Alberto Statera per "La Repubblica"
VISCO IGNAZIO
Adesso tutti piangono sul latte versato per non aver approfittato degli aiuti di Stato alle banche italiane permessi fino all' anno scorso dall' Unione Europea e vietati dal 2016 dal cosiddetto bail in.
Un caso che è difficile classificare come insipienza, velleità o persino albagia. E come al solito un rebus per trovare i responsabili diretti tra presidenti del Consiglio, ministri del Tesoro, Banca d' Italia, Parlamento, partiti, quasi tutti impegnati invece a magnificare la solidità del sistema bancario italiano, tolto quel "piccolo" inciampo del Monte dei Paschi di Siena.
STRETTA DI MANO TRA MONTI E BERLUSCONI
Quasi un senso di meraviglia ha colto chi ha scoperto tardivamente che dalla crisi del 2008 al 2015 in poi mezza Europa ha fatto ricorso a fondi pubblici per aiutare le proprie banche: 239 miliardi l' intransigente Germania, 162 e oltre il Regno Unito, più di 52 la Spagna, 42 l' Irlanda, 40 la Grecia, 36 i Paesi Bassi, 28 l' Austria e così via.
E l' Italia? 1 miliardo (dicesi un miliardo di euro) mentre i crediti deteriorati (361) e le sofferenze delle nostre banche e crescevano silenziosamente verso 200 miliardi. Eppure, che il cappio per l' Italia sarebbe scattato nel 2016 avrebbero dovuto saperlo tutti.
papa bergoglio in visita al parlamento europeo 6
La direttiva 2014/59 (Brrd- Bank recovery and resolution dirictive) non spunta improvvisamente con il bail in, ma fu approvata il 15 aprile 2014 su mozione dello svedese Gunnar Mokmark dopo lunghi anni di discussioni con 584 voti favorevoli, 80 contrari e 10 astensioni del Parlamento europeo.
Dove erano i parlamentari italiani? A passeggio per Bruxelles in attesa di tornarsene onorevoli nelle zone d' origine al prossimo giro? Il PPE votò sì, come Forza Italia, i socialisti europei e il Pd. Ma ogni tanto si ha la sensazione che i nostri parlamentari europei, sulle cui qualità personali preferiremmo non soffermarci, abbiano il voto facile su documenti di cui non conoscono o non capiscono il significato.
TREMONTI E MONTI
E i governi? Sino a fine 2011 fu in carica Berlusconi, occupato negli affari suoi, a litigare con Tremonti che voleva soffiargli il posto e infine travolto dallo spread.
A novembre entra in carica il governo Monti, che fa anche il ministro dell' Economia.
E' il governo che doveva salvare l' Italia, ma che si rivela ostaggio delle granitiche convinzioni di un premier incapace di quelle elasticità necessarie in un paese sull' orlo del baratro, in fondo al quale dovrebbe vedere, da grande economista, anche il nostro sistema bancario. Intanto, mezza Europa continua a erogare centinaia di miliardi di aiuti di Stato e a mettere in sicurezza non tutte ma un po' delle sue banche.
SACCOMANNI E LETTA
Quindi la meteora del governo Letta, con Fabrizio Saccomanni all' Economia, che resiste neanche dieci mesi scalzato dallo "stai sereno" di Matteo Renzi, con Pier Carlo Padoan all' Economia.
LE BANCHE DI RENZI index
Posto che a Renzi le banche non portano bene, la cabina di regia del premier è una specie di Babele dove regna la confusione, ma, volendo, in questi due anni e passa con una forte azione politica ci sarebbe stato tutto il tempo, salvo i vincoli esterni evidenti, nonostante la montagna del debito pubblico, per approfittare degli aiuti di Stato prima dell' entrata in funzione del bail in.
Perchè non si è fatto, visto che il governatore della Banca d' Italia Ignazio Visco ora sostiene che ci vuole l' intervento pubblico e il presidente dell' Abi che il bail in è incostituzionale? Viene da chiedersi: dov' erano finora tutti questi esimi signori?