Estratto dell’articolo di Irene Soave per il “Corriere della Sera”
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Le placide vacche pezzate bianche e nere, o bianche e rosse, sono parte del paesaggio-cliché dei Paesi Bassi quasi come tulipani e mulini. Eppure proprio sul destino delle vacche — e di 100 milioni di animali in tutto, compresi anche maiali e polli — si è scontrato, alle elezioni provinciali di mercoledì, il premier Mark Rutte.
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La rabbia contro il suo «Memorandum per le aree agricole», proposto quest’estate per ridurre le emissioni di azoto, è stata benzina alle urne per il nuovo partito populista emergente nel panorama politico olandese: il Boer Burger Beweging, letteralmente «movimento civico dei contadini», ha preso il 19% dei voti.
Quando nel 2021 era entrato in Parlamento si era aggiudicato solo un seggio; ora l’assemblea delle province, appena rieletta, è composta in modo da garantirgliene, solo in Senato, come minimo 15.
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Ciò renderebbe il nuovo partito il più grande blocco nella camera alta a pari merito con la coalizione di verdi e laburisti; mentre la coalizione di Rutte, liberal-conservatore, si vedrà probabilmente ridurre il totale dei seggi, da 32 a 24. […]
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Sotto accusa è il Memorandum di Rutte, che recepisce le soglie europee per l’inquinamento da azoto e ammoniaca, fortemente legato agli allevamenti (cioè a feci e urina del bestiame). Che per legge dovranno ridurre di un terzo, è questa la stima, i 100 milioni di capi fra mucche, maiali e galline allevate nella «stalla d’Europa»: i Paesi Bassi sono, nella Ue, il membro con più alta densità di bestiame, e 11.200 aziende sono destinate alla chiusura se non si riconvertiranno. […]
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