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    IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - IL CINEMA DI GENERE PERDE UN ALTRO DEI SUOI GRANDI PROTAGONISTI, TRA WAR MOVIE, SERIE AMERICANE, FOLLI SPAGHETTI WESTERN: SE NE VA TY HARDIN, 87 ANNI - VERO ATTORE AMERICANO, NATO A NEW YORK E CRESCIUTO IN TEXAS, CHE VENNE A TROVAR FORTUNA NELL’ITALIA DEGLI SPAGHETTI WESTERN NEI PRIMI ANNI ’60


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    Il cinema di genere perde un altro dei suoi grandi protagonisti, tra war movie, serie americane, folli spaghetti western. Se ne va Ty Hardin, 87 anni, vero attore americano, nato a New York e cresciuto in Texas, che venne a trovar fortuna nell’Italia degli spaghetti western nei primi anni ’60. Sembra che anche a lui Leone avesse chiesto di fare il protagonista di Per un pugno di dollari. E disse di no.

     

    Ty Hardin, bello, biondo, atletico, tipico ragazzone americano alla Troy Donahue, aveva fatto la guerra di Corea quando la Warner Bros lo volle fra le sue star giovanili. Lo troviamo in celebri serie del tempo, come Bronco, e in parecchi film, anche se i maggiori sono proprio quelli della Warner, che cerca davvero di lanciarlo come protagonista. Eccolo a fianco di Jeff Chandler nel capolavoro di Samuel Fuller Merril’s Maurauders (L’urlo della battaglia, 1962), in The Chapman Report (Sessualità, 1962) di George Cukor a fianco di Jane Fonda e Efrem Zimbalist, Jr, in PT 109 Posto di combattimento di Leslie H. Martinson con Cliff Robertson nei panni di un giovane John Kennedy.

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    E’ notevole anche in Wall of Noise di Richard Wilson con Suzanne Pleshette e l’adorabile Dorothy Provine e nel giovanile vacanziero Giorni caldi a Palm Springs di Norman Taurog a fianco di Troy Donahue e Connie Stevens. Arriva in Europa, assieme a tanti attori americani come Henry Fonda, Telly Savalas e Robert Woods, per girare in Spagna il kolossal bellico La battaglia dei giganti di Ken Annakin.

     

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    E ci rimane una ventina d’anni. Come Robert Woods viene interamente inglobato nei nostri spaghetti western, nell’eurospy e nelle produzione che ogni tanto gli americani girano in Europa. Eccolo nel so primo western italiano, L’uomo della valle maledetta di Primo Zeglio e Siro Marcellini, in un curioso spionistico adorato da Quentin Tarantino, Bersaglio mobile, girato a Atene da Sergio Corbucci con Michael Rennie e Paola Pitagora, un film, nell’horror Warner Berseck (Il cerchio di sangue) con Joan Crawford, in Custer l’eroe del West di Robert Siodmak con Robert Shaw.

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    O negli avventurosi Ragan dello spagnolo José Briz con Antonella Lualdi e Giacomo Rossi Stuart e Caccia ai violenti di Nino Scolaro con Pier Angeli. In realtà Ty Hardin non riesce a imporsi da noi come vera star e, negli anni ’70, passa da ruoli da protagonista a co-protagonista barbuto in produzioni poverissime italiane e non solo italiane.

     

    Parliamo di film come Acquasanta Joe di Mario Gariazzo con Lincoln Tate, Sei jellato amico, hai incontrato Sacramento, dove litiga col regista Giorgio Cristallini e ci parla tramite altri attori. In Quel maledetto giorno della resa dei conti di Sergio Garrone: Sono film dove non sempre arrivano i soldi per girare e parte un giro funesto di cambiali. In Il giorno del giudizio di Mario Gariazzo ci deve mettere i soldi lui per chiudere le riprese. Zigzag di Maurizio Lucidi, girato in Jugoslavia, non verrà mai completato.

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    In The Last Rebel di Denis McCoy, pazzesco western girato in Italia che doveva lanciare Joe Manath, un campione di football americano come protagonista, il regista non riesce mai a riprendere i cavalli da fermi. Il risultato è terribile, al punto che verrà riscoperto come stracult dagli americani. Anche se la cosa più assurda è la musica rock che imperversa per tutto il film firmata Tony Ashton e Jon Lord dei Deep Purple. Vincent Canby lo massacra sul “New York Times” del tempo.

     

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    “Sembra diretto da qualcuno che ha fatto un corso per corrispondenza del Famous Film Directors School di Westport (“Earn money in your spare time. Be a famous director…”)”. Denis McCoy, il regista, finirà a girare spot per le mutande. Ty Hardin, tornato in America, impazzisce del tutto, diventa un militande di destra, un freedom fighter, e fonda gli Arizona Patriots, una sorta di organizzazione neonazista che attacca ebrei e cattolici e imperversa per tutta l’Arizona.

     

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    A un certo punto l’FBI si sveglia e sequestra tutto l’arsenale di Ty Hardin e soci. La sua carriera di attore finisce lì. Farà qualcosa in filmetti di serie Z fino al 2011. Poi si ammala di Alzheimer. In tutto questo ha trovato il tempo per otto mogli, tra queste anche una Miss Universo del 1962, ben e sette figli.

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