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    DONATO E LIBERATO - IL PIÙ TERRIBILE SERIAL KILLER ITALIANO, DONATO BILANCIA, FUORI DAL CARCERE GRAZIE A UN PERMESSO: DEVE SCONTARE 13 ERGASTOLI PER 17 OMICIDI, MA DOPO 20 ANNI È RIUSCITO A FARSI ACCOMPAGNARE SULLE TOMBA DELLA MADRE, SCORTATISSIMO DALLA POLIZIA - POTRÀ MAI USCIRE DI GALERA? ECCO COSA PENSANO GLI AVVOCATI


     
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    Marco Menduni per www.lastampa.it

     

    Per la prima volta dopo vent’anni, nelle scorse settimane, Donato Bilancia è uscito dal carcere. Permesso super blindato per il più terribile serial killer della storia italiana: 17 omicidi tra il 1997 e il 1998 puniti con 13 ergastoli. Scortato, quasi mimetizzato: un viaggio verso la tomba dei genitori, sepolti nel cimitero di Nizza Monferrato.

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    Lì il padre Rocco e la madre Anna Mazzaturo avevano comprato, negli anni Settanta, una casetta dove ritirarsi dopo che il genitore era andato in pensione. Lì avevano accolto, con incredulità e orrore, la rivelazione: «Donato ci ha dato qualche dispiacere, ma è sempre stato un figlio premuroso e gentile. È impossibile che abbia fatto quello di cui lo accusano». 

     

    Vent’anni dopo Donato Bilancia non si arrende. Insiste nel cercare la strada per poter uscire, prima o poi, dal carcere. L’ha fatto anche seguendo la strada giudiziaria. Prima ha tentato la via della revisione. Poi i suoi legali hanno presentato un ricorso in Cassazione. Bilancia chiedeva che i suoi reati fossero giudicati con il rito abbreviato: una possibilità, nel caso di omicidio volontario, introdotta solo successivamente alla condanna. 

     

    Ma il suo avvocato ha sostenuto il principio della lex mintior, cioè della legge più favorevole all’imputato anche se si è concretizzata dopo l’iter processuale, sfruttando una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo su un caso simile. Lo sconto di pena previsto con l’abbreviato avrebbe, soprattutto, spianato la strada per poter usufruire dei benefici di legge con maggiori possibilità di uscire dalla cella. Il tentativo, non peregrino, è stato però respinto: i giudici della Cassazione hanno detto no.

    DONATO BILANCIA DONATO BILANCIA

     

    Battaglia finita? No. perché i legali sono pronti a tornare all’attacco: «Ci sono altre considerazioni da mettere sul piatto, anche se ovviamente non anticipiamo le nostre mosse».

    Che cosa fa, in carcere, Donato Bilancia? Studia. Nel luglio dell’anno passato si era diplomato in ragioneria con il voto di 83 centesimi nel carcere di Padova, dov’è detenuto, con una tesina svolta sul welfare, scritta tra l’altro in inglese e francese. 

    Dopo si è iscritto all’università. Frequenta il corso di laurea in Progettazione e gestione del turismo culturale. 

     

    I suoi professori ne hanno sempre parlato bene. Paolo Piva, coordinatore della scuola in carcere, ha dichiarato: «Donato è diventato un uomo molto colto e sempre gentile con tutti. Parla benissimo il francese, l’inglese e lo spagnolo. Ha letto molti libri. Ama tutto ciò che è cultura e in particolare è un appassionato di storia. Per cinque anni consecutivi si è impegnato sempre al massimo».

     

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    L’interrogativo: può l’uomo che ha insanguinato la Liguria e non soltanto, che ha ucciso con freddezza e pure crudeltà, cambiare? Potrà uscire dal carcere? «Non ritengo proprio - spiega Alessandro Vaccaro, presidente dell’ordine degli avvocati di Genova - che possa essere un evento imminente. Ha 13 ergastoli, manca il risarcimento, manca il perdono dei cari delle vittime, manca, da quel che si è sempre capito, un pentimento vero per quello che ha fatto. Passerà ancora tempo, anche se poi arriverà il tempo in cui potrà godere dei primi permessi, così com’è successo per gli autori dei delitti della Uno Bianca». 

     

    Il pentimento. L’ultima persona che ha incontrato Bilancia in carcere è Ilaria Cavo, giornalista, oggi assessore regionale, autrice del libro Diciassette omicidi per caso: «L’ho visto almeno sei anni dopo i fatti e non era cambiato nulla. Aveva mimato i delitti senza pentimento. Era molto lucido. Ha tentennato solo parlando di Carla Scotto. Spero solo che si consideri che 17 omicidi e 13 ergastoli non valgano, alla fine, come una sola condanna che poi potrà fargli godere dei benefici, ci saranno magistrati di sorveglianza molto attenti». 

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