Estratto dell'articolo di Guido Santevecchi per il "Corriere della Sera"
la cina e gli hacker
Quaranta milioni di nomi e indirizzi di cittadini britannici rubati da hacker comandati dallo Stato cinese; malware piazzati nei sistemi di difesa, nelle reti elettriche e in altre infrastrutture civili degli Stati Uniti, sempre da parte di pirati cinesi che operano nel cyberspazio. I governi di Gran Bretagna e Stati Uniti hanno denunciato un piano di spionaggio e infiltrazione che sarebbe partito da Pechino più di dieci anni fa.
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Il controspionaggio di Londra dice che l’incursione cinese ha preso di mira il database della Electoral Commission, ed è riuscita a catturare informazioni sull’intero corpo elettorale britannico: 40 milioni di cittadini iscritti nelle liste, i loro indirizzi, le loro email. Gli hacker del Partito comunista avrebbero «messo sotto sorveglianza» anche parlamentari, partiti politici, giornalisti e organizzazioni critiche nei confronti del governo cinese.
cina hacker
[…]Secondo gli analisti, […] le identità rubate potrebbero fornire all’avversario cinese una conoscenza di intere categorie di cittadini britannici e di gruppi che influenzano l’opinione pubblica nel campo della politica del Regno.
Il filone americano dell’azione di controspionaggio ha rivelato un piano più concreto e immediatamente comprensibile: un «malware» (software malevolo che infetta i programmi informatici) infiltrato nel corso degli anni dai cinesi è stato trovato nei server di infrastrutture militari e civili degli Stati Uniti. Secondo l’intelligence Usa, Pechino userebbe i malware per minacciare gli Stati Uniti, facendo sapere che se decidessero di andare in soccorso a Taiwan sarebbero a loro volta vulnerabili sul fronte interno. […]
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Il gruppo cinese di hacker individuato in questa operazione sulle due sponde dell’Atlantico è stato battezzato Apt31, ovvero Advanced persistent threat (minaccia avanzata e persistente, ndr ). Apt31, che avrebbe spedito decine di migliaia di email con malware, userebbe come copertura una società tecnologica di Wuhan diretta dal ministero per la Sicurezza cinese. La replica di Pechino: «Accuse infondate, diffamazione che segnala mancanza di professionalità nell’intelligence e nella politica britannica e americana», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese.
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