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    C'È POCO DA RIDER - I CICLOFATTORINI DI UBER VENIVANO RICATTATI PER LAVORARE IN DETERMINATI TURNI, COME DIMOSTRANO LE CHAT SPIETATE DEI MANAGER: "SE NON LI PAGHI E LORO PER MANGIARE DEVONO CONNETTERSI LA SERA, VEDRAI CHE LO FANNO" - UN GIUDICE A TORINO HA DATO RAGIONE AI LAVORATORI CHE AVEVANO FATTO CAUSA, E ORA NELLA SENTENZA SI LEGGE CHE "NON ERA LAVORO OCCASIONALE, MA SUBORDINATO": LA MULTINAZIONALE DEVE APRIRE IL PORTAFOGLI...


     
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    Giuseppe Legato per "La Stampa"

     

    rider di uber eats rider di uber eats

    Compulsati a collegarsi all'app gestita totalmente da Uber Italy srl «sotto minaccia di sospensione o blocco dell'account». Quindi «sottoposti a un potere latamente disciplinare» nello svolgere un'attività che «nasceva col presupposto di poter scegliere se lavorare o meno e quando farlo o non farlo, principio a sigillo della natura autonoma della prestazione» quest'ultima «in realtà fittizia e solo apparente».

     

    RIDER DI UBER RIDER DI UBER

    Una decina di riders che avevano intentato causa civile alla multinazionale del delivery hanno avuto ragione da un giudice a Torino lo scorso novembre. Da pochi giorni sono pubbliche le motivazioni a supporto della pronuncia: «Non era lavoro occasionale, ma subordinato».

     

    rider uber eats rider uber eats

    E questo nonostante i ciclofattorini fossero «formalmente contrattualizzati da Frc», una sorta di intermediaria di Uber, ma che si occupava soltanto del reclutamento dei lavoratori.

     

    Loro «a tutto concedere potevano decidere di mettersi on line e collegarsi alla piattaforma ma le eventuali consegne poi, venivano decise dalla piattaforma tramite un algoritmo sulla scorta di criteri del tutto estranei alle preferenze e allo stesso interesse dei fattorini».

     

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    La loro attività «era interamente diretta, gestita organizzata, controllata dalla piattaforma nell'esclusiva disponibilità di Uber Italy».

     

    Lo spiegherebbe bene, secondo i giudici, questa chat del 17 dicembre 2018 tra una manager Uber e il responsabile di Frc: «Beh - dice lei - se non li paghi non gli dai la scelta. Solo quelli assegnati al turno vengono pagati. Scommetto che si adeguano e si connettono la sera quando serve».

     

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    Chiaro no? Seconda conversazione, dice lei: «Non pagare quelli che non si devono collegare e io di conseguenza ti pagherò solo quelli che ti richiedo e devi impostare la relazione con i corrieri in modo che si connettono quando servono [ovviamente al buon andamento dell'attività di Uber Italy S.r.l osserva il giudice) secondo me se tu il pomeriggio non li paghi e loro per mangiare devono connettersi la sera, vedrai che si connettono».

     

    Ancora più chiaramente «è pacifico che l'attività lavorativa - si legge in sentenza - dei ricorrenti fosse gestita, diretta, controllata ed organizzata interamente dalla piattaforma nell'esclusiva disponibilità di Uber Italy: dalla piattaforma il lavoratore traeva tutte le indicazioni relative all'ordine, ai tempi di consegna, al percorso da seguire, al protocollo da applicare in tutte le diverse situazioni».

     

    DANIEL IBRAHM - RIDER DI UBER EATS DANIEL IBRAHM - RIDER DI UBER EATS

    Cosa faceva dunque Frc, per cui i fattorini prestavano servizio? «Si comprende che il suo ruolo è stato quello di mero soggetto intermediario tra Uber Italy S.r.l. e i singoli fattorini curando soltanto gli oneri di amministrazione del rapporto, ad esempio, il disbrigo delle prime pratiche relative all'assunzione e la corresponsione delle remunerazioni (sulla base delle provviste ricevute da Uber Italy S.r.l.)».

     

    Di qui il riconoscimento dei riders - assistiti dai legali Giulia Druetta e Sergio Bonetto - come lavoratori subordinati. Uber dovrà corrispondere loro la retribuzione diretta, indiretta e differita, nonché le competenze di fine rapporto, il trattamento di fine rapporto e indennità sostitutiva di preavviso per il 2018 e 2019.

     

    UBER EATS UBER EATS

    A seguito della sentenza pronunciata dal giudice Lorenzo Audisio il 18 novembre 2020 (sulla quale potrebbe già pendere un ricorso in Appello), Uber Eats aveva spiegato: «La decisione del tribunale di Torino riguarda una situazione passata e ben specifica, che coinvolge una società di delivery con cui non lavoriamo più. Nell'ultimo anno - hanno argomentato - abbiamo rivisto e rafforzato i nostri processi, introducendo modifiche per fornire ai corrieri indipendenti un ambiente di lavoro sicuro, gratificante e flessibile».

     

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