SEX PISTOLS
Gino Castaldo per la Repubblica
Punk si nasce, non si diventa. O almeno questo è il caso di Joe Corré, principino regale della massima dinastia del punk, figlio di sua “stilosa” Altezza Vivienne Westwood, dai cui abiti laceri nacque la voga visiva del nuovo look, e di sua truffaldina Maestà Malcolm McLaren, che inventò e produsse i Sex Pistols.
Dopo anni di abile e spregiudicata imprenditoria, consapevole del suo ruolo di massimo discendente dinastico, Corré ha deciso di festeggiare i 40 anni del punk bruciando pubblicamente in Camden, oggi, 26 novembre, giorno esatto dell’anniversario, la sua collezione di memorabilia.
SEX PISTOLS
«Contano le idee non le memorabilia» ha detto Corré, peccato che nella sua collezione, valutata intorno ai 5 milioni di sterline, ci siano pezzi che farebbero felice un museo del rock, come ad esempio l’acetato (ovvero la prima prova di stampa su vinile) proprio di Anarchy in the U. K., il singolo che come una miccia fece esplodere nel mondo del rock l’improvvisa, irresistibile voglia di bruciare tutto, di rinnegare il passato, di voltare pagina.
SEX PISTOLS REGINA
Raramente nella storia della musica c’è stato un rapporto così abnorme tra gesto ed effetto. Bastò quella rozza affermazione di essenzialità assoluta, del tutto priva di ornamenti e di perizia tecnica, per scatenare un ciclone. Guidati da McLaren i Sex Pistols passarono nel giro di poche settimane dalla Emi che li rinnegò immediatamente per le proteste scatenate in seguito all’uscita dl quel primo singolo, alla A&M, e poi finalmente alla Virgin che mesi dopo pubblicò il loro unico vero album intitolato Never mind the bollocks, con altre sconsiderate perle come God save the Queen e Pretty vacant.
Erano le basi, per definizione instabili, del lessico punk, del quale ancora oggi, quarant’anni dopo, rimangono tracce più che sensibili. I Pistols bruciarono rapidamente, altri gruppi, i Clash prima di tutti, cercarono di consolidare il gesto dissacrante e totalmente nichilista del nuovo stile, ma nell’idea di base c’erano già i germi dell’autodistruzione.
Malcom Mclaren
Il punk non doveva durare, e invece è durato, dura ancora, come se si fosse insinuato stabilmente nei geni del rock, è lì, rimane sinonimo di rabbia e rifiuto, rispunta modificato e corretto ovunque. In fin dei conti punk è un modo di essere, è un modo per dire no, è perfino un luogo comune, un cliché come tanti altri, ma al di là di tutto la cultura rock sembra proteggerne il volto, come un’oasi in cui rifugiarsi ogni qual volta si sente il bisogno di un ritorno alla purezza, alla verità, all’essenza delle cose.
JOE CORRE
Oggi che tutto il mondo della musica celebrerà il ricordo della pubblicazione di Anarchy in the U. K., Corré produrrà un simbolico falò in cui andranno in fumo centinaia di oggetti dell’era punk. Il sospetto che lo faccia come una vendetta postuma nei confronti del padre, con cui non ha mai avuto un buon rapporto, è fondato. Lui nega, ma perfino John Lydon, meglio conosciuto all’epoca come il famigerato Johnny Rotten, pensa che sia una pessima idea. E chi siamo noi per contraddire l’unico vero re del punk?
SEX PISTOLS 1 JOE CORRE SEX PISTOLS 2 Malcolm McLaren Bernie Rhodes e Glen Matlock Manifesto per il concerto dei Sex Pistols c