Franco Battaglia per “La Verità”
Steven Koonin
Steven Koonin è quel che la maggior parte di noi chiamerebbe enfant prodige: aveva 16 anni quando, completate le superiori, faceva ingresso all'università, ove conseguì il dottorato in fisica teorica in soli tre anni; e ne aveva 24 quando, da professore assistente di fisica teorica al California Institute of Technology (Caltech) - diventava membro di facoltà, uno dei più giovani che mai ci siano stati in quella università che ha regalato 46 premi Nobel all'umanità.
Dopo 20 anni, Koonin ne diventava rettore. Chissà, il professore deve essere vissuto in un tempo tutto suo, relativisticamente dilatato.
Membro dell'Accademia nazionale delle scienze americana, Koonin ha servito il proprio paese come viceministro per l'Energia del presidente Barack Obama, quando il ministro era il premio Nobel Steven Chu. Oggi è professore alla New York University: «Sono tornato a svolgere onesto lavoro professionale», mi dice, e avverto nelle sue parole, una sensazione di sollievo.
Professore, qual era la sua principale responsabilità al ministero dell'Energia?
Steven Koonin Unsettled
«Ero una sorta di capo degli scienziati. Possedendo esperienza in tutte e tre le principali aree del ministero - ricerca di base, ricerca energetica, e sicurezza nucleare - ero in grado di porre le domande giuste alle persone coinvolte nei programmi di governo e, a volte, anche allo stesso ministro. Più precisamente, ogni mio sforzo era dedicato a decidere su quali tecnologie energetiche il governo avrebbe dovuto investire e perché».
Al Gore era solito affermare che, in proposito di clima, «science is settled», cioè «la scienza è definitivamente risolta», intendendo con ciò che vi sarebbe definitiva certezza che è l'uomo il responsabile del clima attuale.
«A scuola impariamo che la scienza è una raccolta di certezze, ma in realtà essa è un processo per quantificare le incertezze e diminuirle. Alcune cose le capiamo molto bene (per esempio, una mela che cade da un albero), ma di altre abbiamo solo una comprensione approssimativa e sfocata (ad esempio il moto turbolento dell'acqua).
Del clima comprendiamo bene alcune grossolane caratteristiche, ma ci stiamo ancora sforzando di comprendere come evolveranno nel tempo certe piccolissime influenze umane. Possiamo dire che le parti della scienza del clima che interessano la politica sono ancora tutte ben lontano dall'essere definitivamente risolte».
emissioni
In effetti, lei ha recentemente pubblicato un libro dal titolo Unsettled. Lo ha così dedicato: «Ai miei molti maestri che mi hanno insegnato l'importanza dell'integrità scientifica». Vuol chiarire la dedica?
«Quando io vi entravo come studente, al dipartimento di fisica del Caltech era professore il premio Nobel Richard Feynman. Era egli il perfetto modello di integrità scientifica, cioè dello scienziato brutalmente onesto con sé stesso, sia sulle proprie teorie che sui risultati dei propri esperimenti. Io ho sempre fatto ogni sforzo per imitare quel modello.
Poi, più avanti nella carriera, ho appreso un differente tipo d'integrità scientifica, quando fornisci consulenza a chi deve prendere decisioni, o nel settore privato o ai politici. Il tuo ruolo, in quel caso, non è prendere la decisione, la quale richiede spesso considerazioni non scientifiche. Invece il tuo ruolo è far presente, con la massima accuratezza e trasparenza possibile, e senza alcun pregiudizio, tutte le possibili opzioni.
Steven Koonin 3
Io avevo avuto il grande onore di lavorare con alcuni scienziati più anziani che, in proposito, erano dei maestri come Hans Bethe (premio Nobel per la fisica, ndr) e Dick Garwin (il progettista della prima bomba atomica, ndr). Sfortunatamente quell'etica non è oggi universalmente presente tra gli scienziati del clima».
È la CO2 d'origine antropica ciò che determina il clima odierno?
«I gas serra emessi dalle attività umane sono solo uno dei fattori che possono influenzare il clima. Sono altri i fattori che lo determinano: l'attività solare e le correnti oceaniche, per esempio. E che le cosse stiano così lo vediamo dal periodo di rinfrescamento globale che occorse negli anni 1940-80, a dispetto del fatto che fossero, quelli, anni di boom di emissioni».
Già. E inoltre è dal 1690, cioè dal minimo della Piccola era glaciale, che il pianeta si riscalda. Riesce a dare una valutazione quantitativa del contributo antropico rispetto a quello naturale?
«Non abbiamo ancora alcuna spiegazione soddisfacente su ciò che ha causato né la Piccola era glaciale (un paio di secoli a cavallo del 1700), né il successivo riscaldamento.
Sicuramente il fatto che esso iniziò e perdurò per tanti anni quando le attività umane erano assenti dà molto da pensare. Per la valutazione quantitativa che lei chiede, dovremo prima aver compreso tutti gli aspetti della variabilità naturale».
E una valutazione qualitativa?
decarbonizzazione TERRA
«A parte il riscaldamento, non v' è alcuna ragione per ritenere a priori che l'influenza umana peggiori o migliori le cose. Nel corso degli ultimi 70 anni quando questa influenza potrebbe avere un valore quantitativo importante, abbiamo assistito a cambiamenti climatici sia positivi che negativi in varie aree del globo. Per esempio, non si vede alcuna tendenza di aumento di tempeste alle medie latitudini o aumento di cicloni tropicali, mentre v' è prova di aumenti di precipitazioni sulla terraferma. Ma anche su questo v' è grande incertezza, perché i dati sono contenuti nel tempo e con scarsa copertura spaziale».
Lei è un grande esperto di modelli matematici. Cosa ci dice di quelli climatici?
Unsettled di Steven Koonin
«Le influenze umane sul clima sono piccolissime, e contribuiscono per circa lo 0,5% ai flussi d'energia del sistema. Ma il clima è molto sensibile e non è implausibile pensare che possano alzare la temperatura di qualche grado. Tuttavia ci sono molti fattori confondenti in questo tentativo di isolare il contributo antropico da quello naturale.
Uno è il fatto che, a causa dei lenti cambiamenti nelle correnti oceaniche, la scala dei tempi in gioco è secolare, mentre per ora abbiamo disponibili solo pochi decenni di influenza umana. Un altro fattore sono gli aerosol d'origine antropica, che in parte annullano l'effetto del riscaldamento, ma la loro quantità è poco conosciuta.
Un terzo fattore sono vari feedback mal quantificati (per esempio il ruolo delle nubi o il potere riflettente dei ghiacci). I modelli climatici fanno del loro meglio, ma usano griglie di calcolo di 100x100 km, sono pertanto ancora grossolani, e non sono adatti per trarre da essi conseguenze sul clima locale».
Qui in Europa i politici della Ue vorrebbero azzerare le emissioni entro il 2050. È un proposito consigliabile e fattibile?
«La Ue rappresenta meno del 10% delle emissioni globali. Anche se essa azzerasse le emissioni oggi stesso, quelle del mondo in via di sviluppo vanificherebbero quello sforzo in meno di 10 anni.
emissioni co2
Probabilmente i politici da voi pensano ottimisticamente che il resto del mondo li seguirà, ma il fatto è che per quei paesi emergenti i combustibili fossili rappresentano il modo più economico ed affidabile per soddisfare il proprio fabbisogno d'energia. Quanto alla fattibilità, la presente crisi ci ha dimostrato come i costi e l'affidabilità dell'energia vengono prima di quanto essa sia "pulita", qualunque cosa ciò significhi.
L'energia eolica e solare non soddisfano alcuno dei detti requisiti di ragionevole costo e soddisfacente affidabilità. Penso che il nucleare sia indispensabile se si vuole perseguire quegli obiettivi che, in ogni caso, non arriveranno prima della fine del secolo, sempreché l'economia non crolli del tutto».
In realtà, a dispetto degli sforzi nel mondo su eolico e solare negli ultimi 20 anni, il contributo dei combustibili fossili è oggi sostanzialmente immutato rispetto a 20 anni fa. Come lo spiega?
«Per la loro natura intermittente e inaffidabile, eolico e solare non potranno essere, almeno per molti decenni a venire, alternativi, ma solo aggiuntivi ai sistemi di produzione convenzionale (nucleare o combustibili fossili)».
centrale nucleare
Nel suo libro lei prefigura l'istituzione di una sorta di comitato di avvocati del diavolo (lei li chiama «Squadra rossa») per far le pulci alle affermazioni dell'Ipcc. È consapevole dell'esistenza di un N-Ipcc (dove la «N» sta per «non-governativo») che potrebbe essere questa sua «Squadra rossa»? Questo comitato è pervenuto a conclusioni opposte a quelle dell'Ipcc, e cioè che «la Natura, non l'attività dell'uomo, governa il clima».
«Sì, l'N-Ipcc è un buon inizio, ma è un comitato nato spontaneamente da un gruppo di scienziati volenterosi, e manca di una sorta di "benedizione" ufficiale. In ogni caso, sì, una "Squadra rossa" col compito di avvocato del diavolo mi sembra necessaria. Dopotutto, vi sono trilioni di dollari in gioco, e avere una seconda opinione è il minimo che dovremmo auspicare».
GAS E NUCLEARE ENERGIA SOSTENIBILE NUCLEARE 2 NUCLEARE 1 COMMISSIONE UE