SOUSA
Francesco Saverio Intorcia per “la Repubblica”
Hanno apprezzato Paulo, Paulo è primo. Paulo Sousa, in testa con la sua Fiorentina effervescente, non stupisce quanti l’hanno conosciuto nei suoi precedenti italiani. A partire da Marcello Lippi, suo tecnico alla Juventus e all’Inter: «Tanti giocatori che ho avuto oggi allenano ad alti livelli, sono più di venti.
Con Paulo parlavo spesso di come aggredire il centrocampo, lui ha tenuto conto di queste nostre chiacchierate: me ne accorgo dal fatto che la sua Fiorentina ha un profilo aggressivo, le sue idee sono propositive. Ha temperamento e cerca il gioco in verticale».
Della Juventus del primo ciclo lippiano, Paulo era l’anima e la regia. Al suo fianco c’era Alessio Tacchinardi, oggi allenatore della Pergolettese in D e commentatore tv. «Onestamente Paulo mi ha sorpreso, ma ne sono felice. È un Lippi del 2015, con tante idee innovative, al passo con i tempi. Da Lippi ha ereditato il carisma, la mentalità vincente, il coraggio di chi prova a fare sempre la partita, come contro la Roma, al di là del risultato.
SOUSA JUVE
Ha convinto la squadra a seguirlo e lui riesce a far rendere la rosa anche oltre il valore reale. Però ricordiamo anche che questa Fiorentina è stata costruita molto bene in estate e ha ogni uomo al posto giusto. Paulo ha avuto il merito di chiedere Kalinic, con Gomez sarebbe tutta un’altra squadra, non così forte».
Squillano in continuazione gli smartphone degli ex compagni del portoghese. Gianluca Vialli dice che «Paulo è un gentiluomo e gli voglio molto bene, ha affinato il metodo e arricchito le conoscenze girando il mondo. La Fiorentina è un’avanguardia tattica, disegna una nuova frontiera per la capacità di cambiare modulo in continuazione, si giocherà così per i prossimi anni».
SOUSA GOBBO DI MERDA
Mentre Fabrizio Ravanelli ricorda «un grande professionista, con forte personalità, ai tempi della Juve si faceva sempre sentire: ha il viso d’angelo ma se ha qualcosa da dire non usa mezze misure. Ha fatto molto bene in Svizzera, meno in Inghilterra ma credo che anche quel momento difficile gli sia servito».
Nel biennio torinese, Paulo Sousa appena arrivato strinse amicizia col giornalista e scrittore Darwin Pastorin, che ricorda: «Siamo entrati in sintonia per la lingua, ci incontrammo in una pizzeria nei pressi dei Giardini Reali, gli regalai due libri di Tabucchi, Requiem e L’angelo nero, e lui mi confessò il suo amore per Fernando Pessoa. Il suo sogno da bambino era fare l’insegnante, voleva diventare come la sua maestra Rosa delle elementari.
sousa
E quand’era in Ungheria pensava di aprire una casa editrice per bimbi. Mi ha sempre colpito la sua intelligenza, la sua apertura mentale, la possibilità di parlare con lui di tante cose. In un certo senso, a Firenze fa il maestro e la sua classe lo segue benissimo».
Gianluca Vialli
Un socratico, Sousa.
Almeno nel ritratto che ne fa Giancarlo Marocchi, anche lui oggi commentatore tv: «Una cosa che mi ha molto colpito di lui è questo suo eloquio forbito, quasi filosofico. Quando giocava parlava pochissimo, ma si comportava come se quelle cose già le pensasse.
MAROCCHI
Aveva una grande attenzione per i compagni, per gli avversari, per il risultato, anche se le parole erano due in croce. Stava in camera con Vialli e soffriva un po’ questa cosa, perché lui era pacato, un po’ dormiglione, avrebbe voluto riposarsi, invece la loro camera, per la presenza di Gianluca, diventava spesso il nostro ritrovo di discussioni e partite a carte».
TACCHINARDI
È in fondo quello che conferma Tacchinardi: «Paulo era serio, introverso, ma dava una mano ai giovani. Pensava alla squadra, mai a sé. E lo fa ora a Firenze: ha messo gli altri al centro del progetto, i magazzinieri, i dottori, i tifosi, i giocatori, non per calcolo o furbizia. Lui viene dalla gavetta, è stato in Israele, in Ungheria, in Inghilterra, in Svizzera. E questo multiculturalismo è uno dei segreti della Fiorentina»
Dirk Bikkembergs per Fabrizio Ravanelli PAULO SOUSA PAULO SOUSA PAULO SOUSA 9