1 - «CONTRATTI DI SCHIAVITÙ SESSUALE» L'EX GIUDICE BELLOMO AI DOMICILIARI
Giusi Fasano per il “Corriere della sera”
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Un anno fa, quando scoppiò lo scandalo e dopo la sua destituzione, lui si disse «tranquillo» e «in attesa di essere reintegrato in magistratura». Gli inquirenti avevano appena cominciato a svelare il «sistema Bellomo», come lo chiamano oggi, e adesso lui - Francesco Bellomo - dice al suo avvocato Gianluca D'Oria che «sono decisamente sorpreso perché mi sarei aspettato un'archiviazione». E invece no.
L'ex Consigliere di Stato - travolto un anno fa dall'accusa di adescare ragazze attraverso le borse di studio della Scuola di Formazione Giuridica Avanzata «Diritto e Scienza» - da ieri è agli arresti domiciliari per maltrattamenti, estorsione e minacce. E assieme a lui è indagato anche l'amico ed ex pubblico ministero di Rovigo Davide Nalin. Messi tutti in fila, gli episodi raccontati nell' ordinanza - vittime quattro borsiste e una ricercatrice - sono un'incredibile combinazione di soprusi, manipolazione psicologica, sete di dominio e affermazione di sé.
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Una parte dell'inchiesta riguarda anche i reati di calunnia e minaccia ai danni dell'attuale premier Giuseppe Conte che nel 2017, come presidente della commissione disciplinare, fu chiamato a pronunciarsi proprio su un procedimento a carico di Bellomo, il quale se la prese con lui e una sua collega: li incolpò «falsamente», dicono le indagini, di aver esercitato «in modo strumentale e illegale il potere disciplinare» con «intento persecutorio» motivato da «invidia».
Tolto il capitolo Conte, il resto delle indagini racconta il delirio di «un potere di controllo personale e sessuale», una «sopraffazione sistematica» che Bellomo pretendeva di esercitare con le ragazze incappate nella sua sfera di interesse. Lo faceva, scrive il gip Antonella Cafagna, creando «un legame elitario, modalità elettiva con cui si soggiogavano le vittime, ponendole in una condizione di dipendenza psicologica». Con quasi tutte lui ha avuto una relazione sentimentale (per lunghi periodi anche con diverse contemporaneamente).
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Ogni cosa, anche la più piccola, doveva passare per la sua approvazione. Era lui a decidere se e quando la ragazza poteva uscire di casa, e che cosa dovesse indossare. Obbligo di rispondergli sempre, abbandonando qualsiasi attività in corso. Divieto di rimanere in zone d'ombra senza linea telefonica.
E davanti a una «violazione» il primo passo punitivo era la «reazione rivista»: pubblicare sul periodico della Scuola articoli diffamatori con dettagli personali e intimi della malcapitata. I passi successivi erano minacce di procedimenti disciplinari, di espulsione dai corsi, di avviare cause di risarcimento, di ostacolare studi e carriera.
Francesco Bellomo
A una delle ragazze che aveva osato non rispondergli subito al telefono, per esempio, lui scrisse: «Ti sei rovinata vita e carriera». E il giorno dopo: «Non voglio rovinare anni di lavoro senza darti una chance. Venerdì sera, quando entro in stanza, ti metti in ginocchio e mi dici: ti chiedo perdono non lo farò mai più».
DRESS CODE DEI CORSI FRANCESCO BELLOMO
Per concedere la sua approvazione a una borsista il Consigliere Bellomo imponeva l'osservazione di codici comportamentali, a volte scritti altre no. Il dress code, per esempio, disponeva il look secondo tre criteri: estremo, intermedio o classico. E a ciascuno dei criteri corrispondeva un tipo di gonna (molto corta, corta o sopra il ginocchio, morbida o stretta). Poi le camicette o i maglioni: con maniche, senza, scollatura ampia oppure no. E ancora: «Gonne o vestiti di colore preferibilmente nero o, nella stagione estiva, bianco».
francesco bellomo
D'inverno «cappotto poco sopra al ginocchio o piumino di colore rosso o nero, oppure giacca di pelle. Stivali o scarpe non a punta, anche eleganti in vernice, tacco 8-12 cm, preferibilmente non a spillo. Borsa piccola. Trucco calcato o intermedio, preferibilmente un rossetto acceso e valorizzazione di zigomi e sopracciglia; smalto sulle mani di colore chiaro o medio (no rosso e no nero)».
Dopo una prima frequentazione le ragazze troncavano la relazione con Bellomo, o quantomeno ci provavano. E allora toccava all'amico Davide Nalin provare a ricontattarle, come toccava a lui fare da «sentinella», così dicono le carte, per controllare che tutte si attenessero ai codici del Consigliere, comprese le indicazioni sui fidanzati possibili e non, e l'obbligo di postare su Facebook soltanto fotografie gradite. Sempre suo il compito di «istruttoria» per accertare eventuali trasgressioni alle regole Bellomo: a volte lui stesso proponeva di presentare una «istanza di grazia», un mea culpa per dichiarare «di aver agito in preda a distorsioni emotive».
francesco bellomo ai seminari con canotta bianca e giacca di pelle
Una di loro, a un'amica confidò di un «contratto di schiavitù sessuale» che Bellomo le avrebbe chiesto di sottoscrivere. Racconta l'amica ai magistrati: «Mi disse: "Tu non sai che cosa mi voleva far fare. Hai presente 50 sfumature di grigio ?". Io non l' avevo letto.
Sono andata a comprarlo».
2 - ROSA CALVI: "ERA UN BRAVO MANIPOLATORE MI PERSEGUITÒ, È STATO UN INCUBO"
Valeria D'Autilia per “la Stampa”
dopo i seminari di francesco bellomo 2
«Questa è la magistratura che sognavo da quando avevo 8 anni, quella che sta facendo giustizia». Rosa Calvi, pugliese, è stata la prima studentessa a denunciare quello che è stato definito «sistema Bellomo». Sull'arresto dell' ex giudice barese commenta: «Ti faceva credere che fosse onnipotente, invece rubava sogni. Era un abile manipolatore, non tutti purtroppo hanno la forza di resistere. Cercavo di dare una logica a quello che stavo leggendo, a quel contratto. Dissi a me stessa: non può essere quello che penso. Avevo 27 anni e di fronte a me c' era un consigliere di Stato».
Cosa c'era scritto?
«Si trattava di accettare alcuni obblighi pesanti, anche di restrizioni della libertà personale: obbedienza, fedeltà, riservatezza, reperibilità, il dress code. Inizialmente pensai fosse una prova: vuole vedere se firmo e, in quel caso, mi dice che non posso fare il giurista. Perché se scrivi "divieto di relazioni intime", è un diritto indisponibile e quel contratto è nullo. Iniziai a riflettere. Peraltro non avevo mai fatto domanda di borsa di studio perché, pur avendone i requisiti, erano scaduti i termini. Fu lui a scegliermi, insieme ad altre sei corsiste. Tutte belle ragazze».
dopo i seminari di francesco bellomo
E lei?
«Non ho firmato. La sera del colloquio, fece domande personali: io parlavo della mia formazione e lui mi chiedeva quanti fidanzati avessi avuto, le mie esperienze intime. Poi, con la scusa che avevo le occhiaie, si avvicinò e mi diede un bacio sulle labbra. Indietreggiai spaventata, volevo solo andare via. Lui spiegò che era un gesto d' affetto perché non dava baci sulle guance. Io risposi che dovevo andare a casa da mio fratello. E Bellomo mi disse che lui veniva prima di mio fratello».
Il periodo a scuola com'è stato?
dopo i seminari di francesco bellomo
«Mi disse che potevo seguire il corso ma che, avendo rifiutato, non avevo diritto a fargli domande a lezione. Diceva di poter fare tutto, anche accedere ai miei messaggi privati di Facebook. Poi mi mandò via, dicendo che non voleva una studentessa così e restituendomi i 2500 euro che avevo pagato. Da ottobre 2016 a gennaio 2017 è stato un incubo. Si arrabbiava se non rispondevo al telefono, mi chiedeva di tornare. Ho conservato tutti i messaggi. Aveva anche cambiato approccio: mi piaci, sei estroversa, ho bisogno di una persona così nella mia vita».
Poi ha deciso di denunciare.
dopo i seminari di francesco bellomo
«Non è stato facile, era sempre un consigliere di Stato e avevo paura. Peraltro non era mancata una minaccia velata: "tra 10 anni ti renderai conto dell' errore che hai fatto perché non farai progressi nella tua vita". Pensai che, così come poteva farmi vincere il concorso, poteva anche farmi perdere. E quell' anno non lo tentai neppure, ero confusa.
Poi ho trovato il coraggio: se volevo diventare magistrato, dovevo essere a posto innanzitutto con la mia coscienza. Dopo il mio racconto, sono stata contattata da altre ragazze».
Tutto questo ha condizionato le sue scelte?
«A un certo punto mi sono messa in discussione come donna, mi dicevo che forse era colpa mia, che avevo dato un segnale sbagliato. Poi ho realizzato che era il suo modo di fare e che andava avanti da un decennio. A volte, in alcuni contesti, mi sono fatta condizionare al punto da indossare maglie accollate o cucire lo spacco del vestito. Oggi ho 29 anni e seguo un altro corso a Roma. Non gli avrei mai dato la soddisfazione di fermarmi».