MICHELA MURGIA
La scrittrice Michela Murgia si conferma una incallita hater, ma siccome è di sinistra i suoi insulti non sembrano fare scandalo. E siccome è una donna se tratta un uomo con volgarità non c'è problema o rischio di sessismo. Specie se l'uomo in questione è Matteo Salvini, su cui c'è libertà di dileggio.
L'ultima delicatezza della Murgia arriva da una domanda di Lilli Gruber circa la credibilità di una svolta moderata del leader leghista. La scrittrice non ci crede e argomenta: «Quando il gioco si è fatto duro, con i morti per il coronavirus, i toni forti come ci ha dimostrato il successo dei sindaci sceriffi funzionano bene solo se sei percepito come una persona seria. Se in una mano hai un supplì o il muso unto di porchetta a una sagra e nell'altra mano un pugno di commercialisti in odor di ladrocinio è difficile che questi toni forti non suonino grotteschi o anche tragici».
MICHELA MURGIA
Attribuire un «muso», invece che un volto, ad una persona equivale a dargli dell'animale, che sarebbe poi un insulto. Chissà cosa sarebbe successo se qualcuno lo avesse detto a lei.
MICHELA MURGIA