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    IL CINEMA DEI GIUSTI - “FRATELLO E SORELLA”, DI ARNAUD DESPLECHIN, È BEN FATTO E BEN RECITATO. OTTIMO PER LE SERATE INVERNALI. INSOPPORTABILE, OVVIO. MA VA GIÙ MEGLIO DI QUALSIASI FILM ITALIANO D’AUTORE - MARION COTILLARD, CHE DIVIDE LA SCENA PER DUE ORE COL FRATELLO MELVIL POUPAUD, UN BEL PO' PIACIONE, PIANGE CALDE LACRIME DALL'INIZIO ALLA FINE. SOPRATTUTTO PER IL SUO ASSURDO RAPPORTO INCESTUOSO DI AMORE-ODIO COL BEL FRATELLO SCRITTORE DI TALENTO. UN RAPPORTO FOLLE CHE PORTA I DUE A FARSI DI QUALSIASI COSA… - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    C’è qualcosa da vedere in sala? Direi di sì. Ieri sono tornato a vedere “Fratello e sorella” di Arnaud Desplechin con Marion Cotillard e Melvil Poupaud, che avevo visto, e un bel po’ dimenticato, nella Cannes del 2022. Un po’ troppo mélo per i gusti italiani, ma ben fatto e ben recitato. Mi sembra che agli spettatori del Giulio Cesare a Roma, saranno stati una trentina, sia piaciuto.

     

    Vi avviso che stavolta Marion Cotillard, dove divide la scena per due ore col fratello Melvil Poupaud, un bel po' piacione, piange calde lacrime dall'inizio alla fine. Piange per dovere di copione sulla scena, è celebre attrice in tournée coi "Fratelli Karamazov", piange perché ha i genitori in ospedale dopo un brutto incidente, piange perché il figlio del fratello è morto a sei anni e lei non lo ha mai visto, ma soprattutto piange per il suo assurdo rapporto incestuoso di amore-odio col bel fratello scrittore di talento.

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    Un rapporto folle che porta i due a farsi di qualsiasi cosa, lui oppio lei antidepressivi, di stare costantemente in bilico nella vita e civettare con la morte rendendosi conto che sono innamorati da sempre. Se gli spettatori francesi amano follemente la Cotillard e tutti i suoi film più melo, amano anche queste macchine sceniche di Desplechin così invecchiate dopo film come "Drive My Car", a noi, spettatori non francesi, tutta questa costruzione psicanalitico-teatrale che passa attraverso pillole e pasticche, dolore  lacrime Dostoevsky cultura ebraica, non ci interessa così tanto.

     

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    E vediamo tutti questi tic degli attori, tutti questi eccessi di regia come delle sbavature che all'undicesimo film identico al precedente ci può anche non stare così simpatico. Ottimo spettacolo, per carità, ma abbiamo già dato, e molto, al cinema di Desplechin. Certo i due protagonisti sono perfetti a fare i due fratelli stronzi, insopportabili, presi dalla loro arte, che attirano tutta l'attenzione della famiglia su di loro, c'è anche un terzo fratello, gay con fidanzato, ma non conta.

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    Così mariti, mogli, amici psicanalisti della nativa Lille, rabbini, fan rumene, servono solo da sottofondo per la scena continua di amore e odio dei due protagonisti belli e dannati che appena si vedono provocano la mancanza di sensi di lei (cade giù come una pera, ma è attrice, si sa) e la corsa all'oppio di lui (ma dove lo trova così facilmente a Lille?). Ottimo per le serate invernali. Insopportabile, ovvio, ma va giù meglio di qualsiasi film italiano d'autore. In sala.

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