Massimo Lugli per “la Repubblica”
MIRCO RICCI
Poche ore prima aveva difeso il titolo italiano dei mediomassimi: una vittoria netta, con verdetto unanime, sul veterano abruzzese Fabrizio Di Giacomo. Ma i due sicari che lo aspettavano al varco sulla via del ritorno lo hanno messo ko senza correre rischi: due colpi di calibro 9 alla gamba destra.
Per The Predator, al secolo Mirco Ricci, 24 anni, un palmares di 11 vittorie su 13 incontri da professionista, è stata una sconfitta senza possibilità di rivincita, una delle tante di una vita violenta, vissuta tra strada e agonismo, sempre in bilico tra trionfi sportivi e galera. Il giovane pugile è finito al Gemelli, in prognosi riservata anche se il pericolo mortale sembra scongiurato. Solo una settimana prima, Ricci era stato arrestato per rapina e lesioni e quello di venerdì sera non è stato il primo incontro ravvicinato con una pallottola: il 16 settembre del 2011, mentre usciva dalla palestra dove si allena, alla Montagnola, qualcuno gli aveva sparato al gluteo.
MIRCO RICCI
Scarna la cronaca dell’ultima imboscata. Dopo il match contro Di Giacomo, Ricci stava tornando verso casa su una “500” insieme a due amici. Il pugile era sul sedile del passeggero quando l’utilitaria è stata affiancata da uno scooter con due persone a bordo: una raffica di colpi e poi la fuga.
Centrato alla gamba, Mirco Ricci è stato portato in ospedale e operato. Le ipotesi investigative (una vendetta, un giro di scommesse, una questione di soldi) in questa prima fase, sono tutte valide e tutte ugualmente campate in aria. Nel passato del pugile, figlio d’arte che andava a vedere boxare il padre in palestra, c’è un po’ di tutto. Sabato scorso, The Predator aveva tenuto fede al suo soprannome.
MIRCO RICCI
A poche centinaia di metri dalla basilica di San Paolo il pugile aveva affrontato un trentenne e gli aveva intimato di consegnargli il portafogli. La vittima aveva rifiutato ed era finita a terra con la mascella a pezzi: trenta giorni di prognosi. Poche ore dopo, arresto, scarcerazione lampo e, venerdì sera, Ricci aveva scavalcato le corde del ring più in forma che mai.
MIRCO RICCI
Una storia umana aspra e contraddittoria, come spesso accade ai pugili professionisti strappati alla strada ma ancorati a un passato di violenza. La vita di Mirco Ricci è un perfetto alternarsi di luci e ombre. Sfrontato irridente, un po’ sbruffone, un fisico asciutto e definito e un bel viso aggressivo, The Predator era stato paragonato al primo Cassius Clay per certe uscite sopra le righe tipo: «Sono obbligato a vincere, non posso fermarmi ».
Il 14 marzo scorso, al Palaeur, aveva conquistato il titolo battendo ai punti Nicola Pietro Ciriani. Passato al professionismo del 2011, dopo aver collezionato 23 vittorie da dilettante, sul ring era stato umiliato soltanto due volte. Con gli avversari, poco rispetto e nessuna pietà. «Voglio arrivare in alto nel pugilato, è il mio unico lavoro», spiegò in un’intervista a un giornale sportivo «Sono disoccupato: o faccio un po’ di soldi con le borse oppure sono a spasso. Il mio colpo migliore? Calcio volante al viso, quando praticavo arti marziali mi veniva benissimo».
MIRCO RICCI
La nobile arte, però, è fatta di disciplina e di rinunce quasi monastiche e The Predator sembra più vicino all’ultimo Mike Tyson che al predicatore George Foreman, tutto fede e famiglia, che sconfisse Mohammed Alì. Ma le due “gambizzazioni” (oltraggio tipico della mala romana) non sono gli unici casi in cui la cronaca sportiva di Mirco si è incrociata con la nera.
Il 27 febbraio 2012, poco dopo aver vinto il titolo juniores dei medi, Ricci era finito nei guai per una storia di cazzotti e cocaina: insieme a un amico, The Predator aveva devastato un bar e minacciato di morte una donna. Arrestato dai carabinieri e sottoposto al narcotest, il pugile era risultato positivo alla cocaina. I militari avevano tentato di accertare se Ricci avesse sniffato anche prima di salire sul ring ma, evidentemente, era soltanto un’ipotesi. Titolo e patentino non gli erano stati revocati. Adesso, il futuro di Predator è tutto da scrivere. L’avversario più duro che deve affrontare è sicuramente se stesso.
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