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    FACCIO COSE VEDO GENDER – LA COMPLICATISSIMA STORIA DI “TT”, LA DONNA INGLESE CHE HA CAUSATO PIÙ DI UN MAL DI TESTA ALL’ANAGRAFE BRITANNICA: SI FA IDENTIFICARE COME UOMO SUI DOCUMENTI, POI METTE AL MONDO UN FIGLIO CON LA FECONDAZIONE ASSISTITA E PRETENDE DI ESSERE RICONOSCIUTA COME PADRE – I FUNZIONARI HANNO FATTO PRESENTE CHE CHI PARTORISCE È MADRE, MA LEI SI SENTE DISCRIMINATA. LA PALLA È PASSATA AI GIUDICI, CHE… – FOTO: TRANS PARTORIENTI –  VIDEO


     
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    fernando machado fernando machado

    Francesco Borgonovo per “la Verità”

     

    Stanno trasformando la vita in una faccenda di burocrazia, per cui una carta bollata vale più della biologia e dell' ordine naturale. Ecco perché bisogna fare attenzione anche ai minimi dettagli. Anche in Italia, ormai, è possibile cambiare sesso sui documenti ufficiali anche se non si è completato il processo di transizione. Bastano un po' di scartoffie e il gioco è fatto: sulla carta d' identità la donna può dichiararsi uomo e viceversa.

     

    kayden coleman kayden coleman

    Qualcuno dice: sono solo formalità, che ve ne importa? E invece no. Non si tratta semplicemente di questioni di principio. Nel mondo ribaltato che sorge sotto i nostri nasi il cavillo regna e può produrre mostri come quello spuntato di recente in Gran Bretagna. Ecco la storia.

     

    IL CERTIFICATO

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    Comincia, come ormai accade di frequente, con una donna intenzionata a cambiare sesso. La signora in questione, diversi mesi fa, ha deciso di diventare uomo. Per cui si è rivolta alle autorità britanniche chiedendo di essere ufficialmente riconosciuta come maschio. Benché il suo corpo fosse ancora quello di una femmina, costei ha ottenuto un Gender recognition certificate, poiché le leggi inglesi consentono il mutamento di genere anche prima che l' iter chirurgico della transizione sia concluso.

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    Così, agli occhi dello Stato, la nostra donna è diventata un uomo trans di nome TT. E qui arriva il bello. Appena dopo aver ottenuto la certificazione di virilità (non erano nemmeno passati dieci giorni), all' inizio del 2018, la signora ha deciso di avere un figlio.

     

    Ha fatto ricorso a una banca del seme e ha approfittato dei suoi attribuiti femminili per restare incinta. Nove mesi dopo, la natura - che è testarda e si indigna a funzionare nello stesso modo da sempre - le ha permesso di dare alla luce un bambino. Risultato: il signore trans chiamato TT ha partorito un figlio (la stampa inglese lo chiama YY). Non è la prima volta che accade: di trans che sfornano bambini ce ne sono parecchi in giro per il mondo. Solo che il caro TT è diverso dagli altri.

    scott moore scott moore

    Quando si è trattato di registrare il figlio all' anagrafe, non ha voluto essere indicato come madre del piccolo, ma come padre.

     

    TANTE PERPLESSITÀ

    I funzionari dell' anagrafe sono rimasti di stucco e hanno fatto presente a TT che la legge parla chiaro: chi partorisce un bambino ne è a tutti gli effetti la madre e così va registrato sui documenti. Niente da fare: TT ha spiegato che la società è cambiata e che bisogna adeguarsi: passare per madre lede i suoi «diritti umani».

    chris rehs dupin chris rehs dupin

     

    Così si è rivolto a un avvocato e ha fatto ricorso alla High court britannica. Il suo avvocato, Hannah Markham, ha spiegato che le leggi sulla natalità non sono «più compatibili» con la società moderna e con le numerose espressioni dell' identità di genere. Verrebbe da dire che la biologia se ne frega abbastanza della società moderna e pure del genere, e infatti quello che per lo Stato inglese e la sua burocrazia è un uomo ha potuto partorire un bambino.

    trystan reese trans incinta trystan reese trans incinta

     

    Ma queste sono considerazioni troppo conservatrici, troppo arretrate: non sono gradite ai fautori dei diritti trans. parola alla corte La palla, dunque, è passata ai giudici del Regno Unito. I quali si sono trovati parecchio in difficoltà. Da una parte avevano TT che gridava alla «discriminazione». Dall' altra c' erano i funzionari dell' anagrafe che non sapevano quali pesci pigliare: il trans aveva partorito, ma era in possesso di una carta ufficiale che ne certificava il sesso maschile.

     

    Sulle prime, hanno provato a cavarsela con un compromesso, ovvero hanno proposto di registrare TT come «madre maschio» o «genitore gestante» del piccolo YY. Ma il pastrocchio non è stato approvato, perché appunto il diritto non lo consente. Insomma, non resta che attendere la decisione della High court per capire che cosa sarà scritto sul certificato di nascita del bambino. Sir Andrew McFarlane, il giudice supremo, ha voluto però chiamare in causa il governo britannico, poiché la vicenda apre almeno un paio di enormi questioni politiche.

     

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    PROBLEMI POLITICI

    La prima riguarda la possibilità per i trans di fare ricorso alla fecondazione assistita. In effetti viene da chiedersi per quale motivo una donna che vuole diventare uomo dovrebbe poter diventare madre. Se rifiuti la femminilità dovresti rigettarla in toto, non solo a pezzetti.

     

    Poi, ovviamente, la storia di TT tira in ballo le leggi inglesi sul diritto di famiglia e, in particolare, le norme sulla natalità. La Corte deciderà nei prossimi giorni, e il piccolo YY rischia di diventare il primo bambino nella storia a non avere una madre. Il primo nato dal ventre di suo padre. Del resto, grazie al fuoco del progresso, tutto è possibile, e la biologia è ridotta a una mera opinione. Molto meglio le carte bollate della natura, no?

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