Veronica Timperi per “il Messaggero”
La moda non ama Donald Trump. Ormai è quasi un dato di fatto. Tra il presidente degli Stati Uniti e il fashion system, sin dal suo insediamento alla Casa Bianca, non c'è mai stato feeling. La colpa, con molta probabilità, è da attribuire alle sue politiche sessiste e violentemente discriminatorie che i creativi di tutto il mondo non hanno mai accettato.
DONALD TRUMP ALL INAUGURAZIONE DELLO STABILIMENTO VUITTON IN USA
LO SMACCO
L'ultimo in ordine di tempo è Nicolas Ghesquière che, andando contro Trump si è dissociato addirittura da Louis Vuitton, il brand del colosso francese Lvmh, di cui è direttore creativo dal 2013. Lo stilista sembra non aver gradito la presenza del presidente Usa all'inaugurazione del nuovo stabilimento del brand francese in Texas. Una visita che aveva già destato scalpore perché la figlia, Ivanka Trump, si era presentata indossando una delle borse più famose di Chanel, lasciando perplessi i presenti.
ivanka trump arriva all evento vuitton con borsa chanel
Uno smacco per il marchio d'Oltralpe. In segno di protesta Ghesquière ha pubblicato sulla sua bacheca Instagram la copertina della hit High Energy di Evelyn Thomas insieme al post: Schierato contro ogni azione politica. Sono un fashion designer che rifiuta questa associazione, seguito dagli hashtag #trumpisajoke #homophobia. In poco più di un'ora sull'account del designer che veste anche Brigitte Macron, la moglie del presidente francese Emmanuel Macron, è arrivata una pioggia di like (5mila) e l'appoggio da parte di personalità del settore come lo stilista Giambattista Valli, il direttore creativo accessori Louis Vuitton Camille Miceli, Edward Enninful, direttore di Vogue Uk, Nicole Phelps di Vogue.com.
IL SODALIZIO
donald trump bernard arnault
Un messaggio molto chiaro a Francois Arnault, patron di Lvmh, uno degli uomini più ricchi del mondo, che ha definito apolitica questa visita che per molti ha il sapore di un sodalizio, nonostante già nel 2017, a pochi mesi dall'insediamento, fosse tra i primi a visitare Trump per annunciare i piani dell'impianto in Texas, il terzo di Louis Vuitton negli Usa (i primi due sono in California), col potenziale di mille nuovi posti di lavoro nell'arco di cinque anni.
Il gesto di Ghesquière arriva nel momento in cui Trump sta cercando di revocare una serie di provvedimenti contro la discriminazione di persone transgender nel lavoro e sta introducendo dazi punitivi per i beni di lusso europei, tra cui proprio la moda. Gli stilisti americani, da Tom Ford a Raf Simons, già dalla prima ora hanno boicottato la politica di Trump rifiutandosi di vestire la First Lady, Melania che ha trovato poi in Dolce & Gabbana i suoi designer di riferimento, nonostante le critiche mosse ai creativi siciliana dall'intero mondo della moda.
bernard arnault donald e ivanka trump
Hanno fatto eco alla posizione negativa dei marchi Usa anche brand italiani come Missoni che, durante la presentazione della collezione fall-winter 2018, ha protestato contro le misure sessiste di Trump mandando in passerella il Pussyhat, un cappellino con le orecchie da gatto, come simbolo dei diritti delle donne. A sostegno delle misure contro le discriminazioni di genere americane si sono schierati anche Carlo Capasa, Fausto Puglisi, Stella Jean, Luisa Beccaria e Lavinia Biagiotti.
trump con arnault in texas allo stabilimento vuitton le valigie louis vuitton di melania trump