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Estratto dell’articolo di Romina Marceca per “La Repubblica – Edizione Roma”
alessandro pedersoli
Fa fatica ancora a parlarne e lo fa adesso, dopo l’arresto dell’aggressore che a Prati l’ha pestato mentre era in macchina fermo al semaforo sul Lungotevere delle Armi. Alessandro Pedersoli, 32 anni, il nipote di Bud Spencer, ripensando a quella sera di novembre scorso adesso dice:
«Sono stato fortunato, poteva finire peggio.La violenza va disincentivata, adesso sto molto più attento quando esco alla sera. Roma è violenta, il fine settimana accade di tutto». Un ventunenne di Pomezia gli ha fratturato il pavimento oculare e rotto tre denti con diversi pugni senza un apparente motivo. Le indagini della polizia sono ancora in corso.
Può raccontarci cosa è successo quella sera?
«Stavo accompagnando a casa due amici dopo la serata insieme. Sul Lungotevere, già fermi da qualche secondo a un semaforo, si accosta a noi una Smart con due ragazzi a bordo che iniziano ad infastidirmi e cercano di provocarmi (uno dei due gli avrebbe detto “Che c… guardi?”,ndr).
BUD SPENCER - ALESSANDRO PEDERSOLI
Non li avevo mai visti prima né incrociati in auto precedentemente, nessuna discussione per motivi stradali. Ho cercato di ignorarli e subito dopo gli ho chiesto di lasciarmi stare. Ero stanco, l’ultima cosa che volevo era litigare con degli sconosciuti per strada».
E invece?
«Evidentemente il fatto che li ignorassi deve averli irritati. E mentre avevo le mani sul volante guardando avanti e con la cintura di sicurezza, uno dei due è sceso dalla macchina e mi ha colpito più volte al volto prendendomi alla sprovvista dal finestrino abbassato. Il primo pugno mi ha rotto il pavimento oculare e fatto saltare le lenti a contatto, il secondo mi ha rotto tre denti».
lo chiamavano trinita bud spencer
Ha reagito?
«Per istinto mi sono allontanato dal finestrino per evitare altri colpi allungandomi verso il sedile del passeggero e l’aggressore ha aperto la portiera infilando la mano dentro e colpendomi nuovamente alla schiena e collo mentre cercavo di coprirmi. I miei amici hanno cercato di difendermi uscendo dalla macchina, gli aggressori sono poi scappati in auto». […]