Raffaella De Santis per “Il Venerdì di Repubblica”
jim morrison janis joplin
La maledizione bohémienne oggi appare anacronistica. Jim Morrison o Janis Joplin sono diventati santini e gli scrittori maledetti si contano sulle dita di una mano. Il maledettismo classico, quello ottocentesco della triade Baudelaire-Rimbaud-Verlaine, è qualcosa che appartiene al passato, morto forse per mancanza di tabù da infrangere, probabilmente per overdose di edonismo.
Ma se i maledetti alla vecchia maniera non ci sono più, o meglio non fanno più notizia, non sono però scomparsi gli scrittori e gli artisti "contro", che non corteggiano il gusto dominante ma preferiscono sfidarlo.
JIM MORRISON
E se il mito "genio e sregolatezza" fosse solo un'invenzione letteraria? In realtà i grandi dannati ottocenteschi lavoravano da sobri, la dissipazione aveva bisogno di disciplina per tradursi in qualcosa di scritto. Inoltre è evidente che non bastano le droghe a fare un maledetto.
Carlos Castaneda
Walter Siti ridimensiona il mito del maledettismo tossico: "L'uso delle droghe non necessariamente porta a scrivere contro la società. A Carlos Castaneda il peyote serviva ad allargare i limiti della coscienza e in un libro come Sotto il vulcano di Malcolm Lowry l'alcol aiuta il protagonista ad avere visioni. Non so neanche se Rimbaud avesse davvero bisogno di droga. Probabilmente era come Obelix, c'era caduto dentro da piccolo".
Gli scrittori salmone
VERLAINE E RIMBAUD
Comunque stiano le cose, oggi sarebbe impensabile atteggiarsi a nuovi Rimbaud. Continuano però ad esistere romanzi che hanno il potere di turbare il senso comune e scrittori "controcorrente": "Penso a Michel Houellebecq o a Bret Easton Ellis. Di fronte a una letteratura che chiede sempre più di essere morali, di mandare messaggi positivi, vanno nella direzione opposta, si mettono in ascolto della parola, non decidono in anticipo dove portare il libro. Li definirei "scrittori salmone" perché non assecondano la corrente ma risalgono il fiume al contrario". Nel suo prossimo saggio, Contro l'impegno, che uscirà per Rizzoli in primavera, Siti parlerà anche di questo.
walter siti 1
C'è chi ritiene Siti stesso un maledetto, ma lui si smarca: "Io? Tuttalpiù potrei essere un commerciante di maiali della Bassa modenese. Ci sto bene al mondo, mi piace mangiare, amo la buona compagnia. È vero però che quando scrivo mi riescono meglio i ritratti in negativo, è come se fossi più attirato dall'ombra".
dago e achille bonito oliva
Gli chiediamo se Pier Paolo Pasolini possa considerarsi l'ultimo dei maledetti: "Quando era giovane era lui stesso a percepirsi così. La poetessa friulana Novella Cantarutti, che lo conosceva bene, mi raccontò che rompeva le scatole a tutti con la storia che lui era Rimbaud.
Dopo, nel corso della sua vita ha iniziato a interessarsi al Vangelo, ha scoperto le borgate. È tornato a fare una cosa contro tutto e contro tutti con Salò. È un film che si fa fatica a vedere. Quando lo proiettavo agli studenti non reggevo di fronte a certe scene, fingevo di rispondere al telefono e uscivo. Forse Salò può rientrare nella categoria dei film maledetti".
Le "svergognate"
valerie solanas
Alle donne è bastato solitamente molto poco per essere giudicate streghe e "maledette" dai benpensanti. Margherita Giacobino, saggista, romanziera e traduttrice, ha dedicato gran parte della sua opera a donne fuori dagli schemi come Patricia Highsmith, Renée Vivien o Violette Leduc, che si affaccia anche nell'ultimo libro Il tuo sguardo su di me (Mondadori): "Violette narrava senza pudore i propri sentimenti.
Era bisessuale, si esponeva moltissimo, basta leggere libri come Thérèse e Isabelle o La bastarda per averne un'idea. Così Vivien, apertamente lesbica, coraggiosa a sfidare la morale. Era però alcolizzata e faceva uso di sostanze, è morta a soli 32 anni".
andy warhol le ferite dopo l'attentato di valerie solanas
In genere le donne libere erano ostracizzate dalla società: "Dovevano stare zitte, custodire la vita nel silenzio, altrimenti venivano considerate "svergognate".
Nel saggio Guerriere, ermafrodite, cortigiane (edito da Il Dito e la Luna) Giacobino parla proprio di questo: "Forse la più maledetta del XX secolo è stata Valerie Solanas. Era una barbona, una donna ai margini.
Ginsberg
Aveva scritto una commedia e un manifesto e lottato invano per affermare le sue opere. Sparò a Andy Warhol perché l'aveva illusa di produrre la sua opera teatrale. Lo considerava un maschilista, uno che collezionava intorno a sé emarginati ma in fondo era un uomo di potere".
Gli edonisti
Achille Bonito Oliva traccia la linea di confine nella storia dell'arte recente: al di là del trasgressivo Jackson Pollock, protagonista nel secondo dopoguerra dell'action painting americana, "oggi parlerei di edonismo più che di rivolta". Anche la Beat Generation non aveva i tratti classici dei paradisi artificiali ottocenteschi: "I Beat erano fuori dalle regole sociali, usavano droghe, andavano in oriente, ma non erano ribelli, erano semmai edonisti, volevano dilatare i sensi, provare nuove esperienze". Perfino Basquiat, morto a ventisette anni per overdose, secondo Bonito Oliva voleva solo "creare un flusso tra vita e creazione artistica".
Mario Schifano
Forse lo stesso flusso che trascinava artisti "dannati" come Mario Schifano, Tano Festa e Franco Angeli e il gruppo della scuola di piazza del Popolo: "Non erano veri maledetti. Era una generazione che approdava al successo sfiorata dal boom economico, la droga ormai era un oggetto di consumo non più elitario. Non esisteva più una società moralista che giudicava". Questo però non vieta di produrre opere che continuano a scioccare.
MARINA ABRAMOVIC 1
Bonito Oliva ricorda un episodio accaduto alla mostra Contemporanea che aveva organizzato a Villa Borghese nel 1973: "Quando Marina Abramovic fece il gioco dei coltelli fra le dita, ferendosi e sanguinando davanti a un pubblico inorridito, mise in scena qualcosa di eccessivo. Ma più che di maledettismo parlerei di shock estetico. In fondo l'arte contemporanea è un massaggio del muscolo atrofizzato della sensibilità collettiva".
ACHILLE LAURO
Dai rocker ai trapper
Rimarrà deluso chi pensava ai trapper come ai nuovi maledetti. Valerio Mattioli, critico culturale e autore di Remoria (minimum fax), libro dedicato alle realtà marginali romane, archivia il maledettismo come reperto del Novecento: "Anche nella musica l'idea dell'artista maledetto è molto romantica ma è una mitologia, una costruzione".
I maledetti storici nell'immaginario comune rimangono Jim Morrison, Janis Joplin o Brian Jones, oggi i loro eredi potrebbero essere rapper e trapper? Per Mattioli si tratta di mondi diversi: "Achille Lauro e Sfera Ebbasta sono dei narratori, non hanno altri scopi se non raccontare la realtà cruda della vita quotidiana. La loro musica non ha intenti provocatori, è del tutto assente l'aspetto bohémien".
marina abramovic rhythm 10 marina abramovic
achille lauro e boss doms ACHILLE LAURO