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    IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - UN’ALTRA DELLE RAGAZZE DELLA DOLCE VITA SE NE VA: E’ YVONNE FURNEAUX, 98 ANNI, UNA BELLEZZA ESPLOSIVA CHE SEMBRAVA FATTA PER IL CINEMA IN TECHNICOLOR, ANCHE SE ALLA FINE AVEVA TROVATO IL SUCCESSO COL BIANCO E NERO - GRAZIE A “LA DOLCE VITA”, E AL FATTO CHE POTESSE RECITARE SIA IN FRANCESE CHE IN INGLESE, EBBE UNA BELLA CARRIERA NEGLI ANNI ’60, ALTERNANDO RUOLI DA DONNA BORGHESE DI OGGI A GRANDI RUOLI STORICI NEL PEPLUM - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    marcello mastroianni yvonne furneaux la dolce vita marcello mastroianni yvonne furneaux la dolce vita

    Un’altra delle ragazze della Dolce vita se ne va. E’ Yvonne Furneaux, 98 anni, capelli neri, occhi verdissimi, una bellezza esplosiva che sembrava fatta per il cinema avventuroso in Technicolor degli anni ’50 con Errol Flynn, ma anche per l’horror a colori di Terence Fisher, col quale aveva girato “La mummia” nel 1959, nel doppio ruolo della principessa Ananka e della ben più giovane fidanzata del protagonista archeologo, che risveglia i desideri sopiti per 4000 anni dalla Mummia-Christopher Lee, alla fine aveva trovato il successo col bianco e nero in Italia grazie a Federico Fellini che in “La dolce vita” le aveva dato il ruolo di Emma, fra Anita Ekberg e Anouk Aimée, fra Magali Noel e Nadia Gray.

     

    yvonne furneaux. 4 yvonne furneaux. 4

    Grazie a “La dolce vita”, e al fatto che potesse recitare sia in francese che in inglese ebbe una bella carriera negli anni ’60, alternando ruoli da donna borghese di oggi a grandi ruoli storici nel peplum e negli avventurosi. Attrice shakespeariana capace di passare dall’inglese al francese, rimase in Italia perché adorava il nostro cinema, che non sempre la trattò benissimo, e adorava il nostro paese. Di fatto girò fino a “In nome del popolo italiano” di Dino Risi, dove la troviamo assieme a Gasmann e Tognazzi, per ritirarsi già negli anni ’70. Non sembrava adatta al cinema moderno.

     

    Nata come Elisabeth Yvonne Scathcer figlia di un banchiere inglese e di una francese, che si chiamava appunto Furneaux, era nata a Roubaix, in Francia, dove la famiglia si era trasferita per il lavoro del padre. Torna in Inghilterra a 11 anni. Era ancora una ragazzina quando si iscrisse, con un certo profitto, ad un concorso di danza classica, che però abbandonò per studiare filologia francese ad Oxford. Ma, decisa a far l’attrice, si iscrive alla Royal Academy of Dramatic Arts, iniziando a dividersi tra teatro e cinema fin dai primissimi anni ’50.

     

    yvonne furneaux in lisbona yvonne furneaux in lisbona

    Ha piccoli ruoli, a volte neanche citato sui titoli, in film come “Meet Me Tonight” di Anthony Pellissier con Valerie Hobson, “Un giorno… tutta la vita” di Victor Saville con Merle Oberon, “Il masnadiero” di Peter Brooks con Laurence Olivier, ma chi la lanciò veramente, facendola scendere dal palcoscenico del teatro e la portò al cinema, era troppo bella per fermarsi al teatro, fu Errol Flynn, che la volle nei sui avventurosi inglesi, come “Il principe di Scozia” diretto da William Keighley, che le apre le porte dell’avventuroso a colori, o “Il maestro di Don Giovanni” di Milton Krims con Errol Flynn che si muove tra Gina Lollobrigida, lei,  Paola Mori, la futura moglie di Orson Welles e Nadia Gray, che sarà il primo dei molti film che girerà in Italia.

    yvonne furneaux in il vendicatore nero yvonne furneaux in il vendicatore nero

    O “Il vendicatore nero” di Henry Levin con Joanne Dru e Peter Finch. Sono avventurosi, ma senza Errol Flynn, anche “Cross Chanel” di R.G.Springsteen, dove è protagonista a fianco di Wayne Morris, e “Il principe della maschera rossa”, girato in Italia da Leopoldo Savona con Frank Latimore e Maria Fiore. In Italia, grazie alla sua bellezza, viene scelta da Michelangelo Antonioni per “Le amiche” assieme a Eleonora Rossi Drago, Valentina Cortese, Madeleine Fischer nel ruolo di Momina de Stefani. Sui giornali italiani raccontava che, malgrado le sue precise richieste, non ricevette mai il copione con le sue battute da imparare a memoria.

     

    yvonne furneaux in la dolce vita yvonne furneaux in la dolce vita

    Gira pure il meno impegnato “Lui, lei e il nonno” di Anton Giulio Majano a fianco di Walter Chiari e Gilberto Govi. Un piccolo thriller, “Lisbon”, diretto e interpretato in Portogallo da Ray Milland le apre le porte della tv americana. Colpisce infatti il produttore David Susskind che la chiama a Hollywood assieme a Richard Burton come la protagonista Cathy per la versione televisiva di “Cime tempestose” mentre stava seguendo un tour teatrale shakesperiano a Ceylon. Il film rimase celebre perché Burton in scena aveva un orologio al polso…

     

    Ma se con Hollywood non avrà alla fine grandi rapporti, il successo internazionale di “La dolce vita” di Federico Fellini le assicurerà un periodo di grande lavoro tra Italia e Francia. Ha la fortuna, infatti, di potere recitare in francese come in inglese e di poter alternare ruoli da peplum a commedie a film impegnati.

     

    christopher lee e yvonne furneaux in la mummia christopher lee e yvonne furneaux in la mummia

    La troviamo così in film come “A noi piace freddo” di Marino Girolami, “Via Margutta” di Mario Camerini con Antonella Lualdi e Gerard Blain, “Il carro armato dell’8 settembre” di Gianni Puccini con Gabriele Ferzetti e Dorian Gray, “Caccia all’uomo” di Riccardo Freda, “I 4 tassisti” di Giorgio Bianchi, “I lancieri neri” di Giacomo Gentilomo con Mel Ferrer, “Il criminale” di Marcello Baldi con Jack Palance. Le si attribuisce un flirt con il produttore e attroe genovese Renzo Marignano, anche se dubito che sia vero.

     

    federico fellini e yvonne furneaux in la dolce vita federico fellini e yvonne furneaux in la dolce vita

     Sul set dei film di Claude Autant-Lara, allora regista di film di grande successo popolare, “Il conte di Monte Cristo” con Louis Jordan e “L’omicida” con Gert Froebe e Maurice Ronet, si lega col direttore della fotografia Jacques Natteau, un francese di origine italiana, il vero cognome è Chiuminatto, anche pilota, che sposa nel 1962. I due si divideranno tra Parigi, dove hanno una casa, e Roma, dove hanno un castello sui monti sabini a 30 km dal centro. Pur non diventando una star di prima grandezza, Yvonne Furneaux gira molti film in Italia. Peplum, come “Io, Semiramide” di Primo Zeglio, dove torna a interpretare la principessa egiziana.

    marcello mastroianni e yvonne furneaux in la dolce vita marcello mastroianni e yvonne furneaux in la dolce vita

    Negli articoli del tempo si legge che “Primo Zeglio si innamorò di lei vedendola nel film di Fellini. Rincorse la pellicola dalle prime alle seconde e terze visioni, per vedere e rivedere la donna, che ormai lo aveva, conquistato sentimentalmente, ed allorché se la vide davanti in carne ed ossa non seppe far altro che chiamarla Emma: col nome, cioè, del personaggio di La dolce vita. Molti anni dopo Zeglio ci racconta la cosa in maniera del tutto diversa.

     

     “Doveva essere la risposta italiana a Cleopatra. Mi hanno detto: non ti preoccupare, ti diamo noi una che è meglio della Taylor e poi ha degli occhi… Era Yvonne Furneaux. Gli occhi erano belli, lei bellissima, ma non riusciva a muoversi senza far ridere anche il gruista più donnaiolo. L’anno dopo girava già con Tanio Boccia”. In realtà non girerà mai con Tanio Boccia. La troviamo invece in “Il leone di Tebe” di Giorgio Ferroni con Mark Forrest, dove è la bella Elena di Troia. “Per te menammo infinite stragi, eri in segreto la sposa di tutti noi”, le dice nel film Mark Forrset.

     

    anthony perkins e yvonne furneaux in le scandale delitti e champagne anthony perkins e yvonne furneaux in le scandale delitti e champagne

    Gira anche delle stravaganze come “I raggi della morte del dottor Mabuse” di Hugo Fregonese con Peter Van Eyck. O la lunga serie inglese in costume “Hereward the Wake” con Alfred Lynch. Sono film più importanti “Repulsion” di Roman Polanski con Catherine Deneuve, 1967, e “Le scandale” di Claude Chabrol con Anthony Perkins, Maurice Ronet, 1967. Purtroppo la sua attività, piuttosto frenetica, si ferma all’inizio degli anni ’70. Con “In nome del popolo italiano” di Dino Risi prova a riprendere il discorso col nostro cinema.

     

    Ma preferisce dedicarsi alla famiglia, al figlio Nicolas, nato nel 1969.  Va a vivere in Svizzera, apparirà sporadicamente in qualche film stravagante, come “Frankenstein’s Great Aunt Tillie” del 1984, dove è la nipotina di Frankenstein, e morirà in America, a North Hampton, nel New Hampshire, vecchissima, quasi centenaria per i postimi di un ictus.

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