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URSULA DEMOCRISTONA: DA' A FITTO LA VICEPRESIDENZA ESECUTIVA MA GLI CONCEDE UN PORTAFOGLIO DI...
1. FITTO TELEFONA A ZINGARETTI MA LA SINISTRA NON SI FIDA “SI SMARCHI DAI CONSERVATORI”
Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
RAFFAELE FITTO - PARLAMENTO EUROPEO
«Ma io non verrò in Parlamento a rappresentare l’Ecr, io mi presento come Commissario europeo». L’altro ieri, dopo la presentazione della nuova squadra di Ursula von der Leyen, tra i primi numeri telefonici composti da Raffaele Fitto c’è stato quello di Nicola Zingaretti, il capo delegazione del Pd nell’Eurocamera.
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Il ministro italiano per gli Affari europei voleva capire quale fosse l’umore dei Democratici nei suoi confronti. Se potesse contare sul loro aiuto. In particolare in occasione dell’audizione nella commissione parlamentare che rappresenta il vero test per i candidati all’esecutivo dell’Unione. Fitto, dunque, intende in primo luogo assicurarsi la non ostilità di tutti gli eurodeputati del nostro Paese. Contando su un regolamento parlamentare piuttosto arzigogolato e costruito per rendere difficili le bocciature.
nicola zingaretti al parlamento europeo.
Eppure qualche problema per il ministro italiano e per altri 4-5 commissari (a partire dall’ungherese al maltese fino a quello olandese per un suo potenziale conflitto di interessi legato ai precedenti rapporti di lavoro con il colosso petrolifero Shell), potrebbero esserci. «Noi - è stata la risposta dell’ex segretario Dem - ti faremo tutte le domande per mettere in contraddizione il tuo europeismo con quello del tuo partito. Ci dovrai dire se sei per un’Europa intergovernativa o per proseguire nel percorso di integrazione?». «Allora - ha avvertito Zingaretti - tu dovrai guardarti soprattutto dai tuoi. Se risponderai bene, saranno quelli dell’Ecr a crearti problemi».
RAFFAELE FITTO GIORGIA MELONI
In effetti proprio dentro i Conservatori i problemi non mancano. L’anti-europeismo è un istinto che a destra non manca mai. Basti pensare a quel che ha detto martedì scorso il capogruppo di Fdi, Nicola Procaccini, durante il dibattito sul Rapporto Draghi: «Serve una autolimitazione legislativa dell’Europa». Una frase dal chiaro sapore euroscettico.
Bisogna tenere presente, poi, che proprio il Regolamento del Parlamento Ue stabilisce che la prima domanda da porre in audizione ai candidati commissari debba riguardare «l’impegno europeo». […]
mario draghi e giorgia meloni a palazzo chigi
Il punto, però, è che se non ci sarà una irritazione del partito di cui fa parte Fitto o di qualche altra delegazione, è difficile che si creino negli “hearings” dei veri e propri problemi politici. Per due motivi: serve una maggioranza qualificata dei due terzi per la “promozione” e quindi se salta un candidato di destra è facile poco dopo far saltare uno di sinistra. In secondo luogo la valutazione è votata non dai singoli membri della Commissione parlamentare ma dai coordinatori (i capigruppo). Decidono cioè sette- otto persone. E soprattutto il Pd non può contare su nessun coordinatore nelle commissioni.
[…] Oltre al ribollire delle contraddizioni dentro l’Ecr, infatti, anche all’interno della potente “macchina” del Ppe compaiono alcune crepe. La loro delegazione spagnola - la terza dei popolari con 22 eletti - ha ad esempio fatto sapere che non voterà la rappresentante del loro Paese, la socialista Ribera. Che è stata proposta come vicepresidente esecutiva e con un portafoglio gigantesco: la Transizione ecologica e la Concorrenza.
ursula von der leyen giorgia meloni g7 borgo egnazia
[…] In questo gioco a incastri, quindi, non è stata una buona idea quella di Giorgia Meloni di attaccare ieri il Green Deal. Proprio perché l’unica commissaria con una delega adeguata è proprio la Ribera che si dovrà occupare di Green Deal: «Certamente lo implementerò ». Aprire un contenzioso adesso su quel fronte non aiuta né Raffaele Fitto né Ursula von der Leyen che considera la transizione verde una sua creatura definendola «la nostra spina dorsale». Comunque le audizioni si terranno nella seconda metà di ottobre. […]
2. L’ESORDIO DI FITTO A BRUXELLES E VEDE GENTILONI: CONFRONTO UTILE
Estratto dell’articolo di Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
RAFFAELE FITTO E PAOLO GENTILONI
Raffaele Fitto ha avuto i primi incontri a Bruxelles in qualità di commissario Ue. Ha visto il commissario italiano uscente, Paolo Gentiloni, per uno scambio di vedute istituzionale sul funzionamento e sui meccanismi del governo dell’Ue, subito dopo ha postato sui social un commento positivo: «Abbiamo avuto un utile e approfondito confronto sulle prossime sfide dell’Unione e sull’avvio della nuova Commissione».
Poi ha avuto un incontro con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, e con altri commissari designati. Due ore di confronto, che l’esponente italiano ha commentato all’uscita con diplomazia e il solito riserbo: «Sono stati tutti incontri di lavoro costruttivi, ma non sono uno che fa molte dichiarazioni», ha detto.
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giorgia meloni raffaele fitto
Fitto sarà uno dei prossimi vicepresidenti esecutivi con un portafogli che, tra fondi di coesione e Pnrr, cuba oltre mille miliardi di euro, ha voluto rimarcare Giorgia Meloni. […]
I primi passi di Fitto nella Commissione — che sono comunque condizionati dall’esame a cui verrà sottoposto, così come tutti i suoi colleghi, dal Parlamento Ue nella seconda metà di ottobre — sono stati accompagnati da diverse reazioni italiane. Il Pd promette che non farà sconti in sede di verifica parlamentare. Mentre il vicepremier Matteo Salvini, dichiara che a Fitto vanno «la mia stima e il sostegno come Lega e come gruppo dei Patrioti per fare bene in Europa, ma nessun sostegno a Ursula von der Leyen che ha fatto male per 5 anni».
I primi incontri di Fitto a Bruxelles sono anche un esercizio di flessibilità, richiesta espressamente dalla presidente della Commissione a tutti i commissari. Sui diversi Pnrr l’esponente italiano dovrà lavorare con Valdis Dombrovskis, che sarà commissario per l’Economia e la produttività. E a sua volta Dombrovskis riporterà direttamente alla presidente Ursula von der Leyen, mentre in generale per il resto del suo lavoro farà capo al vicepresidente esecutivo francese Stéphane Séjourné. […]
3. SCHLEIN: NOI ANTI ITALIANI? RIDICOLO
Estratto dell’articolo di Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
ELLY SCHLEIN AL FORUM DI CERNOBBIO
«Ridicole»: Elly Schlein, con i fedelissimi, bolla così le «accuse rivolte al Pd di essere anti italiano» perché non ha già annunciato il suo via libera a Raffaelle Fitto. La segretaria dem ha preferito non scoprire subito le sue carte: «Valuteremo attentamente le audizioni, non faremo sconti e difenderemo le priorità dei socialisti e le nostre».
Su un punto, però, la leader del Partito democratico intende essere chiara sin da subito: «Noi non faremo come Giorgia Meloni che faceva le manifestazioni contro Paolo Gentiloni». Già, perché se è vero che Ecr (proprio grazie al suo co-presidente Raffele Fitto) diede l’ok a Gentiloni in commissione Economia, dopo l’audizione dell’esponente dem, è anche vero che l’allora leader di Fratelli d’Italia partì a testa bassa contro la nomina decisa dal governo Conte.
raffaele fitto giancarlo giorgetti paolo gentiloni
Nelle chat degli europarlamentari dem circola dall’altro ieri un post di Meloni del 2019 che recita così: «A volte ritornano! I cittadini li hanno cacciati dalla porta con le elezioni, il Movimento 5 Stelle li fa rientrare dalla finestra con l’inciucio. Il 9 settembre tutti in piazza a Montecitorio per mostrare il nostro dissenso verso il governo degli inciuci e delle poltrone».
Schlein, dunque, non ha intenzione alcuna di seguire l’esempio di Meloni, ma non vuole nemmeno far apparire scontato il via libera del Partito democratico. Perciò non risparmia le critiche non solo alla premier ma anche a Fitto: «La coesione comprende anche il Pnrr, speriamo che non se ne occupi come se ne è occupato in Italia».
[…]
Andrea orlando
Certo, il fatto che un pezzo di partito — Antonio Decaro in testa — si sia praticamente già espresso a favore di Fitto non facilita le mosse della leader del Pd. Ma Schlein non si mostra preoccupata e non appare nemmeno impensierita per le possibili divisioni nel momento del voto della nuova Commissione europea.
La decisione, tutta sua, di candidare anche degli indipendenti nelle liste può comportare problemi come questi. Non sarà, insomma, un eventuale no di Cecilia Strada, nel caso in cui il Partito democratico esprima il suo ok alla Commissione (come ritiene la maggioranza degli europarlamentari) a creare delle difficoltà alla leader dem.
RAFFAELE FITTO - MEME BY EMILIANO CARLI PER IL GIORNALONE - LA STAMPA
Se i pd che stanno a Bruxelles danno per scontato che alla fine il partito si adeguerà e voterà come gli altri socialisti a favore della Commissione, altrettanto non si può dire dei dem «nostrani». Andrea Orlando, per esempio, è assai più rigido dei suoi colleghi europei: «L’apertura di credito che si fa, anche nel Pd, è azzardata», dice a Tagadà , su La7. […]
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