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    VIAGGIO ALLE ORIGINI DEL MITO KEITH RICHARDS – JULIEN TEMPLE AL "LUCCA FILM FESTIVAL" CON IL DOCUMENTARIO SUL CHITARRISTA DEGLI STONES: “KEITH UNA PERSONALITÀ UNICA E LUMINOSA, COME UNA PIOGGIA DI METEORITI CHE LASCIA UNA SCIA IN CIELO DA CUI NON PUOI STACCARE LO SGUARDO” - VIDEO


     
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    Adriana Marmiroli per la Stampa

     

    JULIEN TEMPLE JULIEN TEMPLE

    Faccia da vecchio ragazzo, linguaggio colorito - soprattutto quando parla del detestato establishment britannico -, spirito indomito: oggi come nel 1977, quando lui muoveva i primi passi nel cinema e i Sex Pistols irrompevano sulla scena musicale.

     

    Julien Temple è ospite del Lucca Film Festival (fino al 9 aprile) per l' apertura di una mostra dedicata ai 40 anni del punk, «PunkDadaSituation» (fino al 1 o maggio, Fondazione Ragghianti), e presentare il suo ultimo film, il doc Keith Richards: The Origin of the Species . Il suo passato, visto che quel movimento lo ha raccontato a più riprese anche con film indimenticabili come La grande truffa del rock & roll , e il presente, fatto di Stones e altri progetti.

    Keith Richards Keith Richards

     

    «Sto recuperando il tempo perduto» ironizza, elencando: Havana , già al montaggio, dove ancora una volta usa la musica «come carburante» per raccontare un paese. «L' Avana città fantastica, così vitale e così decrepita: fai un selfie e temi che un cornicione ti caschi in testa». Più in là c' è un progetto su Ibiza, forse uno sui Kinks. E un altro ancora su Suggs, il leader dei Madness, My Life Story , one man movie su «uno splendido artista che mi perseguita perché faccia un film su di lui».

     

    Di Keith Richards ha raccontato, invece, come dice il titolo, le origini, ovvero il bambino e poi il ragazzo che c' era prima che si formasse la band: nato sotto le bombe, passato dagli orrori della guerra («Non so cosa significhi avere 4 anni nel quartiere più bombardato di Londra») alla miseria degli Anni 50, al benessere dei '60: le immagini e la musica di quegli anni, il racconto di Richards intriso di ironia su un possibile delinquente salvato dalla musica.

     

    Julien Temple Julien Temple

    «Per la prima volta alcune cose erano cambiate in meglio - continua Temple - e alla working class bianca si faceva credere che si stava incamminando verso un futuro di sorti magnifiche. Ci avevano illuso della supremazia della nostra razza, che avremmo ereditato la Terra. E invece ieri come oggi: miseria, disoccupazione, razzismo, macerie». I Rolling Stones furono fortunati perché riuscirono a costruire il destino che avevano sognato.

     

    «E oggi sono dei principi come i Medici. E Keith una personalità unica e luminosa, come una pioggia di meteoriti che lascia una scia in cielo da cui non puoi staccare lo sguardo».

     

    Durò poco quel sogno illusorio. Nei '70 la recessione svelò l' inganno. «Il punk fu la risposta: la rabbia, la disillusione e la voglia di cambiamento di una generazione che si era sentita ingannata».

     

    Qualcosa di molto simile al presente: Elisabetta II, già regnante quando Temple nasceva, è «la testimone del maggior atto di infanticidio della recente storia inglese: i vecchi hanno condannato all' esclusione dall' Europa le giovani generazioni, con la menzogna di una passata epoca aurea della Gran Bretagna». Per questo il punk va raccontato ai ragazzi d' oggi, per la sua lezione rivoluzionaria: «Anche se non tornerà mai come era in quegli anni, spingerà i giovani a non rassegnarsi e lottare per il futuro».

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