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    IL MISTERO DELLA MORTE DEL CAMPIONE DI KICKBOXING GIANMARCO POZZI: “GLI AMICI SANNO MA NON PARLANO” – IL 28ENNE RITROVATO IN UN CAMPO LO SCORSO 9 AGOSTO NELL’ISOLA DI PONZA DOVE LAVORAVA COME BUTTAFUORI - LA SORELLA: “QUELLA MATTINA HA LITIGATO CON UNO DI LORO. UN ALTRO HA CAMBIATO VERSIONE QUATTRO VOLTE COMPRESA QUELLA CHE MIO FRATELLO ERA SOTTO EFFETTO DI DROGA: NON È VERO. SCAPPAVA DA QUALCUNO, È STATO AGGREDITO E BUTTATO GIÙ DA UN MURETTO…”


     
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    Rinaldo Frignani per roma.corriere.it

     

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    «Mio fratello era uno sportivo, ma all’occorrenza sapeva anche affrontare tre-quattro persone a mani nude. Non penso che sarebbe scappato in quel modo, in boxer e a piedi nudi sulle rocce, se non si fosse sentito in pericolo. Ha una profonda ferita alla testa, ma nell’intercapedine dove è stato trovato non ci sono tracce di sangue: secondo noi è stato inseguito, aggredito, trascinato sui rovi e gettato lì sotto».

     

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    Da quasi quattro mesi Martina Pozzi e la sua famiglia, assistiti dall’avvocato Fabrizio Gallo, chiedono che si faccia luce una volta per tutte sulla tragica fine del fratello Gianmarco, 28 anni, già campione di kickboxing, trovato senza vita la mattina del 9 agosto scorso nelle campagne di Santa Maria, a Ponza, dove lavorava come addetto alla sicurezza in due discoteche, il Frontone e il Blue Moon.

     

    Già questa settimana potrebbero essere resi noti nuovi particolari sulle cause del decesso di Gimmy, come era soprannominato il giovane, dopo che il medico legale incaricato dalla Procura di Cassino aveva effettuato sul corpo del 28enne solo un’ispezione cadaverica. Si tratta dell’unico esame possibile, visto che poi il corpo è stato riconsegnato alla famiglia che ha proceduto con la cremazione il 14 agosto. «Siamo certi che mio fratello non sia caduto lì da solo — ribadisce la sorella —.

     

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    Ci sono tante cose da chiarire, a cominciare dalla telefonata fatta da una donna del posto alle 10.30 per chiedere l’intervento dell’ambulanza, ma il medico e due infermieri ci hanno riferito che al loro arrivo il corpo era già scuro, tanto che hanno pensato che si trattasse di uno straniero, segno che Gimmy era morto da qualche ora».

     

     

    In pratica ci sarebbe un buco di almeno 180 minuti. Già ad agosto, la Procura di Cassino ha aperto un fascicolo per omicidio. I carabinieri della compagnia di Formia, intervenuti sul posto dopo quella segnalazione al 118, propendono per una caduta accidentale del 28enne pur non escludendo comunque che si sia trattato dell’atto finale di un’aggressione.

     

    Sulle indagini, coordinate dal pm Beatrice Siravo, c’è il massimo riserbo. «Tante persone, come gli operatori del 118, non sono state sentite — dice Martina —, abbiamo l’impressione che sull’isola ci sia paura di parlare di questa storia, come anche che i tre coinquilini di Gimmy sappiano più di qualcosa su come è morto mio fratello. Con uno ha anche litigato quella mattina perché in casa non c’era l’acqua per la doccia».

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