musulmani in moschea
(ANSA) - Aveva chiesto la protezione internazionale lamentando di essere perseguitato da un'organizzazione islamica autorizzata dal padre - imam e responsabile di cinque moschee - per punirlo per condotte contrarie alla loro visione sull'Islam: come coltivare il piacere della musica o guardare film, anche pornografici. Ma - come riportato dal Resto del Carlino - prima la commissione territoriale (sezione di Forlì-Cesena) e poi la Corte d'Appello di Bologna, gli avevano negato la protezione internazionale ritenendo la sua versione contraddittoria.
preghiera musulmani
La Cassazione ha invece ora deciso che per l'uomo - un 39enne del Pakistan che vive a Ravenna (è seguito dall'avvocato Andrea Maestri, volontario di Avvocato di Strada onlus) - è necessario un ulteriore vaglio davanti alla Corte d'Appello bolognese. In particolare i giudici romani hanno sollecitato una nuova valutazione sulla credibilità "che non può essere affidata alla mera opinione del giudice".
E hanno ricordato la Convenzione di Istanbul del 2011 in tema di protezione internazionale e atti di violenza domestica. Il 39enne aveva lasciato il suo Paese nel 2011. E, dopo avere soggiornato in diverse nazioni, nel 2016 aveva raggiunto l'Italia attraverso la rotta balcanica. A Ravenna aveva pure dormito per strada facendo vari lavori (aiuto cuoco, raccolta frutta, pulizie).
UN IMAM GUIDA LA PREGHERA
Secondo il suo racconto, gli animi in famiglia si erano esacerbati quando il padre e il fratello lo avevano scoperto coltivare le sue passioni per la musica e vedere film per adulti. Si era allora trasferito a Karachi dove aveva aperto un negozio di musica: ma era stato picchiato sfuggendo a un assalto armato. Il padre tra le altre cose lo aveva spinto anche a sposarsi.