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Giuseppe Sarcina per www.corriere.it
Stava entrando in un negozio di biscotti, il suo preferito, il Makeda’s Cookies, vicino all’aeroporto internazionale. Tappa ineludibile quando tornava dalle sue tourneè. Ma, questa volta ad aspettarlo, c’erano una pistola e un killer.
Mercoledì 17 novembre il rapper Young Dolph è stato ucciso nella sua città di Memphis, nel Tennessee. L’assassino è ancora in fuga e al momento non ci sono indizi. Dolph, 36 anni, era rientrato da soli due giorni a Memphis per fare visita a una zia ammalata di cancro.
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Il cantante era diventato popolare soprattutto per l’album “Rich Slave”, pubblicato lo scorso anno e arrivato fino al 4° posto nella classifica nazionale Billboard 200. Dolph era nato a Chicago, con il suo vero nome, Adolph Thornton jr. La sua famiglia si trasferì a Memphis quando aveva due anni.
Era un battitore libero e autarchico, tanto da fondare una casa di produzione, la “Paper Route Empire”, di cui aveva sempre custodito l’intera proprietà. Le sue canzoni raccontano la vita di strada, popolata anche da tossici e da trafficanti di droga che “con le loro catene di diamanti sembrano ricchi schiavi”.
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Dolph aveva già subito aggressioni armate. Nel settembre 2017 fu coinvolto in una sparatoria dopo una rissa fuori da un albergo di Los Angeles. Nel febbraio scorso, mentre viaggiava a bordo del suo Suv a Charlotte, nel North Carolina, venne investito da una scarica di proiettili. Almeno 100, “100 shots”, come poi titolò un suo brano.
Dopo l’imboscata dichiarò: «Sono sopravvissuto perché la mia macchina è rivestita da lamiere anti proiettile». L’uccisione dell’artista ha suscitato emozioni tra i fan, come accadde a Los Angeles nel 2019, quando fu assassinato un altro rapper, Nipsey Hussle. Tra gli altri, Chance The Rapper, una delle star dell’Hip-Hop alternativo, ha twittato: «Dio benedica Dolph. Un vero rapper indipendente nato a Chicago e amato da milioni di persone».
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Memphis è una delle città più violente degli Stati Uniti. Da gennaio a oggi ci sono stati 238 omicidi, 6 in più rispetto allo stesso periodo del 2020, l’anno più sanguinoso della storia recente. Il sindaco Jim Strickland, democratico, fu convocato da Joe Biden il 12 luglio scorso, insieme con altri 14 colleghi alla guida delle metropoli più a rischio.
Una riunione per fronteggiare la drammatica ondata di violenza che sta spazzando l’America, ancora nel pieno della pandemia. Nella memoria collettiva, Memphis è anche la città dove venne ucciso Martin Luther King, il 4 aprile del 1968.
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