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    IL FUTURO È A DISTANZA – DALL’UNIVERSITÀ DI HARVARD ARRIVA UNA BELLA ONDATA DI PESSIMISMO: LE DISTANZE SOCIALI POTREBBERO DURARE FINO AL 2022 – SECONDO I RICERCATORI PROLUNGARE ANCHE DI DUE ANNI LE MISURE RESTRITTIVE FAVORIREBBE LA RIDUZIONE DEL RISCHIO DI NUOVI FOCOLAI E IMPEDIREBBE AGLI OSPEDALI DI RAGGIUNGERE IL LIVELLO DI SATURAZIONE – DOPO LA PRIMA ONDATA, INFATTI, POTREBBERO ESSERCI…


     
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    Alessandro Ferro per "www.ilgiornale.it"

     

    PERIODI DI DISTANZIAMENTO SOCIALE CONTRO LE PANDEMIE PERIODI DI DISTANZIAMENTO SOCIALE CONTRO LE PANDEMIE

    Il pessimismo viene da oltreoceano, quello che prospettano i ricercatori dell'Università di Harward non lascia presagire nulla di buono: le distanze sociali potrebbero durare fino al 2022, in pratica per un altro anno e mezzo.

    Un'enormità.

     

    È questa l'indicazione che arriva dalla Harvard University’s Chan School of Public Health. Prolungare anche di due anni le misure restrittive per arginare il Covid favorirebbe la riduzione del rischio di nuovi focolai ed impedirebbe agli ospedali di raggiungere il livello di saturazione. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science.

    PRESENTAZIONE 500 ELETTRICA CON I GIORNALISTI A METRI DI DISTANZA PRESENTAZIONE 500 ELETTRICA CON I GIORNALISTI A METRI DI DISTANZA

     

    "Contagi possibili fino al 2024"

    Se già non vediamo l'ora di arrivare alla "fase due" sperando di tornare, quanto prima, ad una vita normale, l'ipotesi formulata dai ricercatori statunitensi è una doccia gelata per tutta la popolazione mondiale. Il motivo va ricercato nella probabilità che nuovi focolai possano svilupparsi addirittura anche nei prossimi quattro anni. "Anche in caso di apparente eliminazione (del virus, ndr) la sorveglianza dovrebbe essere mantenuta, dal momento che un nuovo incremento dei contagi potrebbe essere possibile fino al termine del 2024", affermano i ricercatori.

    LA DISTANZA SOCIALE LA DISTANZA SOCIALE

     

    Il Prof Marc Lipsitch, autore Senior dello studio, ci va giù pesante: sarebbero poco credibili le ottimistiche previsioni estive riguardanti il virus con la conseguente risoluzione della crisi sanitaria: "Predire la fine della pandemia in estate…semplicemente non è coerente con ciò che sappiamo".

     

    "Epidemie invernali"

    Dopo la prima ondata, che sta interessando tutto il mondo, i ricercatori hanno previsto che il Coronavirus potrà tornare con "epidemie invernali ricorrenti". Sebbene possano essere meno gravi della prima ondata, i nuovi focolai potrebbero ancora sopraffare gli ospedali. "Per evitare ciò, nel 2022 potrebbe essere necessario un distanziamento sociale prolungato o intermittente", hanno scritto i ricercatori.

    LA DISTANZA TRA LE PERSONE LA DISTANZA TRA LE PERSONE

     

    I dubbi dei ricercatori

    Ad Harvard, sono tante le domande senza risposta, soprattutto quelle riguardanti l'immunizzazione di chi ha contratto il Covid-19 perché non si conosce il reale grado di immunizzazione: chi è stato affetto da Covid-19 risulta del tutto protetto? Quanto a lungo rimane questa protezione? È da questo che dipende tutto, o quasi: il modo in cui il virus si diffonderà nei prossimi cinque anni dipende principalmente dalla durata dell'immunità di una persona guarita.

    LA PROSSEMICA E LA DISTANZA TRA LE PERSONE LA PROSSEMICA E LA DISTANZA TRA LE PERSONE

     

    Se un individuo diventasse vulnerabile alla re-infezione soltanto dopo un anno dalla prima volta, ci vorrà molto più tempo per costruire l'immunità di gregge e porre fine alla diffusione del virus. Come si legge su Greenstyle, sarà impossibile tornare, immediatamente, alle vecchie abitudini.

     

    Le ipotesi

    I ricercatori americani pensano che, se da un lato sarebbe sbagliato sottoporre i cittadini a misure restrittive senza poi svolgere adeguati controlli, dall'altro un certo rischio si avrebbe anche da un’eccessiva applicazione delle distanze sociali, che impedirebbero di sviluppare un’immunizzazione di gregge.

    LA DISTANZA SOCIALE LA DISTANZA SOCIALE

     

    Per uscire dalla crisi, aggiungono, bisognerebbe svolgere molti più test diagnostici, avere un rigoroso tracciamento della gente con cui sono entrati in contatto i positivi, svolgere esami per verificare l’immunizzazione degli ex-pazienti Covid ed un maggior numero di reparti di terapia intensiva. Ovviamente, concludono, la cura migliore sarebbe senz'altro la messa a punto di terapie efficaci ed un vaccino.

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