Mauro Evangelisti per "www.ilmessaggero.it"
il centro di milano durante l'emergenza coronavirus 10
Sars-CoV-2 era presente in Europa già a marzo del 2019. Lo sostiene una ricerca dell’Università di Barcellona, già pubblicata, che ha analizzato le acque reflue della città catalana e che ha fissato nel 12 marzo del 2019 la data di comparsa del nuovo coronavirus.
Gli scienziati italiani, però, invitano alla prudenza e all'attesa di ulteriori conferme. Ricordiamo, che l’Istituto superiore di sanità aveva già rilevato, con lo stesso sistema, la presenza di Sars-CoV-2 in Lombardia a dicembre; uno studio analogo (in questo caso sulle donazioni del sangue) aveva fissato la stessa finestra temporale di dicembre 2019 in Liguria.
CORONAVIRUS
Queste ricerche potrebbero portare a riscrivere la storia di Sars-CoV-2, rilevato a Wuhan a inizio dicembre 2019 in Cina, dove è cominciata l’emergenza sanitaria, e successivamente segnalato all’Organizzazione mondiale della sanità. Si era sempre pensato che il nuovo coronavirus fosse poi arrivato in Europa a gennaio, il caso di Codogno è di febbraio. Ormai è certo che circolasse da prima, ma lo studio dell’Università di Barcellona rischia di mettere in discussione molte certezze.
reparto di terapia intensiva brescia 1
Si legge sul sito ufficiale dell’ateneo catalano: «Il lavoro, a cui hanno preso parte ricercatori del gruppo di virus enterico UB Gemma Chavarria-Miró, Eduard Anfruns-Estrada e Susana Guix, guidati da Rosa Maria Pintó e Albert Bosch, fa parte del progetto di sorveglianza sentinella SARS -CoV-2. Sebbene COVID-19 sia una malattia respiratoria, è stato dimostrato che nelle feci si trovano grandi quantità del genoma del coronavirus che successivamente raggiungono le acque reflue».
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Ancora: «I ricercatori hanno analizzato alcuni campioni congelati tra gennaio 2018 e dicembre 2019 con il sorprendente risultato della presenza di genomi SARS-CoV-2 a marzo 2019, molto prima della notifica di qualsiasi caso di COVID-19 in tutto il mondo». «Tutti i campioni sono risultati negativi per la presenza di genomi SARS-CoV-2 ad eccezione del 12 marzo 2019, dove i livelli di SARS-CoV-2 erano molto bassi ma chiaramente positivi per la PCR e, in più, usando due obiettivi diversi.
NICCOLO ALLO SPALLANZANI
Barcellona riceve molti visitatori per motivi turistici o professionali - continua Albert Bosch - ed è più che probabile che si sia verificata una situazione simile in altre parti del mondo. Poiché la maggior parte dei casi di COVID-19 mostra sintomi simil-influenzali, il primo avrebbe dovuto essere mascherato da casi di influenza non diagnosticata».
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Commenta il professor Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova: «In Liguria abbiamo dimostrato che già a dicembre c'erano persone che avevano sviluppato gli anticorpi. In questo caso, a Barcellona, si parla di altro, di acque reflue con tracce di virus, per cui bisogna essere molto prudenti. Serve grande cautela, ma certo è un dato interessante». Prudente anche il professore Pierluigi Lopalco: «Mi pare molto strano, suggerisco cautela».
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