1.FENOMENO POKEMON
Da “Affari&Finanza - la Repubblica”
POKEMON GO CENTRAL PARK
Mentre scriviamo quest' app non è ancora disponibile in Italia, ma dovrebbe esserlo a breve sia su iTunes sia su Google Play. Da quando è uscita le azioni della Nintendo in America sono passate da 16 dollari ad un picco di quasi 28. Di cosa si tratta? Di una versione semplificata dei Pokémon che usa la geolocalizzazione e la realtà aumentata. In pratica si gira per la città a caccia dei vari Pokémon che vanno prima inquadrati e poi catturati.
E quando si cresce di livello come allenatore, si aprono alcune nuove opzioni come la possibilità di accedere alle palestre per far combattere le proprie creature. Di fatto è il seguito spirituale di Ingress, sempre della Niantic, che stavolta ha però lavorato per conto della Pokemon Company che è di proprietà della Nintendo. L' app è gratuita, anche se offre acquisti in app. Testimonia quanto i Pokémon dopo venti anni siano ancora popolari. Ma da qui a immaginare un successo del genere ne passa. Ora bisognerà capire quanti soldi entreranno davvero nelle casse della Nintendo.
POKEMON GO CENTRAL PARK 6
2.E CON PIKACHU A CENTRAL PARK IL GIOCO È REALTÀ
Testo di Stefano Bartezzaghi per la Repubblica
«Perché niente può distrarre un uomo che si è perso nel labirinto della sua anima». Così, più o meno, suonava la frase che a Wim Wenders non si è mai perdonata, reboante e accanitamente «profonda» com’era. Commentava la stupefatta ostinazione con cui il protagonista passava il tempo incollato a un visore che, per l’epoca, era fantascientifico ma oggi troveremmo non così diverso dai nostri smartphone. Il visore era capace di mostrargli la registrazione dei suoi stessi sogni. L’anno era il 1991 e il film si intitolava Fino alla fine del mondo.
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Molti nostri simili oggi perdono sé stessi nella contemplazione dei labirinti dei loro anime. Nella loro lunga (e apparentemente esaurita) carriera, i Pokémon sono stati anche cartoni animati (in giapponese, anime), pur essendo nati come videogioco. Lasciati sul terreno della battaglia dell’intrattenimento tecnologico, in questo luglio i Pokémon sono riusciti a riscuotersi e a saltare sul cavallo impetuoso delle «app», proponendosi anche come gioioso ricordo di infanzia alla generazione ora suppergiù trentenne degli appassionati dei vecchi Pokémon.
A pochi giorni dal lancio il mondo pare impazzito e non per i numerosi motivi che pure avrebbe per farlo, bensì per «Pokémon GO», il gioco che consente di catturare i «pocket monster » direttamente nella realtà, localizzandoli appunto con lo smartphone.
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Così i passanti che oggi hanno gli occhi sul monitor (e un’attenzione solo secondaria rivolta a deiezioni canine, colore dei semafori, esistenze altrui) non è detto che stiano flirtando via WhatsApp o guardando scene di stragi. È molto probabile che stiano invece cercando un Pokémon più o meno raro, localizzabile nel circondario. E lo fanno, come mostra la foto di Central Park, in massa.
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L’invenzione e l’immediato successo di Pokémon GO rendono quasi banali le osservazioni su come la membrana che per Erving Goffman separa il gioco dalla realtà si sia fatta inconsistente. La riflessione novecentesca del gioco era cominciata con la conferenza sui «confini del serio e del ludico nella cultura» tenuta da Johan Huizinga nel 1933 ( primo nucleo del libro Homo Ludens, del 1939): mentre folle di folli in abiti succinti si accalcano a Central Park per catturare il pokémon «Vaporeon» quei confini noi non li vediamo più.
È dai tempi delle lotterie istantanee e dei giochini contenuti già nei primi personal computer e telefonini che lo si è notato: il gioco non ha più tempi e spazi propri, quasi non ha più sostanza ed è diventato una qualità. Il «ludico»: un modo di stare al mondo giocando con la realtà e rendendo reali i propri giochi.
tutti a caccia di pokemon in giappone
Nel caso di Pokémon GO si parla di «realtà aumentata »: tecnologia che si sovrappone alla realtà e interferisce con essa, come per esempio già avviene con i navigatori satellitari (pure quelli presagiti da Wenders nel suo vecchio film). Solo che ora la realtà è aumentata da elementi di un gioco, come tanto più alla buona avveniva con le cacce al tesoro organizzate nei luoghi pubblici. Se lo fanno in tanti deve essere divertente. Vedremo se giocheranno fino alla fine del mondo o si fermeranno prima. Un bel gioco, del resto, dura Pokémon.