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    "MI HA MESSO LE MANI OVUNQUE. DA QUEL GIORNO NON SONO STATA PIÙ LA STESSA"- IL RACCONTO DELLA NUOTATRICE FRIULANA CHE HA DENUNCIATO DI ESSERE STATA VIOLENTATA DAL SUO ALLENATORE DURANTE UNA TRASFERTA A ROMA, QUANDO LEI AVEVA 14 ANNI E LUI 27: "MI HA CHIESTO DI ANDARE IN CAMERA DA LUI, HA COMINCIATO A FARE DOMANDE USANDO TERMINI VOLGARI" - "MI HA CHIESTO DI STENDERMI SUL LETTO, GLI HO DETTO NO. C’ERA PERSINO LA SUA MOROSA IN SQUADRA. ALLORA…"


     
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    Estratto dell'articolo di Giulio De Santis per www.corriere.it

     

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    [...] Carlotta (nome di fantasia), 15 anni, non ha con sé i fazzoletti: «Mamma mi aveva detto di portarli. Ma me ne sono dimenticata», dice tra le lacrime al pm Antonio Verdi e al gip Valeria Tomassini durante l’incidente probatorio in cui ricorda l’approccio del mister avvenuto in una camera d’albergo il 10 agosto di due anni fa. Ora nei confronti dell’allenatore Orazio Ragusa, 27 anni, la Procura ha chiuso l’inchiesta con l’accusa di violenza su minore.

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    La violenza in un albergo a Prati

    Il coach, alla guida della squadra giovanile «Unione nuoto Friuli», ha sempre negato le accuse. Invece ecco cosa sarebbe successo [...] attraverso le parole di Carlotta, friulana: «Sono circa le nove. L’allenatore scrive alla mia migliore amica per chiedermi di andare in camera da lui perché stiamo facendo tardi. È il mio coach, non avrei potuto dire “non vado”, insomma. Se lui mi chiede una cosa, è come se me la dicesse mamma»,[...]

     

    Le richieste dell'allenatore alla ragazza

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    «Appena arrivo nella camera –[...] il coach mi dice di andare a dormire perché avrei avuto la gara presto. Poi mi chiede di lasciargli il cellulare, per il timore che usassi durante la notte. Gli ho detto di no. Ma lui lo prende e lo poggia su un tavolino. A quel punto, ha cominciato a fare domande scomode sul mio fidanzato dell’epoca, ricorrendo a termini volgari. Mi sono rifiutata di rispondere. Poi mi ha chiesto di stendermi sul letto, perché voleva che dormissi lì. Gli ho detto no. Ma insomma avevo 14 anni. C’era persino la sua morosa in squadra. Allora mi chiede un abbraccio. Facciamo quest’abbraccio, ho pensato. Ma lui (difeso dagli avvocati Mario Stagliano e Maria Serbelloni, ndr) mi mette le mani ovunque. È allora che sono scappata».

     

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    Il ricordo di quei momenti la fa piangere. Per un motivo: «Mi fidavo, era stata sempre una brava persona». [...] «Non sono stata più la stessa, nell’attività sportiva e con gli altri. Mi sono chiusa, prima ero tanto estroversa». Al punto che «per mesi sono stata zitta, ho tenuto tutto dentro».

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