Dagoreport
anita raja
“La sera prima di andarsene di casa mio padre disse a mia madre che ero molto brutta… la sera in cui disse quella frase aveva appena saputo che non andavo bene a scuola”. Il padre scopre che la sua bambina ha un aspetto nient’affatto gradevole e che a scuola, anche se studia tantissimo, è un’asina. Inoltre si rende conto di non sopportare più sua moglie. Nonostante sia “un uomo gentile”, devasta con le sue idiosincrasie e con la sua fuga da casa la famiglia: l’ultimo romanzo “La vita bugiarda degli adulti” (e/o) di Elena Ferrante è in ascesa nelle classifiche ed è ambientato come tutti gli altri suoi libri a Napoli.
Ugualmente con l’abbandono di moglie e figli da parte di un papà, anche lui dall’animo mite e gentile, inizia il racconto “Lacci” (Einaudi) di Domenico Starnone: “Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io sono tua moglie”, gli rammenta, nel romanzo che si svolge anch’esso a Napoli, la consorte Vanda saccente e prepotente. Entrambi i padri, quello della Ferrante e quello di Starnone, girano alla larga dai detestati pargoli e, Giovanna la figlia brutta, è destinata a trasformarsi in un’adolescente malvagia e feroce. Anna, la prole al centro di “Lacci”, si rivela pure lei crudele e vendicatrice.
DOMENICO STARNONE
Due storie, due famiglie ma un solo destino autoriale. Elena Ferrante, pseudonimo di Anita Raja, e Domenico Starnone, nella vita reale, sono marito e moglie. E i due autori scavano nei buchi neri della famiglia entrambi con un drastico rifiuto in stile anni Sessanta –Settanta.
Anita però - è questa l’unica diversità - vuole conquistare il pubblico anche con sesso, “culi” e affini e, a differenza dell’algido Domenico, ci racconta ripetutamente come “si chiava”. “Enzo mi baciava e mi toccava e mi leccava da tutte le parti, e anche io toccavo lui e me lo baciavo fino alle dita dei piedi e l’accarezzavo e leccavo e succhiavo. Poi lui mi metteva il cazzo assai dentro e mi teneva il culo con tutte e due le mani, una di qua e una di là con forza tale che mi faceva gridare…. “.
anita raja
Starnone ha pubblicato il primo racconto, “Il salto con le aste”, nel 1989. Dieci anni dopo, quando il coniuge aveva iniziato da poco a fare lo sceneggiatore, Anita dissimulata nello pseudonimo Ferrante ha pubblicato “L’amore molesto”, da cui è stato poi subito tratto un film, cosa che avviene raramente per gli esordienti. Si capisce perché la Raja abbia scelto di non apparire.
Domenico Starnone
Anita/Elena avrebbe finito per soffocare l’attività non solo di scrittore ma anche di sceneggiatore del coniuge. Adesso che aspettano? E’ venuto per la coppia il momento della verità e per l’autrice l’occasione di buttar giù la maschera: i “Lacci” familiari ormai non fanno più inciampare né lei né suo marito. A meno però che Anita non voglia tentare la scalata dello Strega. In tal caso lo pseudonimo sarebbe assai utile, all’insegna del motto mi si nota di più se mi si vede o se non mi si vede?