Estratto dell’articolo di Marco Bruna per “Il Corriere della Sera”
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Una nube arancione si è mangiata New York. Jay McInerney, ex ragazzo terribile delle lettere americane, è appena atterrato all’aeroporto Jfk quando risponde al Corriere . È mercoledì notte in Italia, il giorno prima è stato diramato l’allarme. Jay arriva dalla California, dove la ricchissima moglie è proprietaria di alcune case.
Trova la sua città avvolta in una nebbia di fumo provocata dai devastanti incendi scoppiati in Canada. […] «È surreale. In un certo senso stupefacente, c’è un mistero nascosto in questa nebbia. È inquietante».
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[…] «Questo fumo è l’unica cosa di cui si parla. È un evento talmente inaspettato che ha legato gli abitanti dei quartieri, ha unito le persone. Nelle strade sono ricomparse le mascherine, che riportano alla mente il Covid», spiega McInerney.
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[…] «Mi ricorda i giorni successivi all’11 settembre, quando l’atmosfera nella città era irreale. Porta alla mente ricordi traumatici, anche se è una paura totalmente diversa. Qui ci misuriamo con gli effetti del cambiamento climatico», dice ancora Jay McInerney.
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