• Dagospia

    ROMBA L’AEREO, TREMA IL CARAVAGGIO - IL NUOVO DIRETTORE DEL MUSEO DI CAPODIMONTE DI NAPOLI LANCIA L’ALLARME: “SIAMO VICINI ALL’AEROPORTO E PASSANO TROPPI VOLI SULLE NOSTRE TESTE: PROVOCANO DANNI A TELE E PORCELLANE”


     
    Guarda la fotogallery

    Salone delle Feste di Capodimonte Salone delle Feste di Capodimonte

    Marco Demarco per il “Corriere della Sera”

     

    La Danae di Tiziano, la Flagellazione di Caravaggio, i ciechi di Bruegel: tutti capolavori in pericolo? No, non siamo a questo punto. E lo stesso si può dire per le opere più fragili, come le pale d'altare o le ceramiche borboniche. Ma l' allarme lanciato dal francese Sylvain Bellenger, nuovo direttore di Capodimonte, cioè di uno dei musei più belli d'Italia che ancora «si staglia rossiccio tra il verde cupo dei lecci», è molto serio e destinato a fare rumore.

     

    Sylvain Bellenger Sylvain Bellenger

    Ed è proprio il caso di dirlo, perché è appunto il rumore il nocciolo della questione. Quello continuo e assordante degli aerei. «Passano a intervalli regolari sulla nostra testa e provocano danni a tele e porcellane», dice indignato il direttore, abituato alle meno convulse atmosfere dell' Art Institut di Chicago, della Getty Foudation e di Palazzo Farnese. Intervistato dal Corriere del Mezzogiorno Bellenger si scatena: «Quegli aerei a 200 metri d' altezza sono uno scandalo! Alla National Gallery o al Louvre non potrebbe mai succedere». Ma il fatto è che né la National Gallery né il Louvre sono a ridosso di un aeroporto. Capodimonte, invece, è a due chilometri dalla pista di Capodichino. Ed ecco il punto.

     

    capodimonte capodimonte

    Senza saperlo, il nuovo direttore ha messo il dito su una ferita urbanistica mai chiusa. Di quelle che appassionano gli addetti ai lavori e si gonfiano col tempo per le cattive cure degli amministratori. È da decenni che nei piani regolatori di Napoli l'aeroporto è segnato con l' evidenziatore: è lì, ma non dovrebbe esserci, perché troppo a ridosso della città. Ma intanto c'è, funziona sempre meglio, attiva nuovi collegamenti, porta un numero crescente di turisti, e la discussione su una delocalizzazione scivola nel dimenticatoio.

     

    Questa, però, è un'altra storia, che Sylvain Bellenger neanche conosceva. Ciò che ora gli importa è quel continuo e rumoroso sorvolo, ed evitare che i Masaccio e i Ribera ne soffrano. Il proposito di dare battaglia matura il giorno stesso in cui il direttore fa il suo ingresso nella Reggia in cui Carlo di Borbone volle collocare la collezione donatagli dalla madre Elisabetta Farnese. A Capodimonte la raccontano così. Appena arrivato, Bellenger convoca i collaboratori più stretti per uno scambio di idee. Ma parlarsi è difficile, anzi impossibile. Il rumore degli aerei copre le voci.

    AEROPORTO DI CAPODICHINO AEROPORTO DI CAPODICHINO

     

    Non si capisce nulla. Bisogna fermarsi e poi riprendere il discorso ogni 5 minuti. Uno strazio. Per molti presenti è storia vecchia. Ma per il direttore fresco di nomina è un affronto alla storia, alla cultura, all' arte.

     

    Ordina controlli sulle opere. I restauratori interpellati dal Corriere del Mezzogiorno non hanno dubbi: «Le vibrazioni prodotte dagli aerei che a bassa quota passano sopra Capodimonte non fanno bene alle opere, soprattutto ai dipinti su tavola». Di sicuro, poi, sono già state segnalate molte crepe sui cornicioni esterni della Reggia.

     

    Armando Brunini Armando Brunini

    E il particolare, sebbene non provi nulla, perché le cause potrebbero essere le più diverse, non è rassicurante. Minimizza, invece, la Gesac, società che gestisce l' aeroporto. Armando Brunini, il presidente, fa sapere che Gesac «ha ottenuto nel 2008 il decreto di compatibilità ambientale fino al 2020» e che nell' occasione sono stati valutati «gli impatti legati alle vibrazioni». Per i decolli, l' aeroporto ha adottato una procedura che evita il sorvolo del museo. Ma gli aerei arrivano anche. E continuano a farlo sulla rotta dell' arte.

     

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport