Que golaço do Kvara!pic.twitter.com/5i109bq3gP
— Curiosidades Europa (@CuriosidadesEU) March 12, 2023
kvara
Non è la prima volta che il New York Times si occupa di Khvicha Kvaratskhelia. Una volta gli dedicò una pagina intera. Stavolta la sua prima firma del calcio, Rory Smith è venuto a Napoli e l’ha intervistato sulla terrazza del Grand Hotel Parker’s. Prima ancora delle risposte – non banali – di Kvara, val la pena di riportare la descrizione del contesto.
“La stella emergente del calcio europeo sembra brevemente a disagio – scrive Smith – Non è l’ambientazione. È quasi perfetto: è appoggiato a una ringhiera in ferro battuto”…. “E’ la posa che lo lascia perplesso. Non riesce a decidere cosa fare delle sue braccia. Se le avvicina troppo, sembra rigido, teso. Se permette loro di scivolare troppo lontano, viene trascinato in una posizione scomposta. Non riesce a trovare un compromesso che lo renda felice. Per un attimo rimane sconcertato. E in quel momento, è appena fuori dalla sua zona di comfort”.
kvara napoli ajax
Il che, continua Smith, “in un certo senso è abbastanza rassicurante”. Perché “negli ultimi nove mesi, dopotutto, non è stato subito chiaro che esistesse qualcosa che potesse far perdere l’equilibrio a Kvaratskhelia”.
E ancora, il New York Times scrive che non esistono più traiettorie di carriera come quella di Kvaratskhelia. Perché oggi i talenti futuri del calcio vengono pescati subito, prima che siano adolescenti. “Hanno agenti a 10 anni, offerte di scarpe a 12 e milioni di visualizzazioni su YouTube prima che raggiungano 14. Vengono convocati dai grandi club molto prima che compiano 16 anni, leggende sfilate davanti a loro da squadre che litigano disperatamente per il loro affetto e la loro firma. Il tipo di talento che può illuminare uno dei principali campionati europei viene identificato e coltivato mentre sta ancora germogliando”.
KVARA
E invece Kvara no. Di Kvara nessuno se n’era accorto, a parte il Napoli. “Un giocatore – scrive il Nyt – che si rivelerà subito tra le forze d’attacco più devastanti al mondo”. Niente di tutto ciò sembra averlo turbato minimamente. “L’inizio è stato così fluido che sembrava un sogno“, dice lui. “Ma a un certo punto, all’inizio, ho dovuto riprendermi, ricordare a me stesso che non era un sogno, che era la realtà, e dovevo trovare la forza in me stesso per viverlo.”
Smith scrive che “Kvaratskhelia non possiede ancora la patina lucida della superstar in ascesa. I suoi capelli sono arruffati: non ad arte o deliberatamente, ma distrattamente. La sua barba è folta ma abbastanza irregolare che ha preso piede anche un altro soprannome, Che Kvara. Sembra un poeta d’amore torturato o un appassionato studente di politica”.
IL NEW YORK TIMES SU KVARATSKHELIA
Ma poi dalle risposte si capisce che non è tutto genio sregolato il gioco di Kvara. Anzi. “Tendo a cedere alla gratitudine. Sono grato per ogni pezzo di amore e affetto che le persone mi mostrano. E’ una fonte di motivazione e ispirazione. È una responsabilità enorme. Devo dimostrare ogni partita che posso mantenere le promesse“. Anche se “la sua più grande risorsa è un’immaginazione selvaggia”.
“Quella libertà è la mia firma. È una cosa che riconosco in me stesso. È perché amo quello che faccio. Quando gioco, in un certo senso il gioco mi porta via”.
KVARA
Kvaratskhelia racconta della telefonata con Spalletti prima di arrivare a Napoli: “È stata una bella chiacchierata. Mi ha detto cosa avrei dovuto fare per la squadra. Abbiamo parlato molto di concentrarsi sul lavoro difensivo, di far parte del gioco di squadra e dell’importanza dello spirito di squadra. Questo è ciò che è veramente importante per lui: lo spirito. Gli allenatori italiani sono famosi. Sanno come far esibire i giocatori”.
Così parla del suo calcio: “Giochi con il tuo cuore, con passione, ma giochi anche con il tuo cervello cosciente. È più una cosa consapevole che altro, basata su ciò che hai imparato in allenamento, sugli errori che hai fatto in precedenza, sulle opzioni che ci sono”.
Insomma, conclude il Nyt, “quella che sembra l’opera di un genio estemporaneo è, per Kvaratskhelia, in realtà nient’altro che un modello costruito di esperienza vissuta. “Il modo in cui gioco è sia cuore che pensiero cosciente, se non usi il cervello non migliorerai mai”.
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