Estratto dell'articolo di Anna Lombardi per “la Repubblica”
met metropolitan museum new york
Troppi oggetti rubati nella sua collezione. E il Metropolitan Museum di New York, il celebre museo sulla Fifth Avenue, crea una squadra di quattro investigatori – il più grande team del genere in America – per indagare sulla provenienza di centinaia di manufatti in suo possesso, acquistati nel tempo da personaggi poi risultati coinvolti in traffici illeciti.
E si impegna fin da ora a restituire quelli che risulteranno effettivamente razziati. E pazienza se bisognerà ravanare in un catalogo che comprende 1,5 milioni di capolavori (opere d’arte, tessuti, armi, strumenti musicali e altro) provenienti da tutto il mondo, abbracciando 5mila anni di storia. Sempre più frequenti pressioni da parte di governi, studiosi e polizie che contano ormai su innovativi metodi di ricerca online, sommate a una rinnovata sensibilità nei confronti di ogni forma di “appropriazione culturale” rendono impossibile continuare a chiudere gli occhi su acquisizioni poco limpide, pure se fatte molti anni fa.
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Tante le richieste di restituzioni fronteggiate dal Met: l’ultima, avanzata dalla Cambogia, riguarda 45 statue esposte nella sezione dedicata all’arte Khmer comprate dal museo negli anni 80 dallo sciagurato mercante d’arte Douglas Latchford (verifiche sono in corso).
Di recente è toccato alla procura distrettuale di Manhattan indagare su reperti antichi poi restituiti ai Paesi di provenienza. Ben 58 nel solo 2022: compresi 15 oggetti acquistati dal più famosocontrabbandiere d’arte del mondo, l’indiano Subhash Kapoor, arrestato nel 2011 dopo aver smerciato capolavori per almeno 100 milioni di dollari. E 21 antichità dal valore complessivo di 19 milioni di dollari (fra queste una testa di Atena e una tazza in terracotta del V secolo a.C.) tornate invece in Italia. D’altronde, nel 2008il nostro Paese aveva ottenuto proprio dal Metropolitan la riconsegna del celebre “Vaso di Eufronio” prelevato da una tomba etrusca di Cervetri nel 1971 e comprato quello stesso anno per un milione di dollari.
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A convincere il direttore Max Hollein che è tempo di agire è stato soprattutto un report dell’International Consortium of Investigative Journalists secondo cui sono almeno mille i capolavori di dubbia provenienza ancora conservati al Met. Il 53enne storico dell’arte austriaco, da 5 anni alla guida l’istituzione nata nel 1872, ha annunciato la svolta con una lettera allo staff riportata domenica dal New York Times : «Siamo una delle più importanti voci della comunità artistica globale», ha scritto: «Nuove informazioni e rinnovata sensibilità ci impongono di dedicare risorse al riesame di aree grigie della collezione...».
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max hollein