1 - SEDUZIONI E POLEMICHE
Valerio Cappelli per “la Repubblica”
tilda swinton e luca guadagnino
Il thriller erotico di Luca Guadagnino fa splash (scaldando la Mostra che riscopre la sua anima sangue e arena), e non per i corpi nudi di quattro star, sotto il caldo rovente di Pantelleria, il vento che soffia sulla roccia lavica, la sabbia che si infila nei denti, il sudore, la luce abbagliante…
A Bigger Splash , remake libero dell’iconico La piscina di Jacques Deray con due attori che si chiamano Alain Delon e Romy Schneider (1969), ha un quartetto di grande attrattiva, e segna l’esordio assoluto in concorso di un regista italiano adorato negli Stati Uniti. Eppure, prima arriva qualche rumoroso «buuh» alla proiezione stampa, poi la polemica di un giornalista siciliano patriottico che accusa il regista di «aver offeso l’Arma dei carabinieri e la nostra isola». Che, per inciso, è anche l’isola di Guadagnino.
il cast di a bigger splash
Fatto sta che lui non riesce a fare pace con l’Italia, cinematograficamente parlando. «I dissensi sono nella natura del festival e delle moltiplicazioni delle opinioni. Ognuno si esprime come crede». Quanto alle offese, che sarebbero dovute all’impronta «caricaturale» del maresciallo reso da Corrado Guzzanti con annessi «luoghi comuni», il regista risponde così: «La sublime grandezza di Guzzanti mi costringe a rifiutare che non possa parlare in siciliano. Non credo alla parodia, semmai nell’ironia. Perché fare cinema, se non per prendere rischi sondando territori insidiosi?».
a bigger splash
Ma Guzzanti ha solo il finale tra le mani. La storia è tutta della rockstar Tilda Swinton e di Matthias Schoenaerts, suo fidanzato e fotografo di rango; e poi di Ralph Fiennes (ex di lei e amico di lui, ed ex produttore dei Rolling Stones), e di quella che sembrerebbe la sua giovane amante e invece è la figlia che da poco ha scoperto di avere, Dakota Johnson.
La parola ripetuta come un refrain è «desiderio». Che si scatena nelle dinamiche del quartetto. La Lolita di Dakota Johnson è molto più smaliziata di come era Jane Birkin nella Piscina : «Sì, sono una manipolatrice di sentimenti». «Sembra che ti diverti a mettere a disagio le persone», le dice Tilda Swinton nel film. Camminando attraverso le palme i cespugli selvatici, il canto delle cicale, la ragazza (che è minorenne ma nessuno lo sa) e il fotografo faranno l’amore, aprendo la sarabanda dei tradimenti incrociati.
In mezzo al Falstaff e al rock’n’roll dei Rolling Stones, ognuno avrà la vittoria breve della propria «satisfaction». C’è un inedito Ralph Fiennes, esuberante, logorroico, non sta zitto un attimo: «È la prima volta che qualcuno mi chiede di ballare e di spogliarmi. Mi piace la provocazione sana del regista». Il fotografo, suo amico di un tempo, per lui è «un orsacchiotto con cui andare in letargo», così dice alla sua ex donna Tilda Swinton.
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L’idea della rockstar senza voce è di Tilda (complice del regista fin da Io sono l’amore): «È stata la condizione perché accettassi, tuttora non vorrei interpretare un film in cui debba parlare. Non volevo, era morta da poco mia madre. E mi intrigava esaltare ancora di più nel silenzio la lotta di persone che non riescono a comunicare tra loro».
Lorenzo Jovanotti ha prestato lo stadio di San Siro per qualche immagine, poco prima del suo concerto a giugno: «È stato generoso, in 80 mila ci hanno dato il loro welcome e non era scontato, potevano anche fischiarci».
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Guadagnino, raffinato, sensibile, cinefilo, proprio non riesce a conquistare gli addetti ai lavori italiani: «Ma non ho fatto una cartolina per gli americani. Tra l’altro ho avuto successo prima in Corea, Svezia, Portogallo, Turchia…». C’è il tema, soltanto sfiorato, dei migranti, che Tilda Swinton dice di non chiamare così: «Sono rifugiati politici». Quanto allo spunto da La piscina , nessuno dei protagonisti l’ha visto (o rivisto). Matthias Schoenaerts dice testuale, scherzando: «Alain Delon chi?».
2 - TILDA SWINTON: “GRAZIE A JOVANOTTI HO PROVATO L’EMOZIONE DEL PALCO”
A. Fi. per “la Repubblica”
«All’inizio il mio personaggio doveva essere un’attrice, una di quelle che parlano tanto. Ma quando Guadagnino mi ha coinvolto avevo appena perso mia madre: non avevo voglia di parlare», racconta Tilda Swinton, protagonista di A bigger splash .
Quindi è stata sua l’idea?
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«Sì, ho immaginato una rockstar senza voce, costretta a lottare per farsi comprendere».
Come si è preparata?
«Non mi sono preparata, non lo faccio mai. Conosco da vicino i musicisti, le loro vite, la pressione che vivono. Nick Cave ha raccontato di recente la necessità di creare una sorta di “persona” altra da sé, in cui si identifica ma che è una finzione. Ho costruito per Marianne una storia simile. Capisco bene il suo bisogno di un momento di quiete per rivedere il suo ruolo di artista. Non sappiamo se la voce tornerà. Di sicuro non c’è niente che ti prepari a stare su un palco davanti a 80mila persone: devi farlo e basta ».
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Cosa ha provato sul palco di San Siro al concerto di Jovanotti?
«Gli sono grata per averci regalato il suo pubblico. E sono grata a tutti i ragazzi dello stadio che sono stati accoglienti quando avrebbero potuto fischiarci. Poi mi sono goduta il concerto».
Lei e Guadagnino siete amici da vent’anni.
«Ci siamo incontrati 21 anni fa. Luca era molto giovane. La sua prospettiva sul cinema mi ispira, la sua preparazione alimenta la nostra conversazione, sempre viva: a volte sfocia in una chiacchiera fine a se stessa. Altre volte diventa un film. Ne abbiamo fatti cinque insieme, ma sembrano più di cento».