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    IL 15 GENNAIO 1993 FU ARRESTATO TOTO’ RIINA. E TRENT’ANNI DOPO RESTA UN DUBBIO: PERCHÉ IL SUO COVO NON FU PERQUISITO? - LA SORVEGLIANZA DEL COVO FU SMANTELLATA POCHE ORE DOPO L'ARRESTO DEL BOSS, NESSUNO VIDE LA FAMIGLIA RIINA USCIRNE PER RIENTRARE A CORLEONE E NESSUNO SI ACCORSE DEI MAFIOSI CHE TORNARONO PER PORTARE VIA TUTTO. A COMINCIARE DALL'ARCHIVIO DI RIINA - CHISSÀ SE DAVVERO È L'ARMA DI RICATTO CHE PROTEGGE ANCORA LA LATITANZA DI MATTEO MESSINA DENARO…


     
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    Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

     

    Il più giovane dei cinque magistrati al cospetto del boss appena catturato, in caserma e sotto una foto del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, era il trentaduenne Luigi Patronaggio, sostituto procuratore di turno a Palermo da meno di un anno. Aveva fatto in tempo a lavorare qualche mese con Paolo Borsellino, prima che la bomba di via D'Amelio lo uccidesse dopo Giovanni Falcone a Capaci. […] Poi il 15 gennaio 1993, eccolo davanti a Totò Riina, […] arrestato poche ore prima dai carabinieri guidati dal capitano Ultimo che fermarono in strada, a bordo di una Citroën.

    IL COVO DI TOTO RIINA IL COVO DI TOTO RIINA

     

    Il silenzio del boss «L'ho identificato ufficialmente e gli ho notificato i nove ordini di cattura a suo carico», ricorda Patronaggio. Erano nove, uno per una condanna definitiva all'ergastolo. «Gian Carlo Caselli, che aveva preso servizio a Palermo proprio quella mattina, si presentò: "Buongiorno, io sono il procuratore della Repubblica e rappresento lo Stato, se ha qualcosa da dire questo è il momento". Ma Riina preferì rimanere in silenzio».

     

    Trent' anni dopo, dei magistrati radunati intorno al «capo dei capi» della mafia, Patronaggio è l'unico ancora in attività […] E definisce il 15 gennaio 1993 «una grande giornata per la giustizia e per i siciliani, rovinata purtroppo dalle successive polemiche».

    Il riferimento è alla mancata perquisizione del covo di Riina, e ai conseguenti dubbi e veleni che hanno inquinato quello storico successo.

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    «Era tutto predisposto - prosegue Patronaggio - con i carabinieri del comando provinciale schierati, le macchine pronte e pure gli elicotteri. Ma all'improvviso si decise di sospendere l'operazione, adottando la strategia dell'attesa e del controllo della base, già sperimentata dai carabinieri di dalla Chiesa nelle indagini sui terroristi. Tutti concordarono e io, che ero di turno e avrei dovuto occuparmi della perquisizione, mi adeguai a una scelta che poteva avere un senso, se fosse stata perseguita fino in fondo».

    IL COVO DI TOTO RIINA IL COVO DI TOTO RIINA

     

    La sorveglianza del covo fu smantellata poche ore dopo l'arresto del boss, nessuno vide la famiglia Riina uscirne per rientrare a Corleone e nessuno si accorse dei mafiosi che, secondo il racconto dei pentiti, tornarono per portare via tutto. A cominciare dall'archivio di Riina, che chissà se esisteva e se davvero è l'arma di ricatto che […] protegge ancora la latitanza di Matteo Messina Denaro. Ma proprio la perquisizione rinviata e mai eseguita alimenta i sospetti, veri o falsi che siano.

     

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    L'idea, ha spiegato l'allora vicecomandante del Ros dei carabinieri Mario Mori, fu del capitano Ultimo, al secolo Sergio De Caprio, e il mancato controllo solo il frutto di malintesi e convinzioni che nella casa dove viveva con moglie e figli il boss non avrebbe mai conservato nulla di importante. […] Mori e Ultimo sono stati processati e assolti per l'ipotetico favoreggiamento a Riina e Cosa Nostra; tuttavia le sentenze […] hanno sempre definito la loro scelta inspiegabile e fonte di «profonde perplessità mai chiarite». […]

    MARIO MORI MARIO MORI SERGIO DE CAPRIO - CAPITANO ULTIMO SERGIO DE CAPRIO - CAPITANO ULTIMO

     

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