Goffredo De Marchis per “la Repubblica”
La maniere forti. Istituzionali ma forti. Adesso il dossier della Rai, con il piano industriale che non decolla, gli ascolti in picchiata e il calo della pubblicità, è in mano al ministro dell' Economia Roberto Gualtieri. Il Tesoro è azionista al 98 per cento del servizio pubblico.
ROBERTO GUALTIERI
Tocca a lui indicare l' amministratore delegato e se i conti non vanno ha naturalmente il potere di intervenire direttamente.
Per far capire alla Rai e al numero uno Fabizio Salini che la maggioranza è cambiata il Pd è pronto a giocare la carta più alta: la convocazione di Salini a Via XX settembre dove da quattro mesi siede il dem Gualtieri e non più Giovanni Tria, allora designato dalla Lega.
Il Partito democratico è scontento perché il pluralismo o meglio la nuova fase politica non sono rappresentati adeguatamente nella tv di Stato. Significa nomine, cambi dei direttori nei telegiornali, spazio maggiore riservato agli esponenti del nuovo assetto giallo-rosso.
fabrizio salini foto di bacco (2)
La fine del dominio sovranista e grillino. Di questo si occupa un piccolo gruppo di dirigenti a cominciare da Dario Franceschini in quanto capodelegazione dem al governo, passando per la sottosegretaria alla Cultura Lorenza Bonaccorsi per arrivare al vicesegretario Andrea Orlando. Ma una chiamata del titolare dell' Economia avrebbe un effetto ancora più dirompente della polemica sui nomi o degli ultimatum di Largo del Nazareno. Salini può finire sotto "processo", numeri alla mano, per la gestione finanziaria dell' azienda e per le ricette messe in campo che finora non hanno dato l' esito sperato.
Il 2020 è un anno cruciale per la Rai. Ci sono Europei di calcio e Olimpiadi che significano sempre uscite maggiori rispetto agli altri esercizi di bilancio per via dei diritti televisivi. Viale Mazzini si sta muovendo nella maniera corretta per far fruttare questi eventi e rientrare dei soldi spesi? Sta usando queste esclusive per raccogliere più pubblicità? E gli ascolti in calo quali consenguenze hanno sul bilancio complessivo?
lorenza bonaccorsi foto di bacco
Insomma, adesso Salini deve fare i conti non solo con le proteste e le pressioni ma con la possibilità concreta di essere sfiduciato dall' azionista, malgrado l' anno e mezzo di mandato che ha ancora davanti. In qualche modo, l' ad sta cercando di correre ai ripari. La strada è quella delle nomine per ricalibrare la Rai sull' asse Pd-M5S. In consiglio di amministrazione, martedì, è pronto a portare un pacchetto di nomine. Le prime daranno corpo al piano industriale che è uno dei fianchi scoperti rispetto all' azionista.
andrea orlando
Stefano Coletta, vicino al Pd, può avere la carica di direttore del prime time, la più ambita. Alla direzione Approfondimenti (controllo sui talk) si sta valutando il nome di Antonio Di Bella in quota sinistra anche lui. Ma restano in campo Francesco Giorgino e Franco Di Mare graditi a Di Maio. Per blindarsi Salini sta studiando anche alcune direzioni di rete. Coletta prenderebbe anche Raiuno togliendola a Teresa De Santis, simbolo del sovranismo interno. E a Raitre scala posizioni Silvia Calandrelli, oggi direttrice di Rai Cultura dove ha stretto un rapporto privilegiato con Franceschini. L' idea di Salini invece è non toccare i telegiornali, anche in attesa di vedere come finirà in Emilia.
franco di mare
Qui casca l' asino. Nel senso che il Pd vivrebbe il giro di nomine non come una compensazione ma come uno schiaffo, uno sgarbo. Da tempo chiede di rivedere i Tg che oggi. secondo le etichette interne, sono stati nominati da 5 stelle (Tg1 e Tg3) e dalla Lega (Tg2). Al notiziario della terza rete il Pd vuole piazzare Mario Orfeo, ex direttore generale, gradito anche a Renzi. Il veto dei 5 stelle su questo nome viene considerato inaccettabile e il primo a respingerlo dovrebbe essere proprio Salini che ha chiesto alla politica di lasciarlo lavorare in pace.
mario orfeo foto di bacco
Proprio a questo buon proposito si riferisce l' attacco del vicesegretario pd Orlando: «Non gli fanno fare le nomine? Salini dica chi glielo impedisce. La Rai perde spettatori, pubblicità e soprattutto autorevolezza. Basta giochini. Chi deve amministrarla lo faccia». Anche perché nessun altro ad ha mai avuto i poteri dell' attuale.
Lorenza Bonaccorsi, sulla base dei report che interessano i tg, chiede ai vertici «di trarre le conseguenze ». Dice la sottosegretaria: «Immobilismo e insuccessi, cosa resterà della Rai, a partire dalla sua informazione? Che cosa deve succedere ancora visto che i tg di punta del servizio pubblico in Italia perdono, da un anno all' altro, tra il 3,5% e il 7,2% di share? Centinaia di migliaia di telespettatori sono già andati via. È triste vedere che una grande azienda come la Rai subisca queste perdite di ascolti».