ‘Paradise Papers’. Sarebbe dunque il primo nome italiano a emergere dai leak. Dagospia ha contattato la ‘matriarca’ Edoarda Crociani per saperne di più.
Il suo nome continua a circolare sui giornali, questa volta in relazione ai “Paradise Papers” e alla società Appleby. Che cosa ci può dire in merito a queste vicende?
Edoarda Crociani con la figlia Camilla e il genero Carlo di Borbone
In effetti sono stata contattata da alcuni giornalisti, e a giudicare dalle domande e in generale dal clima che circonda questa (legittima) inchiesta giornalistica, già immagino purtroppo dove vogliono andare a parare. Ancora una volta si ritirerà fuori lo scandalo Lockheed, del quale non mi stancherò mai di ripetere, mio marito, io e la mia famiglia siamo stati vittime. Si riaprirà la ridda di voci relativi all’eredità del mio defunto marito, quelle relative al controllo di Ciset e Vitrociset. Trascinando in questo vortice di sospetti e accuse velate anche un’azienda all’avanguardia tecnologica che impiega svariate centinaia di persone.
Ma lei cosa c’entra con la Appleby?
Il caso vuole che il mio nome sia collegato alla Appleby perché ha svolto per tre anni il ruolo di Professional trustee di un trust ufficiale da me istituito nel lontanissimo 1987, e solo perché è stato recentemente reso dalla Royal Court di Jersey un giudizio relativo ad una disputa che riguarda proprio questo trust.
Jersey è una piccola isola della Manica che dipende direttamente dalla Corona inglese, con una giurisdizione complessa. Che hanno deciso quei giudici?
Camilla Crociani con Carlo di Borbone -m-20_1506504136239
Il problema non è tanto la decisione nel merito ma la sua componente di assurdo “giudizio morale” espresso nei miei confronti e la surreale, inutile ed errata, ricostruzione storica delle vicende della mia vita fatta dalla Corte di Jersey – assolutamente irrilevante ai fini del giudizio –, infischiandosene bellamente di tutte le sentenze italiane che si sono accumulate in anni di traversie giudiziarie che ho dovuto subire per iniziativa dei miei figliastri e del figlio dell’ex socio di mio marito. Che si sono tutte concluse in mio favore.
Qual è il legame tra il trust e le sue liti familiari?
I giudici di Jersey sono arrivati alla loro fantasiosa ricostruzione relativa all'eredità di mio marito Camillo, facendosi beffe delle corti italiane, basandosi esclusivamente sulle testimonianze rese da mia figlia Cristiana – che all’epoca della scomparsa di mio marito aveva 7 anni! – e dal mio figliastro Claudio Crociani, che aveva come unico obiettivo quello di criticare fuori dalle aule dei tribunali italiani sentenze passate in giudicato che gli hanno sempre dato torto, e non vedeva l’ora di raccontare una sua fantasiosa ma godibile storia a titolo di rivalsa nei miei confronti (omettendo peraltro di raccontare come io lo abbia salvato dalla bancarotta fraudolenta).
Cosa dice la sentenza dell’isola?
Aldilà del giudizio di merito sulla ricomposizione del trust, per quanto riguarda i temi di cui si interessano i giornali, arriva a una sola, infamante, conclusione: che una donna di quarant’anni quale ero io all’epoca, sprezzantemente indicata quale “ex attrice”, non può in nessun caso creare un patrimonio grazie alla sua energia, intelligenza e se vogliamo anche fortuna. Secondo loro, tutto ciò che ho conquistato non può che essere frutto del lavoro di altri.
Cristiana Crociani
Sì, ma come si incrocia questa sentenza con i Paradise Papers?
Parte del giudizio è anche Appleby avendo, come le dicevo, svolto il ruolo di trustee per tre anni. Poi si indica la catena di controllo di Vitrociset. Pur essendo totalmente irrilevante nel giudizio di merito ha a che vedere, come è ovvio, con la mia famiglia. Vitrociset però nulla c'entra né con Appleby né tantomento con i Paradise Papers. La catena di controllo è di certo articolata ma assolutamente trasparente e legittima e, ripeto, non ha niente a che vedere con il fisco. Vitrociset è una società di grande rilievo che opera in settori strategici quali la difesa e l’aerospazio sia a livello nazionale che internazionale e lo fa con grande successo da quasi 50 anni.
Nulla ha a che vedere con le vicende connesse alle strutture di cui si discute in relazione ai Paradise Papers e per intenderci qualunque accostamento con le attività di defiscalizzazione apparentemente portate avanti da grandi multinazionali è totalmente privo di fondamento. Vitrociset è società italiana che ha sempre pagato le imposte in Italia e mai ha fatto ricorso a stratagemmi di qualunque tipo per ridurre il carico fiscale.
Lei è cittadina italiana?
Non più: ho lasciato l’Italia nel 1976 andando in Messico e divenendo io assieme alle mie figlie immigrata messicana, poi sono stata dodici anni a New York per rientrare in Europa stabilendomi a Montecarlo nel 1992, ora sono cittadina monegasca. Ho organizzato all’epoca il mio patrimonio nella maniera piu’ adatta rispetto alle circostanze e luoghi in cui risiedevo ed in modo trasparente e lecito.
Io e le mie figlie siamo tutte residenti all’estero e nulla della pur articolata struttura di controllo di Vitrociset è mai stato “oscuro” come si ama ripetere per gettare un cono d’ombra e di dubbio su di me e indirettamente su Vitrociset.
Quindi mi faccia capire, Vitrociset paga le tasse in Italia, poi distribuisce gli utili agli azionisti, e sono quelli che entrano nella “struttura di controllo”?
Per anni Vitrociset ha pagato miliardi di lire quando vigeva la lira e successivamente milioni di euro di imposte, perché ha fortunatamente realizzato utili prima delle imposte e pagato quanto dovuto.
Edoarda Crociani
Questo è un fatto, che poi sugli utili distribuiti gli azionisti abbiano evitato di subire una doppia imposizione mi pare non solo ovvio ma anche giusto, e peraltro parte importante di questi utili sono anche stati reinvestiti in azienda: Ciset ha versato 70 milioni di euro per sottoscrivere un aumento di capitale di Vitrociset deliberato nel 2008 e volto a dotare la società delle risorse necessarie alla crescita.
Anche multinazionali come Apple e Amazon usano società offshore
Ecco, è qui che si sbaglia! Non ha alcun senso accostarci a società che sottraggono i profitti al prelievo del fisco italiano mediante politiche di bilancio che ritengono legittime e sulle quali nulla ho da commentare perché fondamentalmente non le conosco nè mi riguardano. Quello invece che è certo e che qui ripeto è che Vitrociset paga tutte le tasse in Italia, a differenza di Apple e le altre società della Silicon Valley. Poi noi Crociani, anche per la nostra complessa situazione geografica, gestiamo il nostro patrimonio familiare anche con società estere. Si potrà pur dire che chiunque ha il diritto nell’ambito delle leggi vigenti, di organizzare il proprio patrimonio nella maniera più efficiente o dobbiamo per forza sposare la tesi per cui il patrimonio vada organizzato nella maniera più inefficiente possibile?
Ok, ma c’è chi accusa questo tipo di gestione di essere opaca, uno schermo che non renderebbe possibile sapere chi è davvero il proprietario finale di una società strategica
Edoarda Crociani
Anche questa accusa mi è facile smentirla: né io né mia figlia Camilla di Borbone ci sogneremmo mai di cedere di nascosto quote di una società che rappresenta la storia della nostra famiglia. È un’ipotesi infamante che rigetto in pieno. Ma anche se volessimo compiere una simile mossa, il governo italiano ha il controllo totale su ciò che accadrebbe. Lei lo sa che Vitrociset è sottoposta al “Golden Power”?
Intende il potere del governo italiano di intervenire sulla gestione e sulla proprietà di società strategiche, lo stesso esercitato nelle scorse settimane nei confronti di Telecom e Sparkle?
Esattamente: qualunque cessione diretta o indiretta di quote di Vitrociset andrebbe approvata dal Consiglio dei Ministri, che deve dare il benestare a un eventuale nuovo assetto azionario.
Quindi è impossibile che venga ceduto il controllo della società senza che ciò sia portato a conoscenza delle autorità?
Ma scusi, se arrivasse un misterioso azionista di controllo, le pare che mai possa mantenere il consiglio d’amministrazione che è espressione della nostra gestione? Quale persona si compra un’azienda per farla dirigere da chi c’era prima senza avere voce in capitolo nella governance? È pura invenzione, chi fa queste accuse non si rende neanche conto di come funziona la legge italiana.
Edoarda e Camillo Crociani
E allora come mai lei, signora Crociani, è di nuovo al centro delle cronache?
Io credo che gran parte di questi attacchi siano solo dovuti al fatto che a capo di questo importante gruppo ci sia una donna – che sia io o mia figlia Camilla di Borbone – perché non è ancora concepibile pensare che una donna grazie al suo impegno sia riuscita a creare una realtà economica importante, e bisogna sempre andare a vedere se il padre, marito o altra figura maschile le abbia lasciato un eredità. Che nel mio caso non è esistita, come hanno comprovato innumerevoli sentenze e persino la Corte costituzionale.
APPLEBY - PARADISE PAPERS