CONTE CASALINO
Federico Capurso per "la Stampa"
I "responsabili" si riconoscono in fretta, di questi giorni. Per quell'aria un po' sorniona con cui vivono la rinnovata centralità politica e l'abbandono della sofferta trasparenza cui erano stati relegati. Camminano tre metri sopra i "semplici" membri della maggioranza, che ora li guardano con un misto di gratitudine e di insofferenza.
«Come ci siamo ridotti», mastica amaro un membro del Movimento, vedendoli sfilare di prima mattina nel ristorante di Montecitorio per un caffè. Tanti di loro sono ex Cinque stelle.
bruno tabacci
Alcuni hanno trovato casa nel Centro democratico di Bruno Tabacci, che ha portato 11 voti a Giuseppe Conte e ha pazientemente spiegato ai nuovi arrivati che «questa operazione è il contrario del Vaffa». A loro si sono aggiunti Renata Polverini fuoriuscita da Forza Italia, 3 voti del Maie e 9 provenienti dal gruppo Misto, anch' esso rimpolpato in questi anni dagli ex-grillini. Così, il governo tira il primo sospiro di sollievo.
Non tutti però esultano. Perché nel Pd, come nel M5S, sanno bene che ogni voto avrà ha un prezzo politico da pagare. I "volenterosi" chiedono ministeri, innanzitutto. Se ne sarebbero messi in conto uno alla Camera per il gruppo di Tabacci, uno in Senato per l'Udc, forse anche un dicastero al Maie, per non scontentare nessuno.
E per convincere alcuni senatori del gruppo Misto ancora indecisi, gira voce che il premier abbia promesso una candidatura nella sua lista, alle prossime elezioni. In questo modo - racconta un membro del governo - si sarebbero convinti i senatori Mario Giarrusso, Tiziana Drago e Lello Ciampolillo.
SAVERIO DE BONIS
Da 155 voti in Senato si salirebbe a 158: «Una bella sorpresa», la definisce uno dei primi senatori responsabili, Saverio De Bonis.
Voce che però ha fatto infuriare i Cinque stelle: «Noi con il limite dei due mandati dovremo abbandonare la politica e questi, che avevamo cacciato, torneranno in Parlamento?». Sono proteste a denti stretti, perché a palazzo Madama la partita è tutt' altro che chiusa. L'Udc ha confermato il suo no: «Voteremo contro», dice Lorenzo Cesa.
mario giarrusso
Ma uno dei suoi preziosissimi 3 senatori, Antonio Saccone, rende più pieno il concetto: «Non votiamo la fiducia, ma siamo pronti ad aprire un dialogo con il governo». Da domani si affronterà il rimpasto.
E Andrea Cecconi, deputato del Maie ed ex M5S, avverte: «Se Conte vuole davvero i responsabili, dovrà dare un segnale di forte discontinuità nella squadra di governo». C'è però qualche perplessità, soprattutto nel Pd, perché molti di questi «volenterosi» - così li chiama Conte - sono rimasti nel Misto, rifiutando di entrare in un gruppo politico come quello di Tabacci o del Maie, e questo li renderebbe inaffidabili.
MARIO GIARRUSSO
Di andare con i centristi, però, non ci pensano proprio: «Ero nel M5S, non posso finire tra i democristiani», dice il deputato Raffaele Trano. E con lui Silvia Benedetti: «È un'operazione che non mi piace, senza qualità. Votiamo a favore solo perché non possiamo trovarci schierati con Renzi o con le destre».