walter veltroni con la moglie flavia
Enrico Paoli per “Libero Quotidiano”
Di Dieci cose, il fallimentare programma d'intrattenimento del sabato sera di Rai Uno, non ne resterà nemmeno una, salvo il clamoroso flop degli ascolti. Un «botto» talmente fragoroso da aver indotto i vertici di Rai Uno a chiudere la saracinesca dopo quattro puntate. Di questi tempi regalare spettatori e pubblicità alla concorrenza (Canale 5 nell'ultimo mese ha sempre doppiato il programma della Rai) non è cosa buona e giusta. Anche se a firmare lo show del sabato sera del primo canale della tv pubblica è Walter Veltroni, passato dalla grande ribalta della politica al piccolo schermo della televisione.
VELTRONI INSINNA CAMPO DALL ORTO
Del resto i numeri sono numeri. Dieci cose, nelle sue quattro serate, ha fatto registrare una media ascolti pari al 10% (dal 10,89% dell' esordio al al 12,47% di sabato scorso), mentre Tu si que vales, il talent di Canale 5 con Maria De Filippi, Gerry Scotty, Rudy Zerby e Teo Mammuccari, è sempre stato sopra il 20% (dal 23,89% del 15 ottobre al 25,93% dell'ultima puntata). Solo Massimo Giletti, con le due serate nazionalpopolari dedicate Mogol e Battisti, è riuscito a battere la concorrenza della De Filippi. Un miracolo rimasto tale. Mentre quello di Veltroni è stato un vero fiasco.
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Eppure succede che in Rai anche se sbagli, invece di esser messo alla porta, finisci con il raddoppiare. A partire dal prossimo 27 dicembre Veltroni torna su Rai Uno, stavolta in seconda serata, con programma intitolato Gli occhi cambiano, interamente realizzato dall'azienda di Viale Mazzini. Il progetto veltroniano, scritto e diretto dall' ex segretario del Pd, è composto da 6 documentari della durata di circa 70 minuti l'uno. Dopo il passaggio sulla rete ammiraglia della tv pubblica è in agenda anche il bis, stavolta in prima serata.
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A mandare in onda i documentari di Walter sarà Rai Storia, uno dei canali tematici della tv pubblica, che ha già inserito il prodotto nel proprio palinsesto. Come spiega la stessa Rai ciascuna puntata «declinerà alcuni verbi significativi della nostra quotidianità, come Ridere, Amare, Cantare, Tifare, Sapere, Immaginare e farà una panoramica su temi, suggestioni, personaggi della storia politica e sociale del nostro Paese, attraverso il racconto che ne ha fatto la Rai dagli anni '50 ad oggi».
Il prodotto «è stato realizzato grazie ad un articolato lavoro di ricerca e restauro di materiali di teca», spiega ancora la stessa azienda, «molti dei quali inediti, per la costruzione di documentari d' autore che raccontano la storia del Paese da punti di vista diversi». Gli occhi cambiano, quindi, è una produzione realizzata con il solo ricorso alle risorse interne della Rai.
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Una sottolineatura, quest' ultima, non di poco conto. In pratica Viale Mazzini tiene molto a spiegare che i documentari veltroniani non avranno un costo stellare, come è avvenuto per Dieci Cose, la cui cifra sarebbe attorno al milione a puntata, ma saranno in linea con il budget di Rai storia.
Verosimile tutto ciò. Ma quanto sborsa l'emittente di Stato all' autore Veltroni? E questi documentari sono un una tantum oppure fanno parte di un progetto più ampio e articolato? Di cifre esatte non ce ne sono, ma quello che tutti fanno notare è un particolare: Veltroni, ormai, lavora come fosse un interno Rai. Avere accesso alle teche e agli archivi della tv pubblica significa avere le chiavi di casa, dato che quella è una miniera inesauribile di perle da mandare in onda. Certo, sempre meglio dieci storie che dieci cose, visti i pessimi risultati del sabato sera veltroniano.