Alessandra Comazzi per “la Stampa”
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Antonio Ricci compie oggi 70 anni. Nato ad Albenga nel 1950, una moglie, sempre la stessa, e tre figlie che continuano a vederlo poco, «ma almeno sanno sempre dove sono». Segno del Cancro, carattere ostico, tignoso. Preciso. Ascetico.
Non deve avere nessun cadavere nell' armadio, altrimenti, in tutto questo tempo - firmò il suo primo programma, Fantastico, per Raiuno, nel 1979 - con tutti i nemici che si è fatto, con tutti coloro che ha accusato, qualcuno, potendo, si sarebbe vendicato. Invece niente.
Che cosa le portano questi primi 70 anni?
«La stessa carica provocatoria che avevo a 20. Quella non è mai cambiata. Ed è la cifra costante delle cose che ho fatto, a partire da Drive in, che andò su Italia 1, rete corsara, mentre su Canale 5 Berlusconi voleva rifare la Rai».
«Drive in» rivoluzionò la tv, è lì che lei cominciò a volgere a suo vantaggio i ritmi e l' immediatezza tipici delle interruzioni pubblicitarie. Nessun pentimento?
grillo pertini ricci
«Certo che no. Anzi, un po' di compiacimento. Io continuavo a lavorare per Raiuno, avevo fatto Fantastico 1, 2 e 3, anche 30 milioni di spettatori.
Poi, con Beppe Grillo, Te la do io l' America e Te lo do io il Brasile. Cercavo indipendenza, in vita mia non ho mai firmato esclusive. Un programma senza censure: nessuno criticava l' americanizzazione dell' Italia Anni '80, la Milano da bere, nessuno toccava la moda e noi, con le Bomber, equiparammo le sfilate alle parate militari; volevo sviluppare la satira politica.
Alla Rai, una volta, io e Grillo fummo salvati da una telefonata di Pertini: i dirigenti volevano farci fuori per le battute su De Mita e sui socialisti, e lui disse che non si era mai divertito tanto».
Che cosa non farebbe per una provocazione?
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«Non mentirei. Ma a parte quello, farei abbastanza di tutto. Anche Striscia la notizia, chi l' avrebbe mai detto che sarebbe durata così tanto? (debuttò il 7 novembre 1988 su Italia 1, poi passò a Canale 5 l' 11 dicembre 1989 n.d.r.), diventando più credibile dei tg ufficiali?»
Lei parla come se non facesse parte integrante del sistema tv che critica: non si contraddice?
«Io mi considero ancora un intruso e per fortuna molti la pensano così. Le contraddizioni le conosco e le ammetto. Prendiamo il Gabibbo, i miei inviati: penso che si capisca a occhio nudo che non son normali, che sono casi umani. A me li segnala don Ciotti, io in realtà sono una comunità di recupero».
Se nella tv generalista non ci sono novità, è colpa dei pubblicitari che non si fidano e non danno i soldi?
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«Ma no, ormai anche loro sono una categoria morta. Non c' è il minimo coraggio per imporre qualcosa, e per imporre qualcosa ci vuole comunque del tempo».
Ma: e le Veline? Sfruttamento del corpo femminile, come negarlo?
«Io voglio seminare dubbi in un mondo di ipocrisia mediatica, in cui se giri uno spot di intimo con un regista e una protagonista che fanno finta di essere impegnati politicamente, nessuno parla di utilizzo del corpo delle donne».
E che mi dice del caso di Giovanna Botteri, presa in giro per il suo aspetto fisico?
«Un esempio di manipolazione. Noi facciamo un servizio per difenderla, e tutti ci attaccano. Ma dài, è malafede».
Lei comunque di nemici se ne fa tanti. Uno fra tutti, Bonolis: litigaste tantissimo. Com' è adesso la situazione?
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«Il peggior nemico di Bonolis è se stesso, ma lui ha la capacità e l' intelligenza di capire dove ha sbagliato e far tesoro dell' esperienza».
Compleanno anche per Paperissima, che torna lunedì 29 su Canale 5, e di anni ne fa 30: niente stanchezza nemmeno lì?
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«Tutto si rinnova. Una volta i programmi si registravano, e prendevamo le papere dalle registrazioni. Adesso il web è una miniera inesauribile».
Filmare un bambino che cade invece di aiutarlo: non è raccapricciante?
«È terapeutico, fa passare l' ansia. Quando le mie figlie erano piccole e cadevano, mi spaventavo a morte. Adesso ho capito che i bambini sono di gomma».
Lei è mai stato di gomma?
«Una volta, gita di terza media alle Fonti del Clitunno: vado a importunare un cigno, credevo fosse buono. Lui mi taglia la scarpa dandomi una beccata tremenda al piede. Però fu documentato solo il dopo, non il durante».
La soddisfazione maggiore?
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«La sfida delle Velone, ragazze in gara tra i 65 e il 90 anni. Batterono Miss Italia. Il divertimento purissimo e la gioia di vivere».
Il programma più amato?
«Te la dò io l' America, con Beppe Grillo in stato di grazia».
La delusione?
«Da trent' anni con Striscia combattiamo le fake news, fin da quando si chiamavano bufale: mai che un tg, uno qualunque, abbia riconosciuto di aver dato una notizia non vera. E finché non succederà, io non mi muovo dalla tv».
Ma non è stufo?
«Di sicuro sono tranquillo: ho preso 29 Telegatti, più di Mike Bongiorno. Adesso non li danno più, ma se anche tornassero a darli: chi mi becca?».
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La tv generalista durerà?
«Se saprà fornire prodotti appetibili».
Lei guarda la tv continuamente: che cosa per diletto?
«Direi niente, non ho tempo. Tutto confina sempre col lavoro. Anzi, una cosa c' è: mi diverto proprio a guardare Bianca Berlinguer e Mauro Corona».
Lei era Antonio Ricci già 40 anni fa, e adesso è ancora qui: perché non c' è ricambio?
«Perché la qualità non è richiesta. Per praticarla, ci vuole una tale iniziativa personale che a trent' anni, senza una struttura alle spalle, non si può avere».
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