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    “GRIDATE CON ME: LA MAFIA FA SCHIFO! COMUNQUE IL PROBLEMA DI PALERMO, SIA CHIARO, È IL TRAFFICO” – RONCONE SUL GRANDE RITORNO DI CUFFARO, ALIAS "TOTO’ VASA VASA", CHE CON DELL’UTRI LANCIA E SOSTIENE ROBERTO LAGALLA COME CANDIDATO DEL CENTRODESTRA A SINDACO DI PALERMO  - I 1688 GIORNI IN CARCERE PER FAVOREGGIAMENTO MAFIOSO, SANTA ROSALIA, ORWELL E I CANNOLI: “TRASMETTO ALLEGRIA: DIMAGRISSI, PERDEREI VOTI”


     
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    Fabrizio Roncone per “Sette – Corriere della Sera”

    TOTO CUFFARO TOTO CUFFARO

     

    Totò Cuffaro si costituisce ed entra nel penitenziario di Rebibbia all’ora di pranzo del 22 gennaio 2011. Il borsone gliel’ha preparato sua moglie, Giacoma Chiarelli. Dentro ci sono due libri (La fattoria degli animali di George Orwell e un romanzo di George Simenon, Il ranch della giumenta perduta).

     

    Poi un maglione di cachemire. Il necessaire con lo spazzolino, il dentifricio, la schiuma da barba. Gli occhiali di ricambio. Lui infila anche una copia del Vangelo di Matteo. «E lei, che mi accompagna sempre» (un’immagine della Madonna palermitana di Santa Rosalia). È molto devoto. Quattro ore prima era a mani giunte, in ginocchio, nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva, vicino alla sua abitazione romana: aspettava la sentenza della Cassazione.

     

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    Un rosario inutile. Alle 12,50 arriva la telefonata dell’avvocato: la condanna è a 7 anni di reclusione per «favoreggiamento» verso persone appartenenti a Cosa Nostra. Ex senatore, ex governatore della Sicilia, ex potente: ora piange, chiede un bicchiere d’acqua. Lo aiutano a infilarsi il cappotto stretto sui cento chili tondi sfoggiati per tutta la carriera politica («Trasmetto allegria: dimagrissi, perderei voti»), sempre sostenuto da feroce ambizione, da simpatia contagiosa (baciava chiunque, inevitabile il soprannome di “Totò vasa vasa”) e da formidabile arroganza (dopo la sentenza di primo grado, ai dipendenti della Regione Sicilia offrì un vassoio di cannoli).

     

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    Cuffaro resta in cella 1688 giorni: lo scarcerano in anticipo nel dicembre 2015; due anni dopo si laurea in Giurisprudenza (meglio conoscere un po’ di codice penale); nel 2018, al Vinitaly di Verona, presenta i suoi vini (tenuta Cuffaro, 70 ettari); nel 2020 si iscrive alla Democrazia Cristiana Nuova; adesso lancia e sostiene Roberto Lagalla, candidato per il centrodestra a sindaco di Palermo, che sfida il candidato del centrosinistra Franco Miceli, presidente nazionale dell’Ordine degli Architetti.

     

    Lagalla è però sponsorizzato anche da Marcello Dell’Utri, condannato a 7 anni per «concorso esterno in associazione mafiosa» (4 scontati in carcere e gli altri ai domiciliari). «Totò vasa vasa», in piena campagna elettorale, dal palco del Politeama ha così ritenuto di dover urlare alla folla: «Gridate con me: la mafia fa schifo!». Poi ha aggiunto: «Comunque il problema dei palermitani, sia chiaro, è il traffico»

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