DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Tommaso Labate per il "Corriere della Sera"
«Ecco perché si calpesta la libertà! Ecco perché si calpestano tutti i presupposti per porre il cittadino al centro del Paese! Il lavoratore deve essere al centro della vita politica, istituzionale ed economica. Non un subalterno, non un suddito! Non una persona da prendere e vaccinare come una vacca coattivamente contro la sua volontà o somministrargli qualsiasi altra cosa come facevano con le atlete del mondo dell' Est. E poi si sono visti i risultati ad anni di distanza, quelle povere ragazze che fine hanno fatto...».
L' ardito parallelismo tra la campagna di vaccinazione contro il Covid-19 e il doping di massa dei Paesi del Patto di Varsavia arriva dalla viva voce di Enrico Michetti. Avvocato ed esperto di diritto amministrativo, animatore dei dibattiti di una radio romana e consulente di molti comuni del Lazio, è l' uomo che Fratelli d' Italia sta imponendo nella griglia di partenza del papabili del centrodestra alla candidatura a sindaco della Capitale.
Qualcuno, solleticandone un ego all' apparenza già solleticato di suo, l' ha elevato al rango di «tribuno»; e lui, orgoglioso sognatore degli antichi fasti della Repubblica romana, in cui al tribuno era demandato l' esercizio della magistratura suprema, evidentemente fa sì con la testa e sorride, come chi apparentemente si schermisce di un complimento che in cuor suo magari considera persino una diminutio.
Classe '66, inventore e direttore della Gazzetta amministrativa, nemico giurato del coprifuoco e fervente sostenitore della tesi che vede nella proroga dello Stato d' emergenza una violazione della Costituzione, Michetti ad aprile scorso se l' è presa con i vaccini. Uomini come vacche, vaccini come doping, l' Italia come la Germania Est. Salvo un secondo dopo dire, sempre riferito alla guerra alla pandemia, «ben venga un vaccino, ben vengano le cure», le stesse che un secondo prima erano doping.
La cifra stilistica è quella del mago dello slalom speciale. Michetti scivola tra le porte provando su ogni tema ad attirare consensi con la calamita più agevole, quella di dire una cosa e il suo contrario.
Non è un caso che il vecchio giornalista Rai Furio Focolari, cantore delle gesta di Alberto Tomba e collaboratore della stessa radio da cui parla lui, ne celebri il seguito presso l' elettorato capitolino, con il diretto interessato ad ascoltarlo: «Ma quante volte arrivano telefonate "Michetti sindaco!". Professore, eri quasi un po' restio quando dicevano queste cose, quasi timido...Enrico, tu sei il più grande esperto di diritto amministrativo che ci sia».
Media impossibile tra il tribuno amato dalle masse (i sostenitori, soprattutto nel partito di Giorgia Meloni) e un semi-sconosciuto (battuta leggendaria di Francesco Storace, che lo prende in giro: «Ero a San Pietro e tutti si chiedevano chi fosse quello vestito di bianco vicino a Michetti»), il «Tribuno» freme in vista di un' investitura che forse arriverà, forse no.
Nel frattempo, allena di continuo quell' eloquio che fa impazzire il suo pubblico, in cui fonde un latinorum degno di Don Abbondio («Che cessi subito la mala gestio nella sanità») e la bonarietà da Codice civile che fece la fortuna dell' indimenticabile Santi Licheri, giudice della trasmissione Forum («Cari ascoltatori, voi dovete sapere che la legge due-due-cinque, che poi fu quella che istituì la Protezione civile...»). Il resto è quella formula binaria del tutto e del suo contrario, come per i vaccini.
Tipica di chi gioca il rosso e il nero alla roulette, contemporaneamente. Dimenticando che qualche volta esce il verde dello zero, che fa scomparire tutte le fiches e apre rotte inesplorate verso un mare di guai.
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